Il purgatorio

stellamatutina-anime-purgatorio-sacerdotiEsiste il Purgatorio? Naturalmente! Le ragioni di tanta certezza non risiedono solamente nella fede, ma anche nell’approfondito studio della Scrittura e dei testi dei Santi Padri che la tradizione della nostra Chiesa Cattolica ci ha donato. Attraverso alcuni dei più significativi brani della Parola e ripercorrendo le più importanti tappe storiche desideriamo portarvi alla nostra medesima certezza. Il Purgatorio esiste e ve lo dimostriamo!

In molti si sono cimentati nel cercare di dare una spiegazione definitiva all’interrogativo circa l’esistenza del Purgatorio che, per noi cattolici, è una profonda e ben salda verità di Fede. Molti però non accettano l’idea di una purficazione dopo la morte, credendola una tradizione puramente umana e creata di recente. Persino alcuni storici di prestigio ritengono che la dottrina del Purgatorio sia stata inventata dalla Chiesa medievale. Secondo tali personaggi quindi nessuno avrebbe mai parlato prima di questa realtà ultraterrena. Dimostreremo che non è così. Anche qualche giornalista è di questo parere. Su un articolo del Corriere della Sera del 1 agosto 1999 si legge che il Purgatorio è nato con il MedioEvo. Dall’assurdità e dalla completa infondatezza di queste affermazioni nasce l’esigenza di difendere la verità sul Purgatorio. Innanzitutto che cos’è il Purgatorio per noi Cristiani? Acoltiamo ciò che dice il Catechismo della Chiesa Cattolica. Chiunque fosse interessato ad approfondire ulterioremente questo tema, potrà farlo consultando l’approfondimento sul Purgatorio presente nella sezione teologica del sito.


Che cos’è il Purgatorio?

Il Catechismo della Chiesa Cattolica (1030-1032) dice

1030 Coloro che muoiono nella grazia e nell’amicizia di Dio, ma sono imperfettamente purificati, sebbene siano certi della loro salvezza eterna, vengono però sottoposti, dopo la loro morte, ad una purificazione, al fine di ottenere la santità necessaria per entrare nella gioia del cielo.

1031 La Chiesa chiama purgatorio questa purificazione finale degli eletti, che è tutt’altra cosa dal castigo dei dannati. La Chiesa ha formulato la dottrina della fede relativa al purgatorio soprattutto nei Concili di Firenze (621) e di Trento. (622) La Tradizione della Chiesa, rifacendosi a certi passi della Scrittura, (623) parla di un fuoco purificatore:
« Per quanto riguarda alcune colpe leggere, si deve credere che c’è, prima del giudizio, un fuoco purificatore; infatti colui che è la Verità afferma che, se qualcuno pronuncia una bestemmia contro lo Spirito Santo, non gli sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro (Mt 12,32). Da questa affermazione si deduce che certe colpe possono essere rimesse in questo secolo, ma certe altre nel secolo futuro ». (624)

1032 Questo insegnamento poggia anche sulla pratica della preghiera per i defunti di cui la Sacra Scrittura già parla: « Perciò [Giuda Maccabeo] fece offrire il sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato » (2 Mac 12,45). Fin dai primi tempi, la Chiesa ha onorato la memoria dei defunti e ha offerto per loro suffragi, in particolare il sacrificio eucaristico, (625) affinché, purificati, possano giungere alla visione beatifica di Dio. La Chiesa raccomanda anche le elemosine, le indulgenze e le opere di penitenza a favore dei defunti:
« Rechiamo loro soccorso e commemoriamoli. Se i figli di Giobbe sono stati purificati dal sacrificio del loro padre, (626) perché dovremmo dubitare che le nostre offerte per i morti portino loro qualche consolazione? […] Non esitiamo a soccorrere coloro che sono morti e ad offrire per loro le nostre preghiere ». (627)


Santa Margherita Maria Alacoque

Una volta mentre ero davanti al Santissimo Sacramento il giorno del Corpus Domini, mi si presentò davanti una persona tutta avvolta dalle fiamme, i cui ardori mi penetrarono così fortemente, che sembrava bruciassi con lei. Lo stato pietoso, in cui mi fece vedere che si trovava in purgatorio, mi fece versare molte lacrime.

