Messico: Guadalupe (1531)

Il santuario mariano più visitato del mondo, contrariamente a quanto normalmente si pensa non è Lourdes, e neppure Loreto o Fatima. Con gli oltre venti milioni di pellegrini che lo visitano ogni anno, il santuario di Nostra Signora di Guadalupe, in Messico, è il più frequentato e amato non solo di tutto il Centro e Sud America, ma del mondo intero. Sono pellegrini di ogni razza e d’ogni condizione – uomini, donne, bambini, giovani e anziani – che vi giungono dalle zone limitrofe alla capitale o dai centri più lontani, a piedi o in bicicletta, dopo ore o, più spesso, giorni di cammino e di preghiera.

L’apparizione, nel XVI secolo, della “Virgen Morena” all’indio Juan Diego è un evento che ha lasciato un solco profondo nella religiosità e nella cultura messicana. La Basilica ove attualmente si conserva l’immagine miracolosa è stata inaugurata nel 1976. Tre anni dopo è stata visitata da papa Giovanni Paolo II che, dal balcone della facciata su cui sono scritte in caratteri d’oro le parole della Madonna a Juan Diego: “No estoy yo aqui que soy tu Madre?” (“Non ci sono qui io che sono tua Madre?”), ha salutato le molte migliaia di messicani confluiti al Tepeyac; nello stesso luogo, nel 1990, ha proclamato beato il veggente Juan Diego, che è stato infine canonizzato nel 2002.

Che cosa era accaduto in quel lontano secolo XVI? Con lo sbarco degli spagnoli nelle terre del continente latino-americano aveva avuto inizio la lunga agonia di un popolo che aveva raggiunto un altissimo grado di progresso sociale e religioso. Il 13 agosto 1521 aveva segnato il tramonto di questa civiltà, quando Tenochtitlan, la superba capitale del mondo azteco, unito sotto la guida dell’imperatore Montezuma, fu saccheggiata e distrutta dai conquistadores spagnoli al comando del capitano Hernàn Cortés.

Questa immane tragedia che ha accompagnato la conquista del Messico da parte degli spagnoli, ha sancito da un lato la completa caduta del regno degli aztechi e dall’ altro l’affacciarsi di una nuova cultura e civiltà originata dalla mescolanza tra vincitori e vinti. Cortés fece costruire dappertutto Chiese cattoliche e volle che gli Aztechi si lasciassero battezzare; Juan Diego fu tra i primi a farlo volontariamente. È in questo contesto che, dieci anni dopo la conquista di Tenochtitlan, va collocata l’apparizione della Madonna a un povero indio di nome Juan Diego, nei pressi di Città del Messico, la mattina del 9 dicembre 1531.

Il racconto delle apparizioni

In questo giorno Juan Diego (1474-1548), originario di Cautitlan, appartenente alla tribù degli indigeni macehuales, battezzato da poco e già molto devoto alla Madonna, che considerava sua Madre, stava attraversando la collina del Tepeyac per raggiungere la città di Tlatilolco. Doveva recarsi nella Chiesa di Santa Cruz per celebrare la festa dell’Immacolata e si era incamminato a mezzanotte per percorrere i ventiquattro chilometri che lo separavano da questa meta. Passando dunque vicino la collina del Tepeyac (dove nell’ antichità si trovava un tempio pagano dedicato al dio serpente 1), l’indio è attratto da un canto armonioso di uccelli e dalla visione dolcissima di una Donna che lo chiama per nome con tenerezza.

La Signora gli dice di essere “la Perfetta Sempre Vergine Maria, la Madre del verissimo ed unico Dio” e gli ordina di recarsi dal vescovo a riferir gli che desidera le si eriga un tempio ai piedi del colle. Ecco il testo completo delle sue parole: “Juanito, tu sei il più piccolo dei miei figli, dove stai andando? Sia ben inteso da te che tu sei il più piccolo dei miei figli e che io sono la Perfetta Sempre Vergine Maria, la Madre del verissimo ed unico Dio, fonte di vita, del Creatore che tutto comprende, Signore del cielo e della terra.

