L’insostenibile peso dello Yoga

Molti cattolici si appassionano allo Yoga. Non mancano corsi di preghiera che inseriscono seminari sullo Yoga. Secondo voi è giusto tutto questo?  Maria Enrica

Gentile Maria Enrica, è vero, ogni tanto si sente parlare di Qualche monastero cattolico che organizza corsi di spiritualità arricchiti di seminari sullo Yoga. D’altronde non sono pochi i libri che presentano una possibile – e secondo i loro autori opportuna – coniugazione tra spiritualità cristiana e Yoga. Per non parlare di tanti cattolici praticanti che, per sconfiggere  ansia o quant’altro, frequentano palestre che organizzano corsi di Yoga.

Che dire di tutto questo? Prima di tutto che qualsiasi sincretismo religioso si pone come negazione della religione in quanto tale. Anche (e questo può sembrare contraddittorio) di quelle religioni che ammettono o addirittura consigliano più appartenenze religiose.

È inevitabile che ogni esperienza religiosa si ponga in una dimensione di esclusività; e se vi rinuncia, finisce così di smarrire la sua ragion d’essere. Se è vero che l’induismo ammette la doppia appartenenza (per esempio: si può essere induisti e cristiani contemporaneamente), ma, sempre secondo l’induismo, il Cristianesimo vero non sarebbe quello che esclude la reincarnazione, bensì un altro, ideale e soggettivo, che l’ammetta.

Ecco un esempio che dimostra come anche quelle religioni che figurano come tolleranti e disposte ad accettare più appartenenze, si pongono comunque in una prospettiva esclusivista. Né può essere diversamente, se si considera lo statuto specifico dell’essere “religione”.

Ma torniamo al punto iniziale. Dunque, un bel corso di Yoga rivolto a chi vuol fare un corso di spiritualità cristiana! Ma – chiediamoci – lo Yoga è cristianizzabile?  O meglio: lo Yoga è coniugabile con il Cristianesimo? Assolutamente no.

Lo Yoga è un sistema a cui si ispira una ben precisa scuola indù. Fu elaborato  nei 194 Yoga sutra scritti da Patanjali nel V secolo d.C. È un metodo (perciò è bene parlare di “sistema”) con il quale si cerca di ottenere il dominio su tutte le forze spirituali, guidandole nella direzione desiderata. Ma qui sta il problema. Qual’è questa direzione? È il raggiungimento della pace interiore, è il raggiungimento della conoscenza suprema, è la liberazione dei legami del mondo e della materia.

Riflettiamo: il raggiungimento della pace interiore deve avvenire non con l’aiuto di Dio, ma con le proprie forze. Insomma, il raggiungimento della conoscenza suprema è incompatibile con la nozione cristiana di una dimensione creaturale dell’uomo. La liberazione dai legami del mondo e della materia è altrettanto incompatibile con la convinzione cristiana della positività tanto del creato quanto della dimensione terrena.

Né ha senso, come fanno molti, distinguere lo Yoga come pura tecnica di rilassamento dallo Yoga come filosofia di vita. Non ha senso perchè le due fasi classiche (Hatha Yoga e Raja Yoga) sono in una successione di propedeuticità e di complementarietà.
Il primo, lo Hatha Yoga, si propone il controllo totale del corpo e delle energie attraverso attraverso una rigorosa pratica di esercizi fisici; il secondo, il Raja Yoga, è la forma successiva dove si raggiungerebbe l’intuizione suprema dell’unità del tutto, che è puro monismo panteista, cioè identificazione del divino con la natura, anche quella umana. La prima fase non ha senso senza la seconda. Quando si è ancora al livello più basso deve esserci il desiderio di proseguire, tra l’Hatha e il Raja c’è successione e non alternatività.

Cara Maria Enrica, l’insalata russa, gastronomicamente, sarà anche una leccornia; ma, religiosamente parlando, è una poltiglia insapore e indigesta.

Fonte: Radici Cristiane, Corrado Gnerre.

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3 Commenti

  1. Non sono per niente d’accordo.
    Il signor Corrado Gnerre sembra non aver mai aperto un libro di storia del cristianesimo in vita sua, ignorando totalmente quelle che sono le radici stesse del cristianesimo.
    Di esempi potrei citarne infiniti, la stessa preghiera “Ave Maria” è stata creata come “litania”…
    Ma basta dare un occhio al filone d’Alessandria, i primi “cristiani-ebrei”, la dove il cristianesimo ha la radice con gli scritti di Sant’Atanasio dove spiega CHIARAMENTE che il cristianesimo è anche spiritualismo interiore e personale, dettando diversi esercizi che oggi noi chiameremmo “yoga”, all’ora venivano chiamati “esercizi spirituali”, nel controllo delle passioni, l’auto critica, l’auto osservazione e soprattutto l’esercizio della morte.
    Poi dire che non si può unire il cristianesimo ad altre dottrine è veramente ridicolo, anche qui consiglio una ripassata delle origini del cristianesimo… in quanto il cristianesimo stesso è il risultato di una fusione di diverse dottrine sopratutto provenienti dal contesto greco.
    Il cristianesimo si divide in due strati, quello opportunista e quello reale. Nel vero cristianesimo il lavoro su sé stessi è d’obbligo, tale lavoro può essere eseguito con gli esercizi di meditazione che si accostano tantissimo allo “yoga” (così almeno ci dice Sant’Atanasio), nel cristianesimo opportunista sì, avete ragione voi, potete stare fermi e auto convincervi che Dio farà il resto!
    A voi la scelta!

  2. Illuminante questo video. Questo sacerdote lo ha persino praticato, sentite cosa dice:

    Cliccate sul link qui sotto…

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