Marzo: Mese di San Giuseppe – 10° Giorno

stellamatutina-san-giuseppe-con gesùL’uomo prudente sa tacere. Prov., 11, 12.

1. Giuseppe è prudente.
La prudenza è detta virtù normativa, per­ché diventa norma, regola di vita.
È norma, è regola di vita in quanto essa deve condurre all’ultimo fine, all’eterna vita. Senza prudenza si rischia di sciupare, di per­dere la beatitudine del Cielo.
Giuseppe sa lo scopo della sua vita: deve vegliare su Gesù e Maria e così, compiuta fedelmente la sua impareggiabile missione, presentarsi al trono del suo Dio.
La prudenza è guida al dovere; il dovere amato e praticato per amor di Dio assicura il premio eterno.

2. Giuseppe custodisce il suo segreto.
Il Signore ha parlato più volte al cuore del suo servo fedele, che senza esitare è stato pronto al cenno del Padre. Non ha discusso: con Dio si obbedisce. È la più elementare pru­denza: star sicuri alla parola del Signore. Ma Giuseppe non ha sparso ai quattro venti il suo segreto. Nessuno è messo a parte del mistero in cui vive la famiglia nazarena. Sarebbe esporre il Redentore alla rappresaglia, alla vendetta, alle ire del maligno e de’ suoi satel­liti. La prudenza di Giuseppe è la difesa di Cristo.

3. Come pratichiamo noi la prudenza?
Giuseppe, così privilegiato, poteva dirsi, di fronte a noi, in posizione di favore per ri­maner aderente alla sua via, per giungere alla sua meta. E pure con quanta delicata premu­ra è stato ossequiente ai celesti voleri… E noi? Noi siamo distratti da mille cure che non sono, purtroppo, le cure dell’anima e ci mettiamo ogni giorno al rischio di sbagliar la via… E tuttavia non ci preoccupiamo che si avvicina anche per noi irrimediabilmente il rendicon­to. Gli anni che passano ci uniscono a Dio o ci allontanano da Lui? Viviamo per Lui o vi­viamo per il mondo? Guardiamo al cielo o guardiamo ostinatamente alla terra?
O Giuseppe, prudentissimo servo del Si­gnore, non permettere ch’io mi smarrisca lun­go la via. È imprudenza per me che io non mi renda conto se quel che io faccio, amo e de­sidero sia o no secondo il pensiero di Dio; è imprudenza che io butti via le mie forze ed i miei anni, senza guidarli verso il Cielo… Se il Signore mi chiamasse ora all’improvviso, o caro Santo, che cosa mi sarebbe prepara­to? Protettore mio dolcissimo, insegnami la più elementare prudenza; a viver cioè sotto l’occhio di Dio.

LETTURA
Medita ancora Giulio Salvadori: «È l’uomo, Giuseppe, del dovere fatto per amor di Dio e del prossimo, a cui Dio dette d’esser difensore della Vergine nella sua di­vina maternità e custode del Fanciullo divi­no contro ogni offesa del mondo. È lo sposo che sa rispettare ed amare veramente l’in­comparabile compagna datagli da Dio e, anche contro l’apparenza, non sospetta di lei perché in lei ha fede incrollabile: la fede, il rispetto, l’amore di chi intende l’augusta di­gnità dell’anima di colei che può chiamare sua sposa; l’amore veramente nobile e puro incapace d’ombre della terra, perché prove­niente dal sereno che non si turba mai.
Egli è il custode che può assumere degna­mente il nome di padre, e riceverlo da una Madre come Maria, perché non guarda a fa­tiche, né a strapazzi, né a dolori, né al ri­schio della vita per salvare il Fanciullo che gli è stato affidato; pronto per questo a la­sciare la patria e andare in paese straniero, sconosciuto, idolatra, obbediente senza indu­gi all’avviso divino, perché anche il suo amo­re è pronto senza indugi al sacri zio. E in­sieme è l’uomo della visione, che nell’umile pazienza è sostenuto dall’anticipazione del­la gloria futura, dalla presenza sensibile del­l’aiuto divino, dalla vita della speranza».

FIORETTO
Sorveglierò le mie parole, per non manca­re alla prudenza cristiana.

GIACULATORIA
Giuseppe prudentissimo, prega per noi.
Con cuor prudente passi, ed al Cielo volti fidente lo sguardo anelo.

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