Ardentemente desidero che mi sia costruito qui un tempio, dove io possa offrire tutto il mio amore e la mia compassione, l’aiuto e la protezione perché io sono la vostra Madre misericordiosa, tua e di tutti gli abitanti di questa terra, dei devoti che mi invocano con fiducia e dei quali sento i lamenti. lo voglio perciò porre rimedio ai loro dolori, a tutte le difficoltà e le sofferenze mostrandomi in questo luogo di culto che sarà costruito per tuo mezzo per realizzare la mia clemenza. Tu andrai perciò al palazzo del vescovo di Città del Messico a dirgli che ti ho mandato io e che desidero che mi costruisca un tempio sulla spianata. Gli dirai esattamente quanto hai visto e udito, sii certo che io ti sarò molto grata per questo compito e tu meriterai una ricompensa per lo sforzo e la fatica di aver compiuto la mia missione. Va’ e adempila, adesso che hai ben compreso il mio comando”. Juan Diego corse subito dal vescovo, ma non venne creduto.

Tornando a casa la sera, incontrò nuovamente sul Tepeyac la Vergine Maria, a cui riferì il suo insuccesso, chiedendo di essere esonerato dal compito affidatogli, di cui si sentiva indegno. La Vergine, per contro, gli ordinò di tornare il giorno seguente dal vescovo, il quale, dopo avergli rivolto molte domande sul luogo e sulle circostanze dell’ apparizione, gli chiese un segno; la Vergine promise di darglielo l’indomani. Ma il giorno seguente Juan Diego fu trattenuto: un suo zio, Juan Bernardino, gravemente ammalato aveva bisogno dei sacramenti e lui venne inviato di buon mattino a Tlatilolco a cercare un sacerdote che confessasse il moribondo; giunto in vista del Tepeyac decise perciò di cambiare strada per evitare l’incontro con la Signora.

Ma la Signora era là, davanti a lui, e gli domandò il perché di tanta fretta (“Cosa accade, figlioletto mio, dove vai?”). Juan Diego si prostrò ai suoi piedi e le chiese perdono di non poter compiere l’incarico affidatogli presso il vescovo, a causa della malattia mortale dello zio. La Signora lo rassicurò: suo zio era già guarito, e lo invitò a salire sulla sommità del colle per cogliervi i fiori. Juan Diego salì e con grande meraviglia trovò sulla cima del colle dei bellissimi “fiori di Castiglia”: era il 12 dicembre, giorno del solstizio d’inverno, e né la stagione né il luogo (una desolata pietraia) erano adatti alla crescita di fiori del genere. Juan Diego ne raccolse un mazzo che portò alla Vergine, la quale però gli ordinò di presentarli al vescovo come prova della verità delle apparizioni. Juan Diego ubbidì e giunto al cospetto del presule, aprì il suo mantello: all’ istante sulla “tilma” si rese manifesta alla vista di tutti l’immagine della S. Vergine.

Di fronte a tale prodigio, il vescovo cadde in ginocchio e con lui tutti i presenti. La mattina seguente Juan Diego accompagnò il presule al Tepeyac per indicar gli il luogo in cui la Madonna aveva chiesto di erigerle il tempio. Nel frattempo l’immagine, collocata nella cattedrale, diventò presto oggetto di una devozione popolare che si è conservata ininterrotta fino ai nostri giorni. La Dolce Signora che si manifestò sul Tepeyac non vi apparve come una straniera. Ella infatti si presentò come una meticcia o morenita, indossando una tunica con dei fiocchi neri all’ altezza del ventre (che nella cultura india denotavano le donne incinte): una Madonna dal volto nobile, di colore bruno, mani giunte, vestito roseo, bordato di fiori. Un manto azzurro mare, trapuntato di stelle dorate, copriva il suo capo e le scendeva fino ai piedi, che poggiavano sulla luna. Alle sue spalle il sole risplendeva sul fondo con i suoi cento raggi.

