17° giorno: Il Sangue che nutre

«Non bastò a Gesù dare all’umanità una prova del suo immenso amore con lo spargere il Sangue una volta, ma volle, istituendo il sacramento dell’Eucarestia, spargerlo continuamente, quasi volesse morire giornalmente per noi». (S. Bernar­dino). L’amore infatti non si accontenta di sacrificarsi per chi si ama, ma vuol es­sere sempre vicino e donarsi completa­mente alla persona amata. Perciò Gesù, con la stessa onnipotenza che aveva ado­perata per nascondere la sua divinità sot­to l’ombra della carne umana, la nascon­de ora sotto le specie del pane e del vino, e proprio in quella notte in cui gli uomini gli preparano la morte, pronuncia le grandi parole «Prendete e mangiate, que­sto è il mio Corpo». «Prendete e bevete, questo è il mio Sangue». Per eternare poi nei secoli, attraverso il servizio sacerdo­tale, il suo gran dono, aggiunge: «Fate questo in memoria di me». L’Eucarestia è dunque il memoriale della Passione di Cristo, è il vero cibo e la vera bevanda delle nostre anime. Quando il fedele si accosta alla S. Comunione, pur ricevendo soltanto l’Ostia, è di fede, che riceve non solo il Corpo, ma anche il Sangue del Signore. Riflettiamo che la S. Comunione è indispensabile per la vita della nostra ani­ma: «Se non mangerete la mia Carne e non berrete il mio Sangue, non avrete la vita in voi». Ecco perché la Chiesa pone questa fontana zampillante al centro della sua vita quotidiana, perché, come il pec­cato consuma quotidianamente la vita dell’anima, così il Corpo e il Sangue di Cristo la nutriscono e la dissetano. L’ani­ma ha bisogno di quel Sangue, perché frena il vizio e spegne il fuoco delle passioni; ne ha bisogno per essere rinfrancata e sostenuta nella lotta contro il male; ne ha bisogno quando è sopraffatta dalla tri­stezza e dall’aridità; ne ha bisogno pro­prio come il corpo necessita del pane quo­tidiano. Corriamo perciò al Sangue di Gesù per purificarci e dissetarci; corriamo a questo fiume di grazie che trabocca dai calici per inondare il mondo; corriamo al Taberna­colo, dove Gesù ci aspetta prigioniero d’amore; confidiamo a Lui solo le nostre gioie, le nostre speranze, i nostri dolori; giuriamogli il nostro amore e ripariamo con la S. Comunione alle offese che riceve da tante anime ingrate.

ESEMPIO: Imperversa la persecuzione di Diocle­ziano e i campioni di Cristo erano rin­chiusi a migliaia nelle carceri di Roma, in attesa d’essere gettati in pasto alle belve. Una cosa sola essi attendevano dai fratelli rimasti ancora liberi: il Pane dei forti, Ge­sù Eucaristico. Egli solo avrebbe potuto sostenerli nella dura lotta. Ma chi oserà penetrare in quelle prigioni così accurata­mente vigilate? «Padre Santo, dice Tarcisio, andrò io!» «Ma tu sei piccolo, come potrai difender l’Eucarestia dalla profanazione, se ti sco­prono?» «Appunto perché sono piccolo nessuno sospetterà di me. Se mi scopri­ranno, darò il mio sangue, ma l’Eucarestia non sarà profanata». Eccolo che corre già verso le carceri, stringendo il Pane consacrato al petto, quando alcuni monelli lo fermano, vo­gliono che giochi con loro, vogliono vede­re cosa porta e comprendono. «E’ un cri­stiano, porta i Misteri, ammazziamolo!» Una fitta gragnuola di sassi lo abbatte, ma nessuna forza riesce a strappargli Gesù dalle mani. Il centurione Quadrato lo rac­coglie, lo porta alle catacombe. L’Eucare­stia è bagnata di quel sangue innocente. Quanto coraggio in un bambino e quanta ammirazione suscita in noi, che invece abbiamo tanta paura del giudizio umano e ci vergogniamo di scoprirci il ca­po, quando passa Gesù per le strade; ci vergogniamo di inginocchiarci all’eleva­zione nella S. Messa e cerchiamo di andar di nascosto a fare il precetto pasquale, co­me se ci recassimo a compiere una cattiva azione.

PROPOSITO: Mi preparerò con tutto il raccoglimento alla S. Comunione e cer­cherò di visitare con frequenza Gesù Sa­cramentato.

GIACULATORIA: Lodato e benedetto sia il S. Cuore ed il Prezioso Sangue di Gesù nel Santissimo Sacramento dell’al­tare.

FONTE: San Gaspare del Bufalo

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