Mi disse che era quel religioso benedettino che una volta aveva ascoltata la mia confessione e mi aveva ordinato di ricevere la Santa Comunione; per compensarlo di un consiglio tanto utile, Dio gli aveva permesso di rivolgersi a me, perché gli dessi sollievo nelle sue pene, chiedendomi, per tre mesi tutto ciò che avrei potuto fare e soffrire.

Glielo promisi, dopo averne ottenuto il permesso dalla Superiora. Mi disse che la prima causa delle sue grandi sofferenze era aver preferito il proprio interesse alla gloria di Dio, per troppo attaccamento alla sua reputazione, la seconda, la mancanza di carità verso i confratelli, e la terza l’eccessivo affetto naturale verso le creature, e l’averlo manifestato loro nei colloqui spirituali, cosa che dispiace molto a Dio.

Mi sarebbe difficile raccontare quanto ebbi a soffrire in quei 3 mesi. Non mi lasciava mia, e mi sembrava di avere il fianco presso cui stava, avvolto in una fiamma di fuoco, con dolori così acuti, da gemere e piangere quasi continuamente. La Superiora, presa da compassione, mi dava buone penitenze, soprattutto di disciplina; poiché le pene e le sofferenze esterne che mi si facevano soffrire per carità davano molto sollievo alle altre che la santità d’amore imprimeva in me come un piccolo saggio di ciò che essa fa soffrire a quelle povere anime.

Alla fine dei 3 mesi, lo rividi in maniera ben diversa: al colmo della gioia e circonfuso di gloria, se ne andava a godere la eterna felicità; ringraziandomi, mi disse che mi avrebbe protetta davanti a Dio. Io mi ero ammalata; però, siccome la mia sofferenza scomparve con la sua, guarii subito.

Una volta vidi in sogno una religiosa deceduta da molto tempo, la quale mi disse che soffriva molto in purgatorio e che Dio le faceva soffrire una pena incomparabile, cioè la vista di una sua parente precipitata nell’inferno. L’anima non mi dava tregua, dicendomi di continuo: “Prega Dio per me. Offri le tue sofferenze unite a quelle di Gesù Cristo, per alleviare le mie. Dammi tutto ciò che farai fino al primo venerdì di maggio, giorno in cui riceverai la Comunione per me”, come feci col permesso della Superiora.
Soffrii, atroci sofferenze…

Dopo la Comunione che mi aveva chiesta, mi disse che gli orribili tormenti erano diminuiti, poiché le era stata detta una messa in onore della passione, ma doveva restare ancora per lungo tempo in purgatorio, dove soffriva le pene dovute alle anime tiepide nel servizio di Dio. Mi trovai liberata dalle mie pene: ella mi aveva detto che non sarebbero diminuite affatto finché non fosse consolata.

Santa Caterina da Genova

Attraverso il Divino fuoco con il quale fu purificata nella vita mortale, lei poté capire lo stato delle anime del Purgatorio. Gesù gli disse: “L’anima è come l’oro, deve essere purificata nel fuoco.

Gli rivelò che come il sole non può penetrare in una superficie coperta, così e allo stesso modo anche la fiamma del suo amore, non può penetrare nelle anime che bloccano o resistono a ricevere il suo Amore Purificatore, perché Lui rispetta la libertà dell’uomo.

L’anima che non desidera essere purificata nella vita terrena e non trova diletto nella purificazione, dovrà patire una purificazione più forte nel Purgatorio. Perché qui nella terra trova compiacenza e consolazione nel Signore.