L’immagine dipinta sul mantello è un’ achiropita: gli studi hanno dimostrato che non è stata dipinta da mani di uomo. Inoltre, nel 1929, un minuzioso esame scientifico scoprì che nelle pupille degli occhi di Maria è riflessa, come in una pellicola fotografica, l’immagine del veggente e di altre persone presenti al miracolo delle rose. Il fenomeno risulta scientificamente inspiegabile.

La simbologia ed il significato delle apparizioni

Il messaggio della Vergine di Guadalupe è molto bello e profondo, pur nella sua estrema semplicità. Si notano anzitutto dei richiami all’immagine apocalittica della donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi (a simboleggiare il potere che la Madonna ha sulla Chiesa) e vestita di sole (a simboleggiare la pienezza di grazia e di virtù che ha ricevuto da Gesù, sole di giustizia).

La modalità con cui la Madonna si è manifestata (gli abiti, il colore della pelle ed altri particolari che vedremo nei dettagli) ha come fine quello di mostrare il suo volto materno e trasmettere un’immagine viva della misericordia di Dio, probabilmente per rettificare la brutta immagine del Cristianesimo lasciata dai Conquistadores, che avevano portato in Messico, insieme alla nuova religione, anche tanta violenza e tanto sangue. Il fatto che la Madonna sia apparsa come una meticcia (sicuramente la sua carnagione reale non è così) e vestita come qualunque indigeno è quanto mai chiaro ed emblematico: sta dicendo ai Messicani che Ella è una di loro, e dunque essi sono preziosi, belli ed importanti per Lei (e quindi per Dio) così come sono, e che Ella vuole essere la loro Consolatrice e Madre tenerissima. Pur essendo “la perfetta e Sempre Vergine, Madre del Creatore e del vero Dio” (che è la Santissima Trinità e non gli idoli aztechi), Ella è loro vera Madre di misericordia, tenerissima, dolcissima e consolatrice di ogni afflizione.

Afferma di conoscere le sofferenze del popolo azteco travagliato e di volerle compatire e sollevare; ordina di costruire un luogo di culto (particolare ricorrente in moltissime apparizioni mariane) perché vuole che le persone comprendano che le grazie che ivi vengono elargite provengono dalla sua intercessione e mediazione. Le apparizioni mariane, sotto questo punto di vista, rappresentano un luminosissimo esempio di teologia del luogo e dello spazio sacro, come ambiente necessario all’uomo per entrare in contatto col Trascendente.

Ma alcuni particolari della tenerezza di Maria possono essere colti solo vedendo, nel dettaglio dei particolari, la delicatezza con cui Ella ha voluto parlare con i gesti, prima e più ancora che con le parole. Vediamo dunque l’icona della Madonna di Guadalupe per poi contemplarne i vari dettagli:

VOLTO DELLA VERGINE

Il volto della Vergine di Guadalupe è decisamente meticcio: il meticcio è un incrocio tra il bianco degli europei e lo scuro degli indigeni. L’età approssimativa della giovane è di circa 16 anni. In Maria (e dunque in Gesù) si riconcilia l’umanità: né Giudei, né Greci, né schiavi né liberi, ma una sola cosa in Gesù, come disse san Paolo. Gli occhi esprimono tutta la vitalità della sua giovinezza e comunicano il suo amore. Lo sguardo è abbassato, perché nella mentalità india guardare negli occhi una persona era un gesto offensivo; il capo è inclinato a simboleggiare che non siamo schiavi ma figli.

RAGGI

Dentro la mandorla luminosa che incornicia la Vergine partono raggi luminosi quasi a voler annunciare la venuta di Gesù Cristo, il Figlio di Dio. I suoi raggi illuminano tutto il creato; essi sono a forma di freccia e simboleggiano l’ascesa spirituale.

