Liturgia della Messa e abusi vari

La sublimità della Santa Messa è sempre più spesso eclissata da usi, o meglio abusi, indegni della Sacra Cerimonia.
Questa volta è il caso di una Parrocchia napoletana, dove dinanzi alla Presenza eucaristica di Nostro Signore viene proposta, e imposta, la musica di Renato Zero.

Molti santi e mistici hanno descritto la sublimità della Liturgia durante la celebrazione di una Santa Messa.

A Caterina Rivas, per esempio, la Madonna ha fatto vedere come gli Angeli Custodi dei presenti si rechino in processione all’altare a presentare le offerte dei loro assistiti. Santa Brigida, invece, descrive la vicinanza del Paradiso e dell’Universo intero quando il sacerdote consacra il pane e il vino, sebbene la Messa sia affidata nella chiesa più abbandonata del mondo.

Quest’anno ho partecipato alla Messa di fine anno in una chiesa della periferia di Napoli.

Dopo l’omelia, il parroco ha invitato i presenti ad ascoltare una canzone. La chiesa era gremita e io ero in piedi sotto il palchetto dove solitamente si sistema il coro. Parte il canto.

Una musica si diffonde sommessamente. Poi una voce. Mi sembrava di riconoscerla. Mi I ricordava qualcuno che avevo i già ascoltato negli anni passati.

Nonostante la musica inizialmente fosse non aggressiva, non riuscivo a comprendere le parole. Ciononostante la tendenza del suono che surclassa il testo ha preso il sopravvento, sminuendo l’efficacia del messaggio parlato. A un tratto la leggerezza dello stile ha ceduto II passo ad un andamento rockettaro e si fa prepotentemente spazio una chitarra elettrica che spacca l’udito.

Dopo la Celebrazione eucaristica, il parroco ha invitato: le persone a fermarsi ancora un ! poco per l’Adorazione eucaristica. Ancora una volta ha proposto la canzone mentre eravamo davanti all’Eucaristia esposta solennemente. Questa volta il contrasto mi è sembrato ancora più acuto. Ho cercato di raccogliermi in preghiera. Non è facile disporsi interiormente ‘ in modo tale che la grazia possa svolgere la sua azione; normalmente sono già abbastanza . indaffarato a combattere la mia naturale tendenza alla distrazione, figuriamoci quando ho a che fare con un supplemento speciale di stimoli.

Posso cercare di comprendere e giustificare il motivo che! ha indotto il parroco a prendere i questa decisione; posso credere i che abbia voluto a modo suo dare un ‘impronta più “sentita” alla preghiera, in modo che i giovani presenti si sentissero maggiormente coinvolti. Posso: forzarmi di lodare l’ intenzione, non certo il modo scelto per raggiungere il fine. In mezzo al chiasso giornaliero e alI’ abitudine invasiva dei nostri giovani di ascoltare musica con le cuffie nelle orecchie; di fronte al potere dell’elettronica che isola i lustri figli dal resto della famiglia, intenti come sono a messaggiare in continuazione con i cellulari; in mancanza di spazi per pensare, ridotti sempre più al lumicino, c’è bisogno di ritrovare un momento di raccoglimento interiore per incrociare lo sguardo con il divino: in quella Messa e in quel’ Adorazione, l’organizzazione liturgica e la canzone inquisita non mi hanno aiutato a incontrare Gesù.

Alla fine della funzione mi panno detto che il brano ascoltato era una canzone cantata da Renato Zero, dal titolo “A braccia aperte”. Ho avuto modo di leggere il testo, stampato sopra Lei foglietti a uso dei fedeli.

Sì, d’accordo, alcuni potrebbero dire che il testo era complessivamente accettabile, anche bello, ma adatto ad un recital, a uno spettacolo canoro, a un momento di riflessione di gruppo, assolutamente non alla sacralità della Liturgia. Allora mi sono chiesto cosa avranno pensato gli Angeli presenti durante lo svolgimento della Messa e come avranno reagito. Non riesco a immaginare altro che un solenni riparazione dei nostri peccati.
Credo che qualche estratto tratto dai testi dei Padri o qualche episodio o scritto della vita dei santi avrebbe senz’altro meglio onorato la Presenza di Gesù.
Con tutto il rispetto per l’artista e per il suo possibile cammino di conversione, non mi sembra il caso di proclamarlo “santo subito” , nonostante le più rette intenzioni del parroco.

FONTE: Lazzaro M. Celli; Settimanale di Padre Pio, 26.01.2014

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