Gesù, amor che mi sostiene

C’è chi pensa a Padre Pio come ad un Santo soltanto segnato dal dolore, impastato di sofferenze, sigillato dal sangue vivo delle cinque stimmate impresse nel suo corpo in maniera vivente. Per molti sembra che Padre Pio non abbia altro che questo, non viva altro che di questo patire di giorno e di notte, in quella realtà e inesauribilità di sofferenza da lui stesso descritta molto efficacemente come «una cascata che gitta sempre sangue».

Eppure, chi pensa così commette uno sbaglio veramente grande, perché se è vero, e anzi verissimo, che tutta la vita, tutto il corpo e tutto lo spirito di Padre Pio furono realmente un «roveto ardente» di sofferenza e di immolazione inesauribile, si può e si deve anche dire, però, che quanto più bruciante era in lui il «roveto ardente» della sofferenza, altrettanto bruciante era anche il . «roveto ardente» dell’ amore divino. L’uno richiama l’altro. L’uno non può stare senza l’altro. L’uno corrisponde all’altro, in reciprocità di scambio vitale, di alimento e di sostegno, di aumento e di crescita sempre insieme, perché l’amore di Dio è <<fuoco divorante» (Dt 4,24).

Per questo nelle lettere di Padre Pio, insieme alle pagine e alle descrizioni di sofferenze che paiono realmente terrificanti, troviamo anche le pagine con le descrizioni e le espressioni di conforti celesti degni della beatitudine divina del Regno dei cieli. Così, l’espressione «Gesù mio, dolcezza mia, amor mio, amor che mi sostiene» rivela una struggente tenerezza dell’ amore di Gesù che invadeva il cuore di Padre Pio, che sosteneva con dolcezza il suo spirito fra le sofferenze della crocifissione.

E noi, figli spirituali di Padre Pio, non ricordiamo forse i suoi occhi pieni di una luce eterea, i suoi sguardi penetranti come due raggi densi di amore, i suoi sorrisi davvero celestiali? Quante volte, anche se non così spesso, Padre Pio ci appariva quasi divinamente trasfigurato da far godere anche a noi, vicini a lui, qualcosa che sapeva proprio di Paradiso, impossibile a descriversi con le povere parole umane!

È il Signore, Amore infinito, che ripaga le sofferenze di chi sa offrire sacrifici, con le effusioni della grazia che consola e conforta, che rafforza e talvolta inebria di dolcezze che non sono di questa terra, ma di Lassù.

Fonte: “Il pensiero di Padre Pio”, ed. CME 2004, pp. 29-30
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