BOCCA

La bocca della SS. Vergine è anatomicamente perfetta.
Essa è molto piccola, dà l’impressione che faccia un piccolo e dolce sorriso.

MANI DELLA VERGINE

La Vergine ha le mani giunte, si trova in un atteggiamento di costante preghiera per chiedere a Gesù Cristo protezione e rifugio. Si crede che le mani formino una piccola casa: “la sua piccola casa” consacrata a lei. Si traduce in questa posizione la fusione e l’unione delle due culture. Le mani inoltre richiamano la cima del monte Tepeyac, coronato dalla croce di Cristo, come nel medaglione.

CINTURA (abbigliamento di una nobil donna)

La cintura nera o fascia, simboleggia, nella cultura india, l’attesa di un figlio. Le donne indigene si distinguono durante la loro gravidanza proprio per indossare questo nastro nero nella parte alta del ventre. La cintura termina con un angolo e richiama una figura divina.

TEPETL

La montagna richiama la forma di un cuore e sembra quasi formulare parole e canti, come una sorta di II messaggio universale” da offrire a tutta l’umanità. Il Tepeyac, il cui significato è “montagna o colle del cantare e del parlare divino”, vede ogni 52 anni svolgersi un rito indigeno. Il Tepetl ha cinque direzioni: oriente, occidente, nord, sud e lo Zenit.

MANTO

M. Rojas ha scoperto una correlazione tra le stelle del manto della Vergine e quelle del cielo nel solstizio dell’ inverno del 1531. Qui sono ricostruite le costellazioni e le principali stelle. Alcune costellazioni, cadono in posizioni significative: la Corona Boreale sulla fronte; la Vergine sulle mani giunte; il Leone sul ventre gravido; Orione, il mitico gigante, sul1’angelo che sostiene la Vergine. Le stelle Sono 46 di otto punte. Questi disegni mostrano ben visibili gli elementi essenziali presenti sulla tilma. Qui vediamo le principali costellazioni individuate nel manto della Vergine.

OCCHI DELLA VERGINE

Grazie alle scoperte scientifiche più avanzate e alla tecnologia informatica il Dott. J.A. Tonsman scoprì la presenza di 13 personaggi all’ interno degli occhi della Vergine. Nel piccolo diametro della cornea (esclusa scientificamente la pittura per mano d’uomo) sono visibili i protagonisti dell’ evento.

NUVOLE

Le nuvole posizionate attorno all’immagine, vengono associate, dagli indigeni, all’ elevazione spirituale verso il divino. Simboleggiano l’arrivo di una nuova era dove il “Verbo si fece carne ed abitò in mezzo a noi” .

TUNICA DELLA VERGINE

La tunica è di colore rosso e rappresenta il colore della terra. Contiene delle figure ricamate in oro, che è il metallo divino. Il messaggio è espresso con nove decorazioni floreali che rimanderebbero alle nove tribù o popoli originari dell’ Aztlan. Si nota un pezzo in più di tela girata da un orlo dorato che assomiglia al mantello, i cui bordi toccano l’angelo, segno di unione tra cielo e terra.

GEROGLIFICI DELLA TUNICA

I tagli degli addobbi floreali che nascono dal mantello della Vergine simbolo del cielo, venivano dipinti dagli indigeni. Simboleggiavano il percorso dei fiumi che irrigavano i campi. Le foglie e i fiori che nascono dal taglio del fiume rappresentano il fuoco nuovo, l’acqua bruciata invece è una metafora della guerra.

