Marzo: Mese di San Giuseppe – 13° Giorno

stellamatutina-san-giuseppe-con gesù…E fui come un pellegrino. Giobbe 19, ts.

1. Giuseppe ha conosciuto l’esilio.
È uno dei più cocenti dolori per un’ anima ben nata l’esser costretto lontano dal proprio paese. Il paese nativo, la patria, ti si presenta col volto di una madre; e si sta tanto male lontano dalla mamma. C’è la nostalgia della patria come c’è quella della madre. Giuseppe non si unisce a coloro i quali affermano che la patria è dove si sta bene. Questa è la filo­sofia dei senza cuore. Il cristiano è e vuol es­ser l’uomo del cuore, perché è figlio della carità, perché è l’uomo della carità. Non vie­ne da Dio? Non è fratello di Cristo? E Dio e il suo Cristo non sono la carità viva e infini­ta? Giuseppe, che va in Egitto, per obbedire al Signore e salvare la Madre e il Figlio di Dio, ha l’occhio umido di pianto.

2. Giuseppe soffre le durezze dell’esilio.
Si ha un bel dire, a star lontani dalla pa­tria, c’è sempre, anche nella migliore delle ipotesi, qualcosa da soffrire. Come sarà stata accolta la sacra Famiglia in terra d’Egitto? Il nuovo Giuseppe, seguendo le vie del­l’antico Giuseppe, avrà avuto anch’egli le sue ore d’agonia. Per fortuna, su i poveri fuggia­schi vegliava benigno il Cielo.
Ma le sofferenze, le privazioni, la solitu­dine non eran per ciò meno pungenti. Il Si­gnore per lo più consola nel dolore; ma non sempre, anzi molto di rado, allontana quag­giù la causa del dolore. Giuseppe soffre nel­l’esilio e più soffre poiché, nel tormento, gli son compagni i due cari esseri affidatigli dall’Altissimo.

3. Non siamo esuli anche noi?
Il cristiano non ha quaggiù, secondo le parole di Paolo apostolo, una città permanen­te.
Egli invero non è cittadino della terra, ma cittadino del Cielo; la terra è l’esilio, il Cielo è la patria.
O non siamo noi forse di quelli che si trovan così bene sulla terra che al Cielo non guardan neppure e del Cielo non hanno pun­to desiderio?
Domandiamocelo: e arrossiamo di esser tanto lontani dall’esempio del pio Giuseppe e degli altri santi di Dio.
Giuseppe buono, che sai le prove del­l’esilio e il tormento dell’incertezza, della novità, dell’indifferenza, forse del disprezzo, in terra straniera, suggeriscimi le tue sante disposizioni, perché anch’io tragga profitto dalla mia condizione d’esilio. Il cristiano non può riposarsi che in Dio; e in Lui solo tro­vare la profonda gioia della vita che non muore. Non permettere che io mi attacchi alla terra, che debbo un giorno, chi sa quanto presto! lasciare: mettimi invece nel cuore il vivo desiderio di Dio, ineffabile Patria dei Santi.

LETTURA
Sulla fuga in Egitto, Mons. Dadolle ha que­ste care considerazioni: prendi il bambino, sal­valo!»
«Il bambino è il nostro Salvatore, che in questa circostanza ha bisogno di un salvato­re. Se Giuseppe non ci fosse stato, Gesù bam­bino sarebbe caduto sotto il ferro dei massacratori d’innocenti, come un giorno, venuta la sua ora, egli è caduto nelle mani dei suoi carnefici.
Mistero quanto si vuole, ma realtà incon­futabile, questa collaborazione necessaria delle cause seconde ai più grandi disegni di Dio.
Il fiat della Vergine ha deciso l’Incarna­zione e dalla risposta di Giuseppe all’Ange­lo è dipesa la salvezza del Salvatore del mon­do. Ancora una volta, per quanto strana ap­parisca una tale subordinazione del piano divino alla corrispondenza dalle nostre vo­lontà, il fatto è così vero che ci dispensa dal ricercarne le cause. Ma quanto onore ci of­fre Dio, associando le piccole nostre attività ai suoi sovrani voleri!
Giuseppe, l’eroe di questa fuga, è la prov­videnza sensibile della salvezza di tutto il ge­nere umano: tale è la sua gloria, tale la ricom­pensa al suo mirabile distacco».

FIORETTO
Penserò, nei momenti di raccoglimento, che sono esule anch’io, in attesa della patria del Cielo.

GIACULATORIA
O illustre discendente di David, prega per noi.
Se dell’esilio aspra è la via, ti sono balsamo Gesù e Maria.

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