Maggio mese di Maria: 14° giorno

LA BESTEMMIA

«L’anima mia magnifica il Signore» (Lc 1,46). Quando l’anima della Madonna si è aperta, per un solo spiraglio, ci ha donato un inno di gloria e di amore, che rivela come Ella fosse piena di Dio e sua perfettissima «lode di gloria» (Ef 1,12). All’opposto sta un’altra ani-ma: quella del bestemmiatore. Anche qui, la bestemmia viene dal di dentro, e rivela l’assenza di Dio nell’anima e l’oltraggio al dovere di coltivare la gloria di Dio.
La bestemmia è un terribile peccato mortale, una gravissima ingiuria che si fa a Dio, alla Madonna, ai Santi, a ciò che è sacro. La bestemmia, insegna il Catechismo, «consiste nel proferire contro Dio – interiormente o esteriormente – parole di odio, di rimprovero, di sfida, nel parlare male di Dio, …contro la Chiesa di Cristo, i Santi, le cose sacre» (n. 2148).
San Girolamo arriva a dire che «ogni peccato è leggero se si paragona alla bestemmia».
Certo che con la bestemmia ci si rivolta contro Dio, si dà scandalo, si provoca «l’ira di Dio» (Col 3,6) e la sciagura della perdita della grazia di Dio.
San Pio da Pietrelcina definiva la bestemmia «la lingua del diavolo», e se ne affliggeva talmente all’udirla che così scriveva al suo Padre spirituale: «Quanto soffro, Padre, nel vedere che Gesù non viene curato dagli uomini, ma quel che è peggio anche insultato e, più di tutto, con quelle orrende bestemmie. Vorrei morire o almeno divenir sordo, anziché sentire tanti insulti che gli uomini fanno a Dio».
Quale delirio mentale afferra gli uomini spingendoli a bestemmiare? La bestemmia è una empietà ispirata da satana ed è scostumatezza da dementi. Non si può spiegare altrimenti.

Piuttosto il martirio

Quanti martiri hanno accettato il martirio cruento, piuttosto che bestemmiare? Quale gloria per la Fede cristiana!
Quando san Policarpo, nobile vegliardo, vescovo di Smirne, venne portato al supplizio, sentì chiedersi dal proconsole romano: «Maledici il tuo Cristo e io ti lascerò libero».
Prima di rispondere, san Policarpo alzò gli occhi al cielo, poi disse: «Sono ottant’anni che io servo il mio Signore Gesù Cristo, e in tutto questo tempo Egli non mi ha fatto che del bene; e ora lo dovrei bestemmiare? Egli è il mio Dio, il mio Salvatore, il mio sommo Benefattore… ».
Affrontò la morte con intrepido coraggio. E fu morte splendida davanti a tutti.
Quasi lo stesso capitò all’ardente vergine santa Apollonia. Le avevano già estratto violentemente i denti; poi volevano che pronunciasse empietà e bestemmie, altrimenti l’avrebbero gettata in un rogo già pronto. A queste condizioni, la Santa non attese neppure di essere gettata. Si divincolò e si gettò ella stessa spontaneamente nel fuoco!

L’obbligo di correggere

Sant’Agostino dice che «i bestemmiatori di Cristo regnante nei Cieli, non sono meno colpevoli di quelli che altra volta lo crocifissero sulla terra». Da ciò scaturisce l’obbligo di riprendere e correggere chiunque abbia questo maledetto vizio: «Noi dobbiamo sopportare con pazienza le ingiurie che ci si fanno; ma quando dinanzi a noi una bocca sacrilega vomita bestemmie contro Dio, lungi dall’essere pazienti, dobbiamo resistere all’empio, e condannare la bestemmia, senza nascondere la nostra indignazione».
Anche a san Pio da Pietrelcina fu chiesto se bisognava riprendere chi bestemmiava, ed egli rispose: «È santissimo e giustissimo». Non bisogna dispensarsi da un dovere che deve stare a cuore a tutti, perché la bestemmia è un delitto anche sociale. «Per la bestemmia – scrive san Giovanni Crisostomo – vengono sulla terra carestie, terremoti, pestilenze e guerre». E Padre Pio ribadisce: «La bestemmia attira i castighi di Dio, le malattie, le disgrazie, le sventure»; «…ci toglie il pane»; «pulisce la cenere dal focolare…», «…fa perdere grazie importanti che stavano per arrivare». Per questo egli era esigente ed energico. I bestemmiatori li mandava via spesso senza assoluzione, investendoli a volte con espressioni terribili come queste: «La bestemmia è il diavolo sulla tua lingua»; «attiri l’inferno sulla tua anima».
La bestemmia è un mistero di iniquità.

«Bestemmieresti tua madre?»

Un giorno san Massimiliano M. Kolbe, per una via di Roma, udì un uomo lanciare una terribile bestemmia contro la Madonna.
San Massimiliano fremette dentro di sé, si avvicinò subito a quell’uomo, e gli disse con le lagrime agli occhi: «Perché bestemmi la Madonna?… Bestemmieresti tua madre?». A quelle lagrime e a quelle parole il bestemmiatore si ravvide, chiese scusa e promise di non farlo più. Se amiamo veramente la Madonna, come dobbiamo tenerci a farla rispettare! È nostra Madre! E quando non si può o non si riesce a ottenere la correzione del bestemmiatore, bisogna che almeno si faccia un po’ di riparazione per le bestemmie.
Alessandro Manzoni racconta un piccolo episodio capitatogli a Milano. Una sera d’inverno, per le vie piene di neve, egli udì un’orribile bestemmia detta da uno spalatore. Sgomento e triste, il Manzoni volle entrare subito in una chiesa a riparare con la preghiera per quella bestemmia. E qui vide un’altra scena inaspettata e bellissima. Vicina al Tabernacolo, una bambina mandava baci a Gesù con la sua manina.
Il Manzoni guardò con tenerezza, poi si nascose il volto fra le mani e pianse.
A scuola da sant’Alfonso impariamo il dovere della riparazione, ricordando la sua visita a Gesù Eucaristico e alla Madonna, con quelle belle e significative parole: «Io saluto oggi il vostro amantissimo cuore… per compensarvi di tutte le ingiurie che avete ricevuto… ».
Dai Santi impariamo a riparare subito ogni bestemmia che udiamo, almeno con qualche giaculatoria detta con amore.
Alla Madonna, poi, chiediamo che riempia anche l’anima nostra della gloria di Dio.

Fioretti

*Recita con amore il Magnificat. 
*Offri la giornata per i bestemmiatori. 
*Ripara le bestemmie correggendo chi bestemmia o recitando molte giaculatorie.

FONTE: Maggio mese di Maria, P.Stefano M. Manelli, © 2010 Casa Mariana Editrice, 2010
Se desiderate avere il libro originale cliccate sul Link di Casa Mariana Editrice o scrivete al seguente indirizzo E-Mail: cm.editrice@gmail.com
La traduzione, l’adattamento totale o parziale, la riproduzione con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm, i film, le fotocopie) nonché la memorizzazione elettronica, sono riservati per tutti i paesi.

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