Educhiamoli a perdonare

Una domenica Giuseppe Brosio, un giovanotto molto affezionato a Don Bosco, notò che il Santo non era in cortile.

Strano! Si mise subito a cercarlo in ogni angolo della casa. Cerca e ricerca, finalmente lo trovò. Don Bosco era triste, sembrava che stesse per piangere.

Che le succede, Don Bosco? – gli chiese premuroso. Don Bosco taceva, chiuso nel suo dolore.

Il giovane insistette perché gli facesse conoscere il motivo di tanta sofferenza.
Uno dei nostri ragazzi – disse infine Don Bosco – mi ha oltraggiato e svillaneggiato. Per quel che mi riguarda, non mi importa punto; ma il peggio è che lui si trova su una brutta strada e chissà che fine farà.
Brosio si sentì toccare sul viso. Con una vampa di collera mostrò i pugni e assicurò a Don Bosco che ci avrebbe pensato lui a vendicarlo. Don Bosco lo guardò fissamente:
Tu vuoi vendicare Don Bosco, non è vero? Hai ragione: ma a un patto: la vendetta la faremo insieme. Sei contento?
D’accordo – gli rispose Brosio.
Allora vieni con me – lo invitò Don Bosco.
E lo condusse in chiesa a pregare per quel ragazzo insolente che lo aveva offeso.
“Credo che Don Bosco abbia pregato anche per me – ricordava più tardi Brosio – perché in un momento mi sentii un altro, letteralmente cambiato. Lo sdegno contro quel mio compagno si era mutato in perdono”.

Il perdono è il vertice della carità. Se la carità è un dono, il perdono è un raddoppio di dono. È una grazie che redime. La psicologia moderna insegna che la capacità di perdonare e di accettare il perdono è l’indice di un carattere ben equilibrato.

È inevitabile che ogni giorno qualche persona, anche senza volerlo, ci irriti, ferisca il nostro orgoglio, approfitti o abusi di noi, si mostri sconsiderata o ingrata.

Le piccole offese di solito si possono anche sopportare; ma quando si ripetono o diventano serie suscitano in noi una cieca volontà di rendere male per male. Sena la grazie del perdono, l’offesa genera offesa.

Occorre preparare i ragazzi a queste dure esperienze della vita e insegnare loro che bisogna perdonare. Quante volte perdonare? Sette volte? Gesù risponde: “Settanta volte sette”, cioè all’infinito.

Allenate fin da piccoli i vostri bimbi a perdonare ogni minimo sgarbo – consiglia padre Keller, il fondatore del movimento dei “Cristofori”. – Ne avranno bisogno soprattutto da adulti. Io sarei dell’idea che i giovani all’altare quando si sposano dovrebbero giurarsi perdono reciproco, oltreché fedeltà e amore reciproco. Il perdono reciproco salverebbe molti matrimoni e li renderebbe felici”.

La virtù risanatrice del perdono richiede soprattutto preghiera. Senza la preghiera il ricordo dell’offesa subìta resta piano di amarezza. È la preghiera che toglie il pungiglione e il veleno ai pensieri che ne rimangono.

Don Bosco era solito dare questo consiglio:
“Ricordatevi che perdonare vuol dire dimenticare per sempre”.

FONTE: Educhiamo come DonBosco, EditriceSalesiana

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