13° giorno: Perché lo smarrimento di Gesù?

La gravità del dolore della Madonna per lo smarrimento di Gesù, che era restato solo a Gerusalemme, senza avere avvertito i genitori, è data soprattutto dalla sua inspiegabilità apparente.

Per evitare un dolore così terribile, infatti, sarebbe bastato che Gesù avesse avvertito i genitori del suo bisogno di restare a Gerusalemme ancora per qualche giorno, evitando, in tal modo, di sottrarsi nascostamente ai loro sguardi e risparmiando a loro, di conseguenza, la dolorosa prova di tre giorni di angoscia amarissima.

Restando Gesù da solo a Gerusalemme, invece, all’insaputa dei genitori (che lo credevano presente nella carovana in cammino per il ritorno a Nazareth), non può non apparire chiaro che il punto più amaro di tutto l’evento è dato dalla constatazione evidente secondo cui tale grande dolore dei genitori è stato voluto e provocato precisamente da Gesù: è Gesù stesso, cioè, che ha voluto e ha scelto di arrecare quella terribile sofferenza alla sua Mamma e a san Giuseppe, suo padre putativo. Con il padre Faber si potrebbe anche dire che «Gesù leva dal cuore di Maria la spada di Simeone e vi immerge la sua». Come mai? La risposta a questo doloroso interrogativo ci può venire soltanto dal progetto divino della Redenzione universale da realizzare nel tempo stabilito.

Gesù è il Redentore, Maria è la Corredentrice, secondo il piano salvifico voluto da Dio nella sua imperscrutabile sapienza. La sofferenza, perciò, deve essere l’anima della Redenzione. La Redenzione espiatrice del “peccato”, quindi, non può realizzarsi che nella sofferenza.

A Betlemme, infatti, nella povera e misera stalla per il Natale di Gesù, quanta sofferenza! Nella Presentazione di Gesù Bambino al Tempio, ugualmente, alle parole del santo vecchio Simeone sulla “spada che trapassa l’anima” di Maria Santissima, quanta sofferenza! La fuga precipitosa della Sacra Famiglia in Egitto, infine, come poveri perseguitati costretti all’esilio, per salvare la vita di Gesù Bambino, quanta sofferenza! È evidente che la sofferenza è l’anima conduttrice della Redenzione universale.

Orbene, smarrire Gesù, ragazzo dodicenne, a Gerusalemme, e ritrovarlo al terzo giorno di ricerca affannosa e di sofferenza amarissima, è stato, soprattutto per la Madonna, un capitolo acerbo di dolore redentivo che ha fatto penetrare più in profondità la “spada” del dolore e che doveva appunto servire a portare avanti il piano salvifico di Dio, preparando, in certo senso, il capitolo finale di sangue iniziato nell’orto del Getsemani e terminato sul Calvario.

È stato ben detto da molti, infatti, che, nei suoi tre giorni di separazione dai genitori, Gesù ha voluto in certo modo anticipare, profeticamente, alla sua Mamma Corredentrice, i “tre giorni” di amarissima separazione e di dolore senza misura del Giovedì Santo, del venerdì Santo e del Sabato Santo; e nello stesso tempo ha voluto già offrire alla Mamma un’occasione di sofferenza davvero angosciosa: una sofferenza, appunto, simile a quella futura “assenza” durante il triduo della Passione e Morte, una sofferenza, perciò, particolarmente feconda di grazia per la sua missione materna di Corredentrice.

La sofferenza dei tre giorni dell’assenza di Gesù dodicenne, però, non poteva non essere particolarmente acuta per la Madonna, poiché, a differenza della separazione dolorosissima che sarebbe avvenuta nel triduo della Passione e Morte e che la Madonna già aveva appreso leggendo il profeta Isaia, questa separazione da Gesù dodicenne a Gerusalemme, invece, si può ben pensare che fosse da Lei del tutto ignorata. In più, in questa occasione, il pensare a Gesù che aveva soltanto dodici anni e che per tre giorni si trovava da solo in una grande città come Gerusalemme, non poteva che angustiare al massimo la Madonna e san Giuseppe.

Ha scritto bene il pio Abbatelli affermando che per Maria Santissima la sofferenza dell’assenza inspiegabile di Gesù per tre giorni interi non poteva non essere incommensurabile pensando che vivere «scompagnata da Gesù, era per Lei più che rapirle il cuore dal petto, la vita dal cuore, il paradiso dall’anima» (p. 177), e che soltanto «nelle pene di Gesù abbandonato dal Padre, noi riscontriamo un mistero conforme alle pene di questa Madre abbandonata dal Figlio» (p. 179).

È splendida questa riflessione del pio Abbatelli, che mette in ancora maggior risalto l’unità del disegno redentivo di Dio, e l’unità fra i due protagonisti primari della Redenzione universale, che erano il Redentore e la Corredentrice: anche qui, di fatto, la Corredentrice ha fatto unità con il Redentore per la missione salvifica da compiere.

Aveva ben ragione la serva di Dio Lucia Mangano di affermare con parole di grande sofferenza: «Quanto sono stolti gli uomini! Essi hanno veri tesori nella Passione di Gesù e nei dolori della Madonna, e non sanno approfittarne». Vogliamo forse appartenere anche noi a questi “stolti uomini”? La divina Madre Addolorata voglia salvarci!

PREGHIERA CONSIGLIATA: Corona dei Sette dolori della Beata Vergine Maria

FONTE: Settembre, Mese dell’Addolorata, P.Stefano M. Manelli, 22 agosto 2013, © Casa Mariana Editrice.
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