Questi simboli segnano l’inizio di un nuovo popolo che nasce da Maria Santissima, trionfante e portatrice di rinnovamento. In basso c’ è un fiore non sbocciato e una foglia molto grande, che significano !’insistenza del messaggioo La tunica ha 5 varietà di fiori: il primo di 4 petali, che è il più importante, rappresenta il Piccolo Sole; il secondo con 8 fiori di 8 petali ciascuno, che rappresenta la congiunzione del Sole e di Venere; il terzo è rappresentato con 3 fiori e un bocciolo; il quarto nasce appena dal bordo; il quinto fiore rappresenta Venere.

FIORE CON OTTO PETALI

Si notano otto fiori con rispettivi otto petali, essi simboleggiano le otto congiunzioni del Sole e di Venere che a loro volta coincidono a centoquattro anni solari. L’anno consacrato è di 260 giorni, mentre quello solare è di 365, l’anno di Venere è di 584 giorni. I tre calendari coincidono con l’apparizione della Vergine Santa di Guadalupe avvenuta il 12 dicembre del 1531.

FIORE CON QUATTRO PETALI

Per la cultura indigena questo fiore posizionato all’ altezza del ventre indica i quattro punti cardinali, le quattro stagioni, le quattro epoche passate, il quinto sole della pienezza (che coincide con il solstizio dell’inverno del 1531). Questo fiore richiama il luogo di Dio (Omeyocan). La Vergine è gravida e il bambino è il Sole atteso che porta la Vita.

DISEGNI – CODICI

I vari disegni che si trovano nelle maniche della tunica della Vergine, potrebbero essere una scala di codici degli indigeni si suppone siano una mappa della città del Messico. Nel lato sinistro si nota una figura di donna bianca, mentre nel destro una figura di una montagna che prende fuoco.

CIONDOLO DELLA VERGINE

Nella parte bassa del collo è posizionato un medaglione che è uguale a quello indossato dagli dèi, veniva portato all’ altezza del torace o sul petto a simboleggiare la propria anima che donava vita. Nel medaglione si nota un bordo nero, al centro è rappresentata una croce.

SCARPETTA DELLA VERGINE

La scarpetta della Vergine si intravede sulla punta della luna, il colore è simile alla cenere.

L’ANGELO

L’ angelo indica la comunicazione tra il cielo e la terra ed è il simbolo di San Juan Diego, “l’uomo fedele e vero” che ci insegna come arrivare alla Vergine Morena del Tepeyac.
Quest’ angelo ha ali simili a quelli dell’ aquila, simbolo della Granteenochtitlan (l’aquila che divora il serpente). Ha le mani rivolte verso l’alto (gli indigeni così rappresentano i loro dèi). Con una mano sostiene il mantello e con l’altra la tunica. La simbologia è chiara: chi è illuminato da Maria, vince il serpente e i culti idolatrici.

CAPELLI DELL’ ANGELO

Gli indigeni per distinguersi tra le diverse classi sociali, si rasavano il capo in maniera diversa. La caratteristica dei “Macehuales” (gente del popolo) era quella di radersi il capo, gesto che significava: “essere meritato per il sangue di dio”.
Ora, tutti i battezzati erano rasati e facevano parte di qualche ordine religioso. Con questo particolare si vuol dire che il cattolicesimo non distrugge gli usi indigeni, ma ne trasforma il significato. L’angelo è illuminato direttamente dal corpo della Vergine, che si presenta in questo modo come Mediatrice di grazia.

LUNA

La Vergine poggia i piedi sulla luna, ella è il Sole che danzando emana fertilità e vita attraverso le diverse fasi. La luna (tenochitlan) indica nobiltà che non schiavizza nessuno.

Fonte: LE APPARIZIONI DI MARIA , Don Leonardo M. Pompei, Mimep-Docete.

_______________

1. A questo dio azteco venivano ogni anno sacrificate ritualmente migliaia di persone.

Print Friendly, PDF & Email

Guarda anche...

Olanda: Amsterdam (1945-1959)

Nel 1917, in coincidenza dell’ultima apparizione di Maria a Fatima (13.10), la Madonna inizia a …

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *