Perché la Chiesa, almeno in alcuni periodi storici, è stata così chiusa al progresso? Sembra quasi che ci fosse in Lei sempre un’ansia di conservare lo status qua. Non sembra questo un atteggiamento contrario allo spirito umano che va sempre cercando di evolversi per migliorare la propria condizione e quella degli altri? Come si pone il magistero della Chiesa davanti al progresso? Ruggero D.
In realtà la Chiesa non si è mai chiusa al progresso, ma anzi è stata molte volte stimolo ed efficace fucina di progresso. Basti pensare ai tempi apostolici, quando san Paolo, con molti secoli di anticipo nella lettera ai Galati chiaramente scriveva: Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù (Gal 3 ,28). Questa espressione denota un enorme progresso morale rispetto ai tempi che erano eminentemente schiavisti, maschilisti e razzisti, tanto da condannare intere categorie sociali all’oblio e alla privazione di qualsiasi diritto.
Durante le invasioni barbariche ci fu l’epopea dei monaci benedettini che in Occidente salvarono la cultura classica e cristiana da certa distruzione con il lavoro indefesso degli amanuensi. Non solo, ma salvarono anche l’economia e la vita stessa di intere popolazioni prodigandosi nella razionalizzazione delle coltivazioni e nell’edificazioni di villaggi e città fortificate.
Nel periodo del cosiddetto “Medio evo” ancora in ambito ecclesiale nacquero le prime università di fama mondiale (Bologna, Napoli, Parigi, Oxford), che ancora oggi sono lo specchio della cultura e del progresso di intere nazioni.
Anche in tempi moderni la creazione degli ospedali per i più poveri e gli istituti per 1’educazione della gioventù sono nati tutti in seno alla Chiesa. Lo stesso progresso cosiddetto “scientifico” basato sull’osservazione empirica, che sembra il fiore all’occhiello del pensiero moderno, . tendenzialmente ateo e agnostico, annovera tra i suoi membri anche esponenti della Chiesa come Cusano, Copernico e Mendel, che erano sacerdoti, o comunque laici credenti ed impegnati come, Newton, Galileo, Volta e tanti altri.
Come ebbe a dire Paolo VI nel suo Credo del Popolo di Dio, «la Chiesa si interessa del vero bene temporale degli uomini. Mentre non cessa di ricordare ai suoi figli che essi non hanno quaggiù stabile dimora, essa li spinge anche a contribuire – ciascuno secondo la propria vocazione ed i propri mezzi – al bene della propria città terrena, a promuovere la giustizia, la pace e la fratellanza tra gli uomini, a prodigare il loro aiuto ai propri fratelli, soprattutto ai più poveri e bisognosi» .