Marzo: Mese di San Giuseppe – 28° Giorno

stellamatutina-san-giuseppe-con gesùEcco come muore il giusto. Liturgia.

1. Quando morì Giuseppe.
Gesù non ha ancora lasciato la pia e labo­riosa casa nazarena, quando Giuseppe s’am­mala. Il servo buono e fedele, colui che ha imperniato in sé, nel suo sacrificio, nel suo lavoro, il governo della famiglia modello, è stanco ormai: non nello spirito, ma nel corpo.
Gli avrà già detto, il giovane Gesù, che Egli si sta preparando per uscire tra gli uomini a predicare, a morire? Non avrebbe diritto lui, Giuseppe, di assistere al trionfo tra gli umili di questo suo figlio putativo?
Giuseppe di una cosa sola s’è preoccupato, di compiere fedelmente l’opera di Dio. Ora non c’è più bisogno di lui: può dunque chiu­dere gli occhi in pace.

2. Dove morì Giuseppe.
Nella casa di Gesù. Si può ben chiamare così la casa di Nazaret. Muore, Giuseppe, tra le umili cose che hanno visto venir su come vigoroso bellissimo virgulto il Figlio di Dio fatto uomo, che hanno contemplato la delica­ta purissima tenerezza della Madre per eccel­lenza. Non c’è nulla che lo turbi d’intorno. Ogni cosa non ricorda che bene, ogni cosa gli è stata d’aiuto nel suo compito. A lui vien voglia di benedirle tutte… È un cantico di ri­conoscenza che gli sale dal cuore, tranquillo, puro, sereno. È l’ora, l’ora di Dio. Se questa è la casa terrena del Figlio dell’Altissimo e gli basta già tanto, che cosa sarà mai la casa del Cielo?

3. Come morì Giuseppe?
Tra Gesù e Maria. Ecco, sì, la sua spina… Lasciare Gesù e Maria. Sarà per poco, ma la separazione gli punge il cuore, sino a farglie­lo sanguinare. Ma è un attimo: è la natura che si risente. La grazia vince. Una parola di Gesù, uno sguardo di Maria: egli s’abbandona tutto in un’onda di soavità, che non è terrena.
Si pensi che neppure Maria avrà questa sorte beata: essere così, nel supremo passag­gio, assistita visibilmente dal cuore di Gesù.
Sul cuore di Gesù, Giuseppe s’addormenta in pace, sotto la carezza di Maria.
C’è, intorno, tutto un brusio d’ali.
Giuseppe purissimo, mi sento tutto inte­nerire al pensiero della tua morte beata: mi pare che sarà per me più facile morire, ora che ti ho contemplato morire… Gesù e Ma­ria ci sono anche oggi, e ci sei tu; e mi assi­sterete tutti, invisibili, nell’ultima ora. Di che temerò? Ma io, o Santo, non ho dato come te tutto al Signore, e tanto l’ho fatto soffrire. Ho troppo amato la vita del corpo, ho tanto tra­dito la vita dell’anima. Confuso e pentito, vo­glio oggi vivere secondo il tuo esempio: ot­tienimi il perdono e la santa perseveranza.

LETTURA
«Giuseppe – osserva Mons. Bougaud nel suo libro «Il cristianesimo e i tempi presen­ti» – dovette morire durante gli anni che Gesù passò nel silenzio di Nazaret, lavorando nel­la bottega del suo padre putativo.
Ma non si sa la data precisa della sua mor­te. Gli ultimi anni di quest’uomo, così gran­de nella sua umiltà, sono altrettanto scono­sciuti che i suoi primi.
Egli si muove, silenzioso e discreto, tra i divini segreti di Betleem e di Nazaret. Egli è il velo di misteri che il mondo non compren­derà che più tardi. Scelto per questa delicata missione, Giuseppe possiede tutte le qualità che essa esige: il riserbo, la modestia, l’oblio di se stesso, una celestiale assenza di curio­sità, e con questo una purezza d’angelo. Quando non c’è più bisogno del velo, egli s’invola silenziosamente nell’eternità. La sua fine ha lo stesso carattere d’assoluto distac­co che presenta la sua vita.
Muore prima delle maraviglie della vita pubblica di Gesù.
Se ne va, senz’aver visto nulla, ma non desiderando né rimpiangendo nulla; fidan­dosi di Dio che sarà fedelissimo alle sue pro­messe; fissando gli occhi su quel dolce e te­nero Fanciullo ch’egli sa chiamato a così grandi cose, e che, all’età di diciotto o vent’anni non ha ancor fatto altro che segare tavole e fabbricar aratri».

FIORETTO
Cercherò di prendere l’abitudine di fare ogni tanto, con cuore compunto, la prepa­razione alla morte.

GIACULATORIA
Patrono dei morenti, prega per noi.
Gli occhi si velano, l’alma è assopita… Gesù ti mormora: Io son la vita.

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