Educhiamoli alle buone abitudini

L’anno 1861 Don Bosco predicò gli Esercizi Spirituali ai giovani seminarisiti di Bergamo. “Tra questi giovani c’ero anch’io – raccontò più tardi il padre Scaini, gesuita. – Mi ricordo che in una delle prediche Don Bosco disse pressappoco così: “In una certa occasione potei domandare alla Madonna la grazia di avere con me in Paradiso molte migliaia di ragazzi (mi sembra che dicesse anche il numero di migliaia, ma non me lo ricordo!); la Madonna accettò e me lo promise. Se anche voi desiderate di appartenere a quel numero, sono felice di iscrivervi, a questa condizione però: dovete prendere la buona abitudine di recitare ogni giorno, per tutto il tempo della vostra vita, un’Ave Maria”.

Non so degli altri miei compagni, ma io da quel giorno presi subito l’abitudine di dire quell’Ave Maria. Passarono gli anni. Un giorno, trovatomi a Torino, andai a visitare Don Bosco e gli chiesi: “Se mi permette, vorrei domandarle schiarimenti sopra una cosa che mi sta molto a cuore. Si ricorda quando venne nel seminario di Bergamo a predicare gli Esercizi a noi ragazzi?”. “Sì, mi ricordo”. “Si ricorda che ci parlò di una grazia domandata alla Madonna e condizionata da un’abitudine?” e gli citai le sue parole. “Sì, mi ricordo”. “Bene: io quell’abitudine l’ho presa e l’ho sempre mantenuta; la reciterò sempre quell’Ave Maria. Ma lei ci ha parlato di migliaia di ragazzi; io ormai sono fuori di questa categoria e quindi temo di non appartenere più al numero fortunato”.
Don Bosco mi guardò, sorrise e poi con grande sicurezza mi rispose: “Continui quella buona abitudine, continui a recitare quell’Ave Maria e ci troveremo insieme in Paradiso”.

***

“Mi chiedete se l’abitudine è una seconda natura? Dirò di più: l’abitudine è dieci volte la natura”, diceva il Duca di Wellington, che sconfisse Napoleone a Waterloo, l’anno stesso in cui nasceva Don Bosco. L’abitudine è il volante della macchina sociale, è l’elemento conservatore più prezioso. Per instillare nel ragazzo delle buone abitudini, bisogna suggerirgli quattro cose fondamentali.

Occorre che il ragazzo inizi a prendere una buona abitudine con il maggior slancio possibile, con uno scatto iniziale come di un centometrista. Questo slancio darà un avvio e un impulso tanto forte che non sarà tentato di cedere così presto, come altrimenti gli potrebbe succedere, ogni giorno in cui rimanda una ricaduta, aumentano le probabilità che questa non avvenga mai.

Occorre insegnare al ragazzo a non tollerare nessuna eccezione, almeno fino a quando la nuova abitudine non si sia saldamente radicata nella sua vita. Ogni infrazione è come lasciar cadere un gomitolo di filo che si sta avvolgendo con cura: una sola caduta ne svolge più di quanto non se ne riavvolga in molti giri.

Agli inizi, bisogna riuscire a ogni costo. Un tale che voleva cominciare una coraggiosa iniziativa, ma che dubitava delle proprie forze, chiese consiglio al massimo poeta tedesco Goethe. “Ah – si sentì rispondere – non avete che da soffiarvi sulle mani”. Chi rinnova ogni giorno un proponimento preso, somiglia a chi, giunto sull’orlo del fosso da saltare, si ferma ogni volta e terno indietro a prendere la rincorsa.

Occorre insegnare al ragazzo a cogliere la prima occasione di agire per mettere in pratica la risoluzione presa. Cioè non bastano le buone intenzioni: occorre agire.

Occorre insegnare al ragazzo a conservare intatta la propria forza di volontà mediante la pratica spontanea di qualche piccolo sacrificio o rinuncia quotidiana. Cioè, insegnate al ragazzo a essere sistematicamente eroico in piccole cose non necessarie. Suggeritegli di fare ogni giorno qualcosa soltanto per il motivo che preferirebbe non farla, in modo che domani, nell’ora della prova e del collaudo, si trovi forte e preparato e resistere.

La mortificazione di questa specie è come l’assicurazione sulla propria casa. Il prezzo che si paga non reca un vantaggio immediato e forse non lo recherà mai. Ma se l’incendio dovesse scoppiare davvero, il fatto di avere pagato l’assicurazione significherà la salvezza dal disastro. Capita lo stesso a chi, giorno per giorno, si è agguerrito acquistando l’abitudine dell’attenzione concentrata, del volere energico, della rinuncia a cose non necessarie.

Se capissimo fino a che punto noi siamo un insieme ambulante di abitudini, ne cureremmo meglio la formazione.

Don Bosco aveva ragione quando diceva: “Continui quella buona abitudine e ci troveremo insieme in Paradiso”.

FONTE: Educhiamo come DonBosco, EditriceSalesiana

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