Marzo: Mese di San Giuseppe – 7° Giorno

stellamatutina-san-giuseppe-con gesùI mansueti erediteranno la terra. Ps., 36, tt.

l. Giuseppe è mansueto.
È mansueto perché è umile. I superbi sono intolleranti e insofferenti, pronti allo scatto, alle rappresaglie, al disprezzo, alla durezza, all’egoismo. Ma gli umili sono proprio alla mano: fratelli ai fratelli, amici a tutti, pronti a chiudere gli occhi su gli altrui falli, contenti di sentirsi in pace con tutti, felici di veder sorridere, asciugando le lacrime altrui.
Giuseppe non lo possiamo pensare che mansueto.
Gesù ebbe in odio gli orgogliosi, i prepo­tenti: se ha voluto crescere sotto gli occhi di Giuseppe, è segno che in Giuseppe la mitez­za di cuore era abito giocondo e festevole. L’abito di Gesù.

2. Giuseppe sa compatire.
Caratteristica dei mansueti è quella di sa­persi mettere al posto degli altri. Grande sa­pienza! Noi abbiamo, d’ordinario, due pesi e due misure. Severissimi con gli altri, indul­gentissimi con noi. I santi fanno il contrario. Giuseppe, santo, ha goduto inoltre della fa­miliarità di Gesù, ch’è quanto dire, ha visto in atto la mansuetudine di Dio. Arricchito dei doni del Cielo, questi doni sarà lieto di met­tere a profitto dei fratelli, meno privilegiati di lui, sapendo che, nel pensiero del Padre, ogni dono non è di uno solo ma di tutti i suoi figliuoli. La mansuetudine nasce da questa considerazione che Gesù inculcherà senza stanchezza: Uno il Padre di tutti, Dio; e voi siete tutti fratelli.

3. Giuseppe, mansueto, sa aspettare.
Non muove foglia che Dio non voglia… Chi è nervoso, violento, prepotente, chi vuol spezzare piuttosto che piegare, o meglio, che convincere, perde facilmente la pazienza e fa male agli altri e a sé. Sapere aspettare è un grande atto di fiducioso amore verso Dio, è un grande atto di carità verso gli altri che pos­sono riprendersi, ricredersi, mutarsi in meglio. È tanto paziente il Signore! Giuseppe lo sa e, anche quando non riesce a intendere, sa aspet­tare.
Giuseppe, mansueto nella gioia e nella tristezza, rispettoso di Dio e dei fratelli, esorta l’anima mia a saper veder le cose nel grande luminoso specchio della divina volontà: nul­la la turberà e tutto la rinsalderà nell’amore della virtù, nella certezza della celeste prote­zione, perché Dio è provvidenza materna, perché Dio sa trarre il bene anche dal male.

LETTURA
«L’infanzia di Gesù fu la croce di san Giu­seppe» nota con fine intuito il padre Faber. «Betleem gli tenne il posto del Calvario; i tur­bamenti e gli strapazzi che l’Incarnazione portò con sé ricadono in gran parte su di lui. I tesori di Dio sono affidati alla sua sola vigi­lanza. Il dubbio, il timore, l’ansietà, la pre­mura, gli occhi degli uomini, le gravi respon­sabilità, sono le prove che pesano su coloro i quali hanno passato il primo periodo dell’età virile, e più pesantemente del solito su di un cuore tenero e affettuoso come quello di san Giuseppe. Egli dovette, nel timido rispetto di un contemplativo, trovare il coraggio di un apostolo. Per circa trent’anni l’Incarnazio­ne gli lascia appena un giorno di pace; e quando a Nazaret egli gustò una specie di inquieta tranquillità, i fuochi dell’amor divi­no, attizzati dalla vicinanza di Gesù divora­vano la sua vita in silenzio».

FIORETTO
Riceverò con pazienza sgarbi o osserva­zioni, che potranno ferirmi durante la giorna­ta.

GIACULATORIA
Giuseppe, mite di cuore, prega per noi.
Per tuo modello, contempli pio Gesù, l’Agnello mite di Dio.

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