Le fiamme con le quali l’anima è purificata qui nella terra, sono le fiamme dell’amore divino, nel Purgatorio le fiamme che bruciano e purificano tutti i nostri peccati non sono fiamme dell’amore divino per questo causano dolore, angoscia; non c’è compassione. E sebbene il nostro amore per il Signore cresce, non toglie né diminuisce il tormento che si patisce, anche quando si percepiscono i raggi dell’Amore di Dio.

Alcuni brani essenziali del “Trattato del Purgatorio”

Vedeva con gli occhi dell’anima e comprendeva la condizione dei fedeli nel Purgatorio, erano lì per purificarsi prima di essere presentati al cospetto di Dio, in Paradiso.

La ruggine del peccato è l’impedimento, e il fuoco va consumando la ruggine; e così l’anima sempre più si va discoprendo al divino influsso…

Così la ruggine (cioè il peccato) è la copertura delle anime, e nel Purgatorio si va consumando per il fuoco; e quanto più consuma, tanto più sempre corrisponde al vero sole Iddio. Però tanto cresce la contentezza, quanto manca la ruggine e si discopre l’anima al divin raggio. E così l’un cresce e l’altro manca, sin che sia finito il tempo.

Non manca però la pena, ma solo il tempo di stare in essa pena. E quanto alla volontà, non possono mai dire che quelle pene siano pene, tanto si contentano dell’ordinazione di Dio, con la quale è unita la loro volontà in pura carità.

D’altra parte poi hanno una pena tanto estrema, che non si trova lingua che la possa narrare, né intelletto che possa capirne una minima scintilla, se Dio non gliela mostrasse per grazia speciale.

Nasce in loro un estremo fuoco, simile a quello dell’Inferno, eccetto la colpa, la qual è quella che fa la volontà maligna ai dannati dell’Inferno; ai quali Dio non corrisponde la sua bontà: e perciò restano in quella disperata, maligna volontà contro la volontà di Dio.

Oh quanto è pericoloso il peccato fatto con malizia: perché l’uomo difficilmente se ne pente, e non pentendosi, sempre sta la colpa; la quale tanto persevera, quanto l’uomo sta nella volontà del peccato commesso o di commetterlo!

Di quanta importanza sia il Purgatorio, né lingua lo può esprimere, né mente capire, salvo che lo vedo esser di tanta pena come l’Inferno: e nientedimeno io vedo l’anima la quale in sé sente una minima macchia d’imperfezione, riceverlo per misericordia (come si è detto), non facendo in un certo modo stima, in comparazione di quella macchia impeditiva del suo amore.

Quando l’anima, per interior vista, si vede così da Dio tirar con tanto amoroso fuoco, allora per quel calore dell’affocato amore del suo dolce Signore e Dio, che sente ridondar nella sua mente, tutta si liquefa.

Vedendo poi nel divino lume, siccome Dio non cessa mai di tirarla e amorosamente condurla all’intera sua perfezione, con tanta cura e continua provvisione; e che lo fa solo per puro amore.

Vedo ancora procedere da quel divino amore verso l’anima certi raggi e lampi affocati, tanto penetranti e forti, che pare debbano annichilare non solo il corpo, ma ancora essa anima, se fosse possibile.

Questi raggi fanno due operazioni: per la prima purificano, con la seconda annichilano.

Sappi che quello che l’uomo giudica in sé perfezione, innanzi a Dio è difetto: imperocché tutto quello che opera di cose le quali abbiano apparenza di perfezione, come pur le vede, le sente, le intende, le vuole, ovvero ne ha memoria, senza riconoscerle da Dio, in tutte si contamina e imbratta.

È vero che l’amor di Dio, il quale ridonda nell’anima (secondo ch’io vedo) le dà una contentezza sì grande, che non si può esprimere; ma questa contentezza, alle anime che sono in Purgatorio, non leva scintilla di pena.

