5° giorno: Cuore mite – Cuore duro

stellamatutina-sacro-cuore-di-gesùCUORE MITE

La mitezza è la virtù dei forti. Soltanto un animo forte può conservarsi mite e mansueto di fronte a offese o maltrattamenti. Ci vuole grande forza d’animo per non reagire contro un provocatore, per non ricambiare con la stessa moneta chi adopera modi odiosi o violenti.

San Girolamo dice: «È mite l’uomo che non si lascia dominare dal cattivo umore o dalla collera, che accetta con uguaglianza di animo i vari avvenimenti della vita, che non provoca né si mostra provocato».

La mitezza, poi, è riferita particolarmente al cuore.

“Ha un cuore mite”, si dice di una persona che ispira benevolenza.

“È duro di cuore”, si dice di chi mostra durezza nel tratto e nelle parole.

Il Cuore di Gesù, quanta mitezza rivela! Lui stesso ha potuto dire: «Imparate da me che sono mite e umile di cuore» (Mt 11,29). Sempre uguale a se stesso in una calma sovrana, Egli vive povero, incompreso, respinto, perseguitato.

Compie il bene con le sue mani prodigiose, e viene accusato di avere un demonio (Gv 8,48). Guarisce gli ammalati, converte i peccatori, salva l’adultera dalla lapidazione, consola le sorelle Marta e Maria risuscitando Lazzaro da morte, e i Giudei «cercano di farlo morire» (Gv 11,53).

Che cosa dire, poi, della mitezza di Gesù durante la sua Passione e Morte? L’immagine più vera e più bella è quella dell’agnello a cui Gesù si è paragonato: «Ero come un agnello mansueto che vien portato al macello» (Ger 11,19).

L’agnello guarda con occhi miti e dolci anche colui che lo sgozza. Gesù guardò dall’alto della croce noi, suoi crocifissori, e supplicò il Padre, pregando: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34).

stellamatuitna-uomo-pensierosoCUORE DURO

Un cuore mite è un cuore d’oro. Chi ha il cuore mite è ben disposto verso tutti e dispone bene anche gli altri.

La mitezza fu la virtù che san Francesco di Sales volle conquistare con tutte le forze, perché era convinto, a ragione, che si prendono più mosche con una goccia di miele che con un barile di aceto.

Questa è una grande verità che spesso purtroppo noi dimentichiamo a danno nostro e altrui.

Quando i creditori si presentavano a san Camillo de Lellis, capitava spesso che non ricevessero niente, perché il Santo non aveva niente. Ma san Camillo si scusava di non poterli pagare con tanta mitezza e dolcezza che quelli se ne andavano consolati. Uno di essi una volta disse: «Insomma, io me ne vado consolato senza quattrini…».

«Beati i miti – ha detto Gesù – perché possederanno la terra» (Mt 5,4). Chi è mansueto di cuore conquista i cuori dei fratelli. La mitezza sgretola l’egoismo, disarma ogni passione aggressiva, smussa le angolosità di temperamento.

Conquistarla, che grazia e che ricchezza!

Il cuore dell’uomo, si sa, è egoista, e l’egoismo rende duri e aggressivi di fronte all’ostacolo. Cedere, essere remissivi, preferire ai propri interessi la concordia e la pace, esige il sacrificio dell’egoismo, talvolta esige anche la rinuncia a cose buone.

Era mite la beata Anna Maria Taigi quando talvolta sapeva rinunciare anche alla Santa Messa e alla Comunione quotidiana, pur di evitare ogni pretesto di disarmonia in famiglia.

Era mite san Francesco di Sales quando, a chi gli diceva che in giro circolavano voci infamanti sul suo conto, sapeva rispondere con serenità: «Non si dice altro che questo su di me? Vedo bene che non sanno tutto e mi credono migliore di quel che sono».

Non doveva essere certamente duro il cuore di san Massimiliano M. Kolbe, se i suoi stessi confratelli arrivarono a soprannominarlo fra’ marmellata.

Nella vita di santa Gertrude si legge che una volta la Santa, pur sentendosi male e debolissima, volle ugualmente recitare la lunga preghiera del Mattutino. Stava già a buon punto, quando le si avvicina un’altra monaca, inferma, e la prega di voler recitare insieme il Mattutino.

Senza mostrare il minimo segno di fastidio, ma con dolce mitezza, la Santa ricominciò la recita del Mattutino insieme alla consorella. Il giorno dopo, in una visione, il Signore le fece vedere quale tesoro ella avesse guadagnato con quell’atto di carità fatto con tanta mitezza di cuore. Che cosa c’é nel nostro cuore, invece? C’è mitezza, mansuetudine, dolcezza verso tutti, anche verso chi ci maltratta e ci fa soffrire? O abbiamo in noi quella brutta durezza, figlia dell’egoismo, che non ci fa curare degli altri se non per approfittarne, e ci fa essere pronti a scagliarci contro chi ostacola i nostri interessi?

Guardiamo a Gesù così mite, dolce, mansueto di cuore. Ascoltiamo il suo invito: «Imparate da me…».

Diamo retta al Profeta che ci ripete: «Se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori» (Sal 94,8). E Dio non permetta mai che ci possa capitare la peggiore delle disgrazie: l’indurimento del cuore. A questo punto, ci troveremmo già legati alla nostra rovina. «L’ho abbandonato alla durezza del suo cuore, che seguisse il proprio capriccio» (Sal 80,13): così dice lo Spirito Santo.

Supplichiamo Gesù perché voglia tenere il nostro cuore sempre nel suo Cuore tutto mitezza e docilità.

Proposito: Trattare con particolare mitezza una persona antipatica.

FONTE: Cuore di Gesù, Cuore dell’uomo, P.Stefano M. Manelli, © 2010 Casa Mariana Editrice, 2010
Se desiderate avere il libro originale cliccate sul Link di Casa Mariana Editrice o scrivete al seguente indirizzo E-Mail: cm.editrice@gmail.com
La traduzione, l’adattamento totale o parziale, la riproduzione con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm, i film, le fotocopie) nonché la memorizzazione elettronica, sono riservati per tutti i paesi.

 

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