LA CARITÀ
La carità è la regina delle virtù. La carità è la perfezione dell’uomo. La carità è la pienezza della vita cristiana.
Perché? Perché «Dio è carità, e chi sta nella carità sta in Dio e Dio in lui» (1Gv 4,16).
Ma che cos’è la carità? È l’amore totale di Dio e del prossimo. Non l’amore umano o carnale, ma l’amore divino, l’amore fatto di grazia, che viene dallo Spirito Santo Amore: è «l’amore di Dio diffuso nei nostri cuori dallo Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5,5).
È penoso, perciò, illudersi di amare Dio o il prossimo quando si ha il peccato mortale nell’anima. È penoso, ugualmente, illudersi di amare davvero senza che l’impulso d’amore venga sorgivamente dallo Spirito Santo nel cuore.
Quante mascherate e apparenze di carità facciamo noi, coscienti o incoscienti! Lo dice san Paolo con parole che dovrebbero far rinsavire chiunque ciarla senza posa di «disponibilità», di «apertura agli altri», di «vivere per gli altri», e non bada se tutto ciò sia fatto con la grazia di Dio nell’anima e se proceda dalla cosciente e amorosa unione con lo Spirito Santo nel proprio cuore! Altrimenti, più ancora che di ben vaghe «disponibilità» e «aperture» agli altri, san Paolo parla molto concretamente di «distribuire tutti i propri beni ai poveri e di dare persino il proprio corpo ad essere bruciato per gli altri», per concludere che «tutto questo non serve a nulla», se non procede dall’amore di Dio nel cuore (1Cor 13,3)!
La sostanza prima della carità, quindi, è la grazia di Dio nell’anima, è l’amore di Dio nel cuore e nelle intenzioni. Senza ciò, si parla di carità «battendo l’aria» (1Cor 9,26).
«L’amore di Gesù spinge»
Quando c’è l’amore di Dio nel cuore, la carità verso il prossimo viene potenziata fino agli eroismi più puri.
San Francesco d’Assisi che non solo non sfugge, ma avvicina e bacia il lebbroso; santa Elisabetta d’Ungheria che mette nel proprio letto un lebbroso abbandonato per la strada; i missionari che affrontano rischi e dolori anche mortali per gli infedeli; santa Teresina che si flagella tre volte alla settimana e Giacinta di Fatima, che colpisce le sue gambe con le ortiche per i peccatori; e san Vincenzo de’ Paoli, santa Luisa de Marillac, santa Francesca Saverio Cabrini, san Camillo de Lellis, san Giuseppe Cottolengo, san Giovanni Bosco, il beato Guanella, san Leopoldo, e tanti altri Santi, quali eroismi di carità materiale e spirituale non hanno compiuto verso i fratelli spinti dall’amore di Gesù… Veramente valevano per loro le parole di san Paolo: «l’amore di Cristo ci sospinge» (2Cor 5,14). Non un amore comune, s’intende, ma un amore da «fuoco divorante» (Dt 9,3), che li portava alla «perdita» di sé nell’Amato per avere un solo cuore e un solo volere, pronti ad amare senza misura, fino alla morte.
Così, solo così si spiega tutto il sovrumano amore dei Santi.
Quando il santo Curato d’Ars convertì la moglie di un ricco ebreo, questi arrivò tutto furente ad Ars.
Si presentò al santo Curato e gli disse con brutalità:
– Per la pace che avete distrutto nella mia casa, sono venuto qui a cavarvi un occhio.
– Quale dei due?, chiese il Santo con semplicità.
L’ebreo rimase sconcertato da una risposta simile; poi rispose: Il destro!
– Ebbene, mi resterà il sinistro per guardarvi e amarvi.
– E se ve li cavassi tutti e due?
– Mi resterà il cuore per guardarvi e amarvi ancora… L’ebreo fu sconvolto. Cadde in ginocchio. Pianse. Si convertì. La potenza dell’amore di Gesù!
«Non più io, ma Gesù…»
La carità fraterna più alta e perfetta è quella che ci fa amare il prossimo con il cuore stesso di Gesù. «Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Gesù» raccomandava san Paolo (Fil 2,5).
