Mater castissima, ora pro nobis

stellamatutina-litanie-lauretane-padre-alessandro-apollonio«Inviolata, integra et casta es Maria» (Sequenza liturgica). La castità è la virtù che regola, secondo ragione e secondo Dio, l’istinto riproduttivo dell’uomo, non esclusa la componente affettiva ad esso collegata.

La natura umana, a suo modo, condivide con quella delle innumerevoli “famiglie” della vasta classificazione zoologica l’inclinazione fisica deputata alla propagazione della specie, ma non condivide con nessun’altra creatura la virtù della castità. La ragion d’essere di questo abito morale è nell’armonia psico-somatica propria ed esclusiva dell’uomo. È, in termini tecnici, una perfezione “mista”, spirituale e organica.

Gli animali “bruti” non possiedono la virtù della castità perché non hanno una “psiche” razionale (ossia l’anima spirituale); nemmeno gli Angeli possiedono questa virtù, in senso proprio, perché non hanno un corpo (soma, in greco). Gli Angeli santi sono spiriti purissimi, ma non esercitano la virtù della castità perché non devono regolare nessun istinto riproduttivo, non avendo né il corpo, né la facoltà generativa connessa al corpo. La castità compete loro, semmai, in modo analogico e privativo, perché sono spiriti incorrotti dal peccato e alieni dal vizio opposto alla castità, che è la lussuria.

Se questa è la castità, allora si capisce che essa compete a tutti i cristiani indistintamente, sebbene debba essere vissuta in modo distinto a seconda dello stato di vita. Altro è il modo della castità giovanile, altro è il modo della castità coniugale, altro è il modo della castità consacrata. Quest’ultima è la castità più perfetta, ossia verginale, e compete propriamente a Maria.

Maria è Madre castissima perché il suo corpo, con tutti i suoi istinti, fu sempre perfettamente soggetto all’anima, senza alcun moto di concupiscenza, come, senza alcun moto di disobbedienza, la sua anima fu sempre perfettamente sottomessa a Dio. La castità superlativa e assoluta di Maria è verginale perché mai la sua anima ha desiderato una maternità naturale per il suo corpo, né il suo corpo ha mai sospirato una consolazione contraria al desiderio dell’anima. Anima e corpo di Maria, sin dal primo istante del concepimento, sono stati irrevocabilmente e liberamente offerti, consacrati a Dio per la sua gloria e per realizzare il suo regno tra gli uomini.

La verginità di Maria è la virtù che perfeziona al massimo grado la castità, secondo Dio e oltre la natura, perché sacrifica la fecondità naturale dell’essere umano per attingere alla fecondità soprannaturale dell’essere divino. Maria è il modello esemplare di questa castità verginale che, a partire da Lei, ha attirato e continuerà sempre ad attirare miriadi di anime generose, lungo il corso dei secoli, all’amore indiviso di Dio.

Il voto di verginità di Maria fu assoluto, perché ispirato da Dio, e non semplicemente relativo a contingenze psicologiche o storico-culturali. Questo è l’insegnamento che traspare dai Vangeli dell’infanzia, soprattutto dal racconto dell’Annunciazione. Questo è l’insegnamento, tra gli altri, del beato Giovanni Duns Scoto e della beata Madre Teresa di Calcutta, la quale, nelle Costituzioni delle Missionarie della Carità (art. 44), presenta l’amore verginale di Maria quale modello esemplare per le sue suore con queste parole:

«L’amore di Maria per la purezza era così grande che Ella era pronta a rinunziare ad essere la Madre di Gesù. Ella non voleva che alcuno dividesse il suo amore per Dio. Solo dopo la spiegazione dell’Angelo Ella disse “sì”».

La ragione ultima della verginità della Madonna, come quella di ogni consacrato, risiede nella vocazione ad amare Dio con cuore indiviso: «Chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, e si trova diviso! Così la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito» (1Cor 7,33-34). Queste parole di san Paolo non possono non riferirsi principalmente a Maria.

Ella, pur essendo sposa di san Giuseppe, era come se non lo fosse, perché il suo stesso sposo visse in pienezza, ben prima di san Paolo, la raccomandazione dell’Apostolo: «Quelli che hanno moglie vivano come se non l’avessero» (1Cor 7,29). Se così non fosse, non avrebbe avuto alcun senso l’affermazione di Maria: «Non conosco uomo» (Lc 1,34), perché l’avrebbe certamente conosciuto se l’uomo che Dio le aveva messo accanto non avesse potuto affermare, con tutta verità, «non conosco donna». Eppure era nei diritti di lui annullare il voto di Maria, sua sposa, secondo quanto insegna la Legge di Mosè, che egli ben conosceva, essendo uomo «giusto» (Mt 1,19).

«Quando una donna avrà fatto un voto al Signore – si legge nella Sacra Scrittura – e si sarà obbligata ad una astensione, mentre è ancora in casa del padre, durante la sua giovinezza, […] se il marito, quando ne viene a conoscenza, le fa opposizione, egli annullerà il voto che essa ha fatto e l’obbligo di astensione che essa si è assunto […]. Il marito può ratificare e il marito può annullare qualunque voto e qualunque giuramento, per il quale essa sia obbligata a mortificarsi» (Nm 30,4.9.14). E così la verginità consacrata di Maria viene sancita e ratificata dall’autorità, in certo modo, sacerdotale di san Giuseppe, con il quale Maria forma la prima famiglia cristiana della storia, modello esemplare di ogni altra famiglia, nel matrimonio e nella vocazione religiosa.

L’amore verginale di Maria Santissima e san Giuseppe è modello di ogni altro amore casto, verginale o coniugale. Questo, ovviamente, relativizza molto la dimensione copulativa all’interno del matrimonio cristiano, il quale, per sua natura, tende a trascendere l’elemento corporeo, per privilegiare la fusione degli spiriti in Dio (chi ha orecchi per intendere, intenda).

Come tutte le virtù cristiane, anche la castità non sarebbe vera virtù se non fosse “informata” dalla carità. L’Amor di Dio, in uno spirito incarnato qual è l’uomo, produce ed esige la castità. Maria fu castissima perché innamorata di Dio al massimo grado.

La discendenza adamitica tende alla lussuria perché il peccato di natura fa sì che l’amore egoistico prevalga sull’amore agapico. L’amore egoistico porta a questa funesta conseguenza: impossessarsi del proprio corpo e sottrarlo al servizio di Dio per metterlo al servizio di sé. La lussuria altro non è che un furto ai danni di Dio, frutto velenoso del disordinato amore di se stessi.

A questo gravissimo male che affligge l’umana natura, Dio ha voluto porre rimedio per mezzo della nostra castissima Madre comune.

Facciamo nostra, dunque, la seguente esortazione della beata Madre Teresa di Calcutta alle sue suore: «Chiediamo alla Madonna di chiudere i nostri cuori nel suo Cuore, così che noi possiamo crescere nell’amore di Gesù attraverso la castità».

FONTE: Padre Alessandro M. Apollonio; LE LITANIE LAURETANE. PREGHIERA MARIANA, PREGHIERA DELLA CHIESA;  © 2013,  CasaMarianaEditrice
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