QUANDO SAN GIOVANNI BOSCO AVVISÒ VITTORIO EMANUELE DEI CASTIGHI CHE SAREBBERO VENUTI NELLA SUA DISCENDENZA SE AVVESSE APPROVATO UNA LEGGE INIQUA……E CHE DIRE DELLE LEGGI CHE LEGALIZZANO I MATRIMONI OMOSESSUALI, GLI ABORTI, L’EUTANASIA ECC……
Nel dicembre del 1854, mentre in Parlamento era in discussione la legge Rattazzi per la soppressione degli Ordini religiosi e l’incameramento dei loro beni da parte dello Stato, don Giovanni Bosco (1815-1888) fece un sogno che rivelò poi a Vittorio Emanuele II (1820-1878), inviandogli una lettera, nella quale lo informava di aver sognato un bambino che gli affidava un messaggio: «Una grande notizia! