I giusti sono misericordiosi. Prov., 13,13.
1. Giuseppe ha compassione di Gesù.
Messo a parte dei divini misteri, il Patriarca santo non sta presso Gesù e Maria come un custode e un protettore che compia solo materialmente il suo ufficio. Egli non è un estraneo preso a servizio, per trovar modo di tirare innanzi la vita: egli è della famiglia di Gesù e di Maria. E Gesù è al centro di questa famiglia: è il segreto, il perché di essa. Gesù poi è un candidato alla fatica, all’incomprensione, alla persecuzione, all’ingratitudine, alla morte.
Giuseppe lo sa. E il doloroso avvenire del suo divino protetto è la sua passione. Soffre, senza dirlo e senza mostrarlo, con Gesù.
2. Giuseppe ha compassione di Maria.
Nulla sfugge allo sguardo di una mamma: nulla può sfuggire allo sguardo di Maria, quando pensa, sogna, guarda a Gesù.
La profezia crudele del tempio le è rimasta davvero in mezzo al cuore, come una spada. Ed ella, non tenta, perché non vuole, di strapparsela dal petto. Sa che la stessa spada, dal momento della nascita, ha trafitto il Cuore del suo innocentissimo Figliuolo. Sulla croce, quando Gesù sarà morto e Longino, per tutti, compirà il gesto crudele, allora tutti se ne accorgeranno, e la ferita del costato li condurrà a scoprire l’immensa ferita del Cuore.
Quante volte Maria piange senza lacrime, per non addolorare Gesù, per non turbare Giuseppe. Ma Giuseppe indovina quelle lacrime ed è con la Madre e col Figlio ancor più, se è possibile, premuroso e gentile.
3. Giuseppe ha compassione di noi.
Accettando e compiendo la sua nobilissima ma quanto tremenda missione, Giuseppe mostra di aver anche per noi viscere di misericordia. Egli associa la sua offerta, per quanto al paragone tanto piccola, con quella del Figlio divino e della purissima Madre di Lui: anch’egli si fa con essi, dinanzi all’Eterno Padre, ostia pura, viva, santa, accettevole.
Grazie, o compassionevole Giuseppe, che sei lieto di soffrire e di offrire per i fratelli, quanto più bisognosi di te di redenzione, le ricchezze del tuo cuore. Grazie! La tua lezione mi sia di stimolo ad esser pietoso con coloro che son pellegrini con me verso il cielo, pronto anch’io a mettere in comune con essi quelli che sono i doni di Dio e concorrere in qualche modo, per le vie della carità, a rendere ad essi ed a me più agevole il cammino verso la patria beata.
LETTURA
«San Giuseppe che ha tante cose da dire – medita Ernesto Hello – non parla. Egli conserva nel fondo dell’anima le grandezze che egli contempla: e le montagne si innalzano infondo a lui sulle montagne, e le montagne fanno silenzio. Gli uomini sono trascinati dal fascino delle bagattelle. Ma san Giuseppe resta nella pace della sua anima e in possesso del suo silenzio. Fra le scosse del viaggio in Egitto, in questa fuga di Gesù Cristo già perseguitato, tra i pensieri, i sentimenti, le sorprese, gl’incidenti, le difficoltà di questo viaggio, colui che rappresenta Dio Padre prende la fuga, come se fosse debole e colpevole; egli fugge in Egitto, nel paese dell’agonia; ritorna in quel luogo terribile nel quale i suoi antenati erano fuggiti sotto la protezione dell’Eterno. Segue le strade che percorse Mosè, e le segue in senso inverso. E mentre va in Egitto, mentre è in Egitto, si ricorda di aver cercato un posto nell’albergo e di non averlo trovato!».
FIORETTO
Non mi lascerò sfuggire l’occasione di sollevar la miseria o la tristezza degli altri.
GIACULATORIA
O Consolatore dei miseri, prega per noi.
Tutte le lacrime consoli, buono: per tutti gli uomini chiedi perdono.