Questo è il Comandamento nuovo e sublime di Gesù: «Amatevi come Io vi ho amati» (Gv 13,34), perché «da questo riconosceranno che siete miei discepoli, se vi amerete l’un l’altro» (Gv 13,35). La misura ultima della perfezione dell’amore è data dall’identificazione d’amore con Gesù.
La carità più alta, quindi, ce l’ha solo il santo, perché solo il santo è trasfigurato in Gesù per potenza di amore e dolore. Solo il santo, attraverso la morte mistica dell’io, arriva a quell’identificazione d’amore con Gesù, che fa dire come san Paolo: «Non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me» (Gal 2,20).
Il santo quindi è colui che ama follemente Gesù e ama follemente come Gesù. Ama follemente Gesù e sa incontrarlo, vederlo, abbracciarlo dovunque Egli si trovi, soprattutto nell’Eucaristia, poi nel Vangelo, nel Papa, nei poveri e negli infermi, nei reietti e nei miserabili, con i quali Gesù si è identificato (Mt 25,31-45).
Ama follemente come Gesù, e perciò sa vendere se stesso al mercato degli schiavi in sostituzione di altri: come fecero san Paolino e san Vincenzo de’ Paoli; sa esporsi a contagi di malattie mortali, pur di assistere gli infermi: come fecero san Luigi Gonzaga e il beato Damiano di Veuster; sa affrontare rischi e travagli incommensurabili per aiuto ai fratelli: come fecero san Giovanni Bosco per i giovani, santa Francesca Saverio Cabrini per gli emigrati; sa chiudersi ore e ore in un confessionale per sanare e consolare anime in cerca di grazia e di pace: come fecero il santo Curato d’Ars, san Leopoldo, san Pio da Pietrelcina… Quanta bontà e grazia dal cuore dei Santi!
L’Immacolata: tutta amore
Se i Santi sono meravigliosi nell’amore, che cosa sarà l’Immacolata?
L’Immacolata è la «piena di grazia» (Lc 1,28), ossia è piena di vita divina, di amore trinitario. Creata innocentissima, sempre vergine purissima, l’Immacolata è simile a un cristallo tersissimo che rifrange luminosissimamente la carità di Dio. Ella è arrivata a donarci Gesù, suo divino Figlio e infinito tesoro del suo cuore, imitando perfettamente Dio Padre che ha tanto amato gli uomini «da sacrificare il suo Figlio Unigenito» (Gv 3,16).
O Madre divina, come ti ringrazieremo per la tua sterminata carità? Quale violenza da «trapassarti l’anima » (Lc 2,35) dovesti fare al tuo cuore di Mamma per essere la Corredentrice universale; per immolare Gesù per la nostra salvezza?… Madre Divina e dolcissima, la tua carità non può avere eguali, sorpassa il finito, è ai confini con l’infinito. Sii in eterno benedetta!
Chiedo di morire…
Chi ama veramente la Madonna arriva alla somiglianza con Lei, e produce frutti meravigliosi di grazia e di virtù, soprattutto nell’esercizio della carità.
Un esempio letteralmente abbagliante è quello di san Massimiliano M. Kolbe. Si può dire certamente che l’amore folle all’Immacolata lo rese davvero simile a Lei nel sacrificio più grande che potesse fare: immolare la sua vita di sacerdote, di apostolo, di fondatore delle Città dell’Immacolata, chiedendo di andare a morire in un tenebroso bunker, per salvare un papà di famiglia. Sapeva di scegliere una morte atroce e spaventosa in quel sotterraneo di Auschwitz: ma l’amore cresce gigante fra i dolori giganti. E san Massimiliano amando follemente l’Immacolata venne da Lei «reso conforme al Figlio suo» (Rm 8,29) nella misura massima dell’amore proclamata da Gesù: «Nessuno ha amore più grande di colui che sacrifica la sua vita per i suoi amici» (Gv 15,13).
Fioretti
*Ad ogni azione rinnovare l’intenzione di agire solo per il Signore «e non per gli uomini» (Col 3,23).
*Chiedere alla Madonna la virtù della carità.
*Fare una visita a qualche cappella o Chiesa dedicata alla Madonna.