4° giorno: “L’anima trapassata” (I)

La seconda volta in cui Maria Santissima offrì a Dio tutta se stessa con il Figlio, in sacrificio per noi, fu a Gerusalemme, quaranta giorni dopo l’evento della nascita di Gesù Bambino nella povera stalla di Betlemme. Fedelissima alla legge della presentazione al Tempio del Bambino neonato, la Madonna è là, difatti, nel Tempio di Gerusalemme, ad offrire il suo Bambino a Dio con tutta se stessa.
Ella sa bene che dal giorno della caduta dei nostri Progenitori – Adamo ed Eva – tutti gli uomini, segnati dalla macchia orribile del peccato originale e piagati dai peccati che si commettono lungo la vita, giorno dopo giorno, davanti a Dio e per Iddio sono soltanto dei «vasi d’ira» (Rm 9,22) destinati alla perdizione nel regno del “serpente” infernale.

Per salvare gli uomini dalla perdizione è necessaria la Redenzione operata da una vittima santa espiatrice di tutte le colpe dell’umanità intera, a cominciare da quelle di Adamo, il capostipite, per finire a quelle dell’ultimo uomo che vivrà alla fine dei tempi. E questa vittima santa espiatrice era appunto Gesù, Verbo fatto carne per offrirsi al Padre come ostia di riparazione dei peccati di tutti gli uomini.
La Madonna conosce bene tutto ciò, ed ora è appunto qui, nel Tempio di Gerusalemme, quaranta giorni dopo la nascita di Gesù, per obbedire alla Legge mosaica, offrendo a Dio il suo Bambino neonato, quale vera ostia pura e santa, vittima di propiziazione per tutta l’umanità peccatrice.

Ma la Madonna sa anche bene che con questa offerta del suo Bambino a Dio Ella verrà privata del suo Figlio, dopo averlo allevato e preparato quale vittima per l’offerta sacrificale che si avrà con la crudele condanna alla crocifissione e morte sul Calvario. Quanto grandi e immense non dovettero essere a quel punto la carità e la pietà della divina Madre nell’offrire il Figlio suo a Dio quale ostia di riparazione, e nel privare se stessa di quel Figlio Santissimo, ossia di quella vittima pura e santa offerta per i peccati dell’umanità intera!

L’immensa carità della divina Madre – a pensarci anche soltanto poco – può trovare la sua sorgente soltanto nell’infinita carità di Dio, in quella infinita carità del Padre che «ha tanto amato il mondo da dare il suo unigenito Figlio» (1Gv 3,16). L’incommensurabilità della carità materna di Maria verso di noi ha fatto scrivere a san Bonaventura – il Dottore Serafico – quel pensiero ispirato con cui applica a Maria Santissima le stesse parole dell’evangelista Giovanni, parafrasandole così: «Maria ha tanto amato noi da offrire il suo Figlio unigenito».

Con quell’offerta nel Tempio di Gerusalemme, dunque, Maria Santissima, sempre inseparata e inseparabile dal Figlio, spinta e sostenuta da una carità davvero incommensurabile, offrì e sacrificò realmente tutta se stessa nell’intimità più profonda del suo essere Madre. Per questo, san Giovanni Crisostomo, grandissimo Padre della Chiesa, ha potuto scrivere che al Tempio di Gerusalemme – come poi sul Calvario – Maria Santissima si fece «immolatrice delle sue stesse viscere»!
Grandezza eroica e sublime di questa Madre!

E il santo vecchio Simeone, in quello stesso momento dell’offerta da parte di Maria, nel Tempio, ispirato da Dio, prendendo e tenendo Gesù Bambino fra le sue braccia di vegliardo, pronuncia le parole rivelatrici del piano di Dio riguardante il Bambino, che diverrà «segno di contraddizione per la rovina e la salvezza di molti» (Lc 2,34), e riguardante la Madre, la quale, nella sua coimmolazione con il Figlio, avrà «l’anima trapassata dalla spada del dolore» (Lc 2,35). Qui si ritrovano il Nuovo Adamo e la Nuova Eva, uniti, per riparare insieme quel che il primo Adamo e la prima Eva, uniti, hanno operato contro il disegno d’a mo re di Dio.

Il Figlio immolato sulla Croce dei peccati dell’umanità, la Madre con l’anima trapassata dalla spada dei peccati dell’umanità: Gesù è il secondo Adamo, Colui che sarà il Redentore universale, crocifisso sul Calvario, su quel luogo del “Cranio” del primo Adamo, che fu il Capostipite prevaricatore del genere umano; Maria è la seconda Eva, Colei che sarà la vera «Madre dei viventi» (Gen 3,20), la Madre Corredentrice, con l’anima trapassata dalla spa da di tutti i peccati degli uomini da rigenerare come suoi “figli nel Figlio”.

Nelle parole ispirate del santo vecchio Simeone si ebbe, di fatto, la rivelazione completa del piano redentivo di Dio per Maria, con l’acuta punta della “spada” che iniziò a penetrare nella sua anima «gemente, contristata e addolorata», come scrive il beato Jacopone da Todi nello Stabat Mater, condividendo Ella, in tal modo, giorno dopo giorno, la preparazione all’olocausto del Calvario per la Redenzione di tutto il genere umano.
Ci rendiamo conto e pensiamo mai, noi, a tutto questo? Dobbiamo imparare dalle anime sante.

La venerabile Genoveffa di Troia, figlia spirituale di san Pio da Pietrelcina, tra le sue immaginette ne aveva una «assai cara» ed era l’immagine dell’Addolorata, vestita di nero, con il cuore trafitto da una spada: questa immagine raccoglieva tante preghiere e lacrime della Venerabile, la quale, benché analfabeta, parlava con competenza della storia dolorosa della Madonna, passata attraverso i misteri dolorosi del Rosario. Perché non servirci anche noi dei misteri dolorosi del Rosario per stare vicini alla nostra dolce Madre Addolorata?

PREGHIERA CONSIGLIATA: Corona dei Sette dolori della Beata Vergine Maria

FONTE: Settembre, Mese dell’Addolorata, P.Stefano M. Manelli, 22 agosto 2013, © Casa Mariana Editrice.
(La traduzione, l’adattamento totale o parziale, la riproduzione con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm, i film, le fotocopie) nonché la memorizzazione elettronica, sono riservati per tutti i paesi.)
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