Anzi quell’amore il quale si trova ritardato, è quello che fa loro la pena; e tanto fa pena maggiore, quanta è la perfezione dell’amore del quale Iddio le ha fatte capaci.

Viemmi voglia di gridar un sì forte grido, che spaventasse tutti gli uomini che sono sopra la terra, e dir loro: O miseri, perché vi lasciate così accecare da questo mondo, che a una tanta e così importante necessità, come troverete al punto della morte, non date provvisione alcuna?

Tutti state coperti sotto la speranza della misericordia di Dio, la quale dite essere tanto grande; ma non vedete che tanta bontà di Dio vi sarà in giudizio, per avere fatto contro la volontà di un tanto buon Signore?

Non ti confidare dicendo: Io mi confesserò, e poi prenderò l’Indulgenza Plenaria, e sarò in quel punto purgato di tutti i miei peccati, e così sarò salvo.

Pensa che la confessione e contrizione la quale è di bisogno per essa Indulgenza Plenaria, è cosa tanto difficile di avere, che se tu lo sapessi, tremeresti per gran paura, e saresti più certo di non averla, che di poterla avere.

Diario di Maria Faustina Kowalska, quaderno I°

Poco tempo dopo mi ammalai. La cara Madre Superiora mi mandò, assieme ad altre due suore, a passare le vacanze a Skolimòv, un po’ fuori Varsavia.

In quel tempo domandai al Signore Gesù: “Per chi ancora devo pregare?”. Gesù mi rispose che la notte seguente m’avrebbe fatto conoscere per chi dovevo pregare.

Vidi l’Angelo Custode, che mi ordinò di seguirlo. In un momento mi trovai in un luogo nebbioso, invaso dal fuoco e, in esso, una folla enorme di anime sofferenti.

Queste anime pregano con grande fervore, ma senza efficacia per se stesse: soltanto noi le possiamo aiutare. Le fiamme che bruciavano loro, non mi toccavano.

Il mio Angelo Custode non mi abbandonò un solo istante. E chiesi a quelle anime quale fosse il loro maggiore tormento. Ed unanimemente mi risposero che il loro maggior tormento è l’ardente desiderio di Dio.

Scorsi la Madonna che visitava le anime del purgatorio. Le anime chiamano Maria “Stella del Mare”. Ella reca loro refrigerio.

Avrei voluto parlare più a lungo con loro, ma il mio Angelo Custode mi fece cenno d’uscire. Ed uscimmo dalla porta di quella prigione di dolore.

Udii nel mio intimo una voce che disse:

“La Mia Misericordia non vuole questo, ma lo esige la giustizia”.

Da allora sono in rapporti più stretti con le anime sofferenti del purgatorio.

Sant’Alfonso Maria De’ Liguori

Brani tratti da: “Le Glorie di Maria I”

Maria soccorre i Suoi devoti che si trovano in Purgatorio

I devoti della pietosissima Madre sono molto felici, poiché non solo Lei li aiuta quando sono in vita, ma sono assistiti e consolati dalla Sua protezione anche in Purgatorio. Anzi, in quel luogo le anime non possono aiutarsi da sole e sono più bisognose di sollievo, perché più tormentate, per questo la Madre di Misericordia s’impegna a soccorrerle molto più di quando si trovavano sulla terra.

La Madre Divina disse a Santa Brigida: «lo sono la Madre di tutte le anime che si trovano in Purgatorio ed intervengo continuamente con le Mie preghiere per mitigare le pene che meritano per le colpe commesse durante la loro vita». A volte La pietosa Madre non rifiuta neppure di entrare in quella santa prigione per visitare e consolare le Sue figlie afflitte. Nei Proverbi è scritto: «Ho passeggiato nelle profondità degli abissi». San Bonaventura attribuisce questo pensiero a Maria e spiega: «lo ho penetrato il fondo di quell’abisso, cioè del Purgatorio, per sollevare con la Mia presenza, quelle anime sante». Dice San Vincenzo Ferreri: “La Madonna è tanto cortese e benevola verso coloro che soffrono in Purgatorio, poiché interviene continuamente donando loro conforto e sollievo!”.

