Marzo: Mese di San Giuseppe – 27° Giorno

stellamatutina-san-giuseppe-con gesùL’uomo sapiente è forte.

1. Giuseppe è sapiente.
Non della sapienza del mondo, che è stol­tezza, ma della sapienza che il Signore ispira nei cuori fedeli.
La verace sapienza è fondata sull’umiltà e sbocca nella pietà.
Giuseppe, umile e pio, racchiude in sé i tesori della celeste sapienza, tesori che egli sparse intorno a sé ne’ suoi anni mortali e ancora fa piover dal Cielo su coloro che lo pregano.
La sacra Famiglia, per quanto tutta raccolta nella sua aria di paradiso, aveva di certo cor­diali gentilezze per le famiglie vicine. Non tardarono esse a scorgere allora in Giuseppe le armonie e i frutti d’una sapienza non menzognera.

2. Giuseppe diffonde la sapienza.
Molte anime a Betleem, in Egitto, a Nazaret, attinsero senza dubbio largamente al cuore dell’umile falegname, che aveva luci e conforti per tutti e per tutte le circostanze. Nessuno dev’essere avaro con gli altri dei doni di Dio. Se Dio guarda alle anime, ad ogni anima, non è detto ch’egli non guardi alle fa­miglie, alla società, alle nazioni. Ognuno ha l’obbligo di far parte ai fratelli di quelle che son per lui null’altro che larghezze dell’uni­co Padre.
Com’è lieto Giuseppe di veder brillare nella vita dei suoi vicini la pietà e la fiducia verso il Signore!
Per lui questo significa preparar la via al Redentore vaticinato.

3. Diffidiamo della sapienza del mondo.
Giuseppe c’insegna a giudicare uomini e cose secondo i principi delle divine parole. I mondani si smarriscono con tanta facilità e passano tra le più contrastanti disposizioni di spirito. Manca ad essi quell’aureo equilibrio che è condizione di serenità, di giudizio e di fecondità d’azione. Sballottati come nubi dal vento nel cielo d’estate, ignorano la pace, ignorano l’ordine.
Giuseppe vivendo nella sapienza di Dio viveva in pace, dava la pace.
O san Giuseppe, che avevi a te vicina la sapienza incarnata, e da essa avidamente be­vevi l’onda luminosa delle celesti cose, e sa­pevi umiliarti, contemplare, ringraziare, e approfittare, per diffondere a te d’intorno la speranza, la fiducia, l’abbandono nel Signo­re, fammi devoto discepolo della divina dot­trina. Che cosa mi gioverà la conoscenza di tutto lo scibile umano se non ho la scienza di Dio? Rendimi umile, come tu fosti sapiente­mente alla scuola dell’Eterno.

LETTURA
Bossuet, in ammirazione dinanzi alle maraviglie che Dio ha compiuto in san Giu­seppe, osserva: «La mano che forma in particolare tutti i cuori degli uomini, forma un cuore di padre in Giuseppe e un cuore di figlio in Gesù. E però Gesù obbedisce e Giuseppe non teme di comandare a Gesù. E donde viene a lui que­sto ardimento di comandare al suo Creato­re? E che il padre vero di Gesù Cristo, quel Dio che lo genera nell’eternità, avendo scel­to il pio Giuseppe per servir da padre nella pienezza dei tempi al suo unico Figliuolo, ha fatto in qualche modo scorrere nel suo seno qualche raggio o qualche scintilla di quel­l’amore infinito che Egli ha per il suo Figliuo­lo: è ciò che gli cambia il cuore e gli dà un amore di padre; così bene che il giusto Giu­seppe che sente in sé un cuore paterno, for­mato d’improvviso dalle mani di Dio, sente anche che Dio gli ordina d’usare dell’autorità paterna; ed egli ora comanda a colui che egli conosce per suo padrone».

FIORETTO
Accetterò con riconoscenza le contrarietà che mi ricordano la fragilità della mia esistenza.

GIACULATORIA
Tu sei diventato il mio aiuto.
La luce santa ciel Nerbo eterno nel cuor ti canta d’amor superno.

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