Un giorno Santa Brigida udì Gesù dire alla Madre: «Tu sei Mia Madre, sei la Madre di Misericordia, sei la consolazione di quanti si trovano in Purgatorio». La Beata Vergine disse a Santa Brigida che come un povero infermo, abbandonato ed afflitto, per qualche parola di conforto si sente rivivere, così le anime si consolano anche soltanto nell’udire il nome della Madonna.

Maria non soltanto consola ed aiuta i suoi devoti del Purgatorio ma con la Sua intercessione ottiene loro anche la libertà. Scrisse Gersone e lo conferma il Novarino dicendo di averlo letto nelle opere di Autori importanti che Maria nel momento della Sua gloriosa Assunzione chiese al Figlio la grazia di poter condurre con Sé tutte le anime che in quel momento si trovavano in Purgatorio. San Bemardino da Siena asserisce con assoluta certezza che la Beata Vergine ha la facoltà, tramite la preghiera ed applicando anche i Suoi meriti, di liberare le anime dal Purgatorio e particolarmente i Suoi devoti.

Riferisce San Pier Damiani che una donna di nome Marzia, morta da qualche tempo, apparve ad una sua amica e le disse che il giorno dell’Assunzione di Maria era stata liberata dal Purgatorio dalla Regina del Cielo insieme a tante altre anime. Lo stesso sostiene San Dionisio Cartusiano per le festività della Nascita e della Risurrezione di Gesù Cristo. Il Santo afferma che in tali giorni Maria scende in Purgatorio accompagnata da schiere di Angeli e libera molte anime da quelle pene. Il Novarino ritiene che questo avvenga in qualunque festa solenne della Santa Vergine.

É nota la promessa di Maria al Papa Giovanni XXII. In una apparizione gli ordinò di far conoscere a tutti che coloro i quali avessero portato il sacro scapolare del Carmine, sarebbero stati liberati dal Purgatorio il sabato dopo la loro morte. Riferisce padre Crasset che il Pontefice lo dichiarò in una sua bolla e fu poi confermato da Alessandro V, da Clemente VII, Pio V, Gregorio XIII e Paolo V.

La Beata Vergine incaricò frate Abondo di portare un messaggio da parte Sua al Beato Godifredo: «Dì a fra Godifredo che progredisca nelle virtù, così apparterrà a Mio Figlio ed a Me. Quando la sua anima lascerà il corpo, non permetterò che vada in Purgatorio, ma la prenderò e la offrirò a Gesù». Se desideriamo aiutare le anime sante del Purgatorio, preghiamo sempre la Santa Vergine per loro ed in particolare con il santo Rosario che apporta loro un grande sollievo.

Santa Gertrude di Helfta

Santa Geltrude di Helfta, detta la Grande, nacque ad Eisleben (Turingia) nel 1256. Entrò in monastero a 5 anni presso le monache Cistercensi di Helfta (Sassonia). L’abbadessa Geltrude di Hackeborn accoglie Geltrude nel 1261 all’età di 5 anni nel monastero di Helfta, perché la bimba restò orfana prestissimo. A 25 anni il 27 gennaio del 1281, ha la prima manifestazione divina. Incomincerà a scrivere in latino per un impulso interiore e sentendo la voce di Gesù che vuole far conoscere i suoi scritti. Verso il 1284 riceve le stimmate invisibili. A 45 anni poco prima di morire riceve anche il dono della ferita o freccia d’amore, la trasveberazione del cuore.

Percorse in modo meraviglioso la via della perfezione, dedicandosi alla preghiera e alla contemplazione, impiegando la sua cultura per la stesura di testi di fede, tra cui i celebri Exercitia e quello che è forse il suo libro più famoso: le “Rivelazioni”. È ricordata tra le iniziatrici della devozione al Sacro Cuore, la prima a tracciarne una teologia, senza però il tema delle riparazioni che sarà predominante in seguito. Ebbe grande influenza ai suoi tempi perché la fama della sua santità e delle sue visioni attirava molti per chiedere consiglio e conforto.


Esperienze

A Santa Geltrude appare l’ abbadessa Geltrude nella gloria, mentre lei offre la messa e vede che il Signore la riceve nel suo cuore. In queste visioni Geltrude vede la connessione tra il S. Cuore di Gesù, la messa e le anime agonizzanti e delle defunte.

Geltrude assiste anche alla morte di Matilde cantrice del monastero e vede che Gesù avvicina le labbra dell’agonizzante alla ferita del divin cuore.

Geltrude pregava un giorno per il fratello F.morto da poco e vide la sua anima sotto l’aspetto di un rospo ripugnante, bruciato interiormente in modo orribile e tormentato per i suoi peccati da varie pene. Sembrava avesse un gran male sotto il braccio e un peso enorme lo obbligava a stare curvo fino a terra , senza potersi rialzare.

Geltrude comprese che appariva sotto forma di un rospo perché durante la sua vita religiosa aveva trascurato di innalzare la mente alle cose divine, capì anche che il dolore che lo tormentava sotto il braccio era dovuto al fatto che aveva lavorato oltre al permesso del Superiore, per acquistare beni temporali e per aver nascosto il suo guadagno.

Doveva espiare la sua disobbedienza. Geltrude avendo recitato i salmi prescritti per quell’anima, chiese al Signore se ne avesse avuto vantaggio: “Certo – rispose Gesù – le anime purganti vengono sollevate da tali suffragi ,però preghiere anche brevi ma dette con fervore, sono ancor di maggiore profitto per esse”.

Santa Veronica Giuliani

Dichiarata Beata nel 1804 e Santa nel 1839, nel 1980 i vescovi dell’Umbria hanno avanzato la richiesta alla Sacra Congregazione per le cause dei Santi di dichiararla Dottore della Chiesa. Nelle decine di migliaia di pagine autobiografiche manoscritte che ci ha lasciato, la Santa riporta una quantità innumerevole, sconvolgente di visioni mistiche.

Le visioni veronichiane costituiscono una testimonianza scritta di estremo interesse letterario e spirituale: dal racconto della prima visione, che Veronica ebbe all’età di quattro anni, a quelle più complesse e simboliche, lungo un cammino di ricerca interiore volto a superare i limiti propri della personalità individuale per giungere ad « imparadisarsi».

Non c’è forse, nella storia mistica un’altra santa come Veronica Giuliani, che ci abbia lasciato così tante descrizioni di visioni quante ne incontriamo percorrendo gli scritti di Veronica Giuliani. Nel corso della sua vita essa ebbe per molti anni almeno una visione al giorno.

Veronica Giuliani, che è stata definita la “mistica dell’espiazione”, costituisce nella storia delle scritture spirituali un caso unico, insolitamente affascinante. In trentacinque anni essa scrisse, su ordine dei vari confessori, ben cinque biografie, qualcosa come 22.000 pagine manoscritte, quarantadue grossi volumi relegati in cartapecora, oltre seimila pagine a stampa.

Le visioni, in genere, sono precedute per Veronica da due momenti: il raccoglimento e il rapimento.

Santa Veronica sperimentò in maniera misteriosa e avvincente la pena della privazione di Dio, che subiscono le anime ritenute in Purgatorio: “E’ la pena delle pene, scriverà essa; la privazione di Dio, non fosse che per un istante, sarebbe capace di fulminarci. Sapere per luce interiore che si manca del Bene Supremo. Fuoco, ghiaccio, lame affilate, e tutti i supplizi che si possono immaginare, cos’è tutto questo, in confronto di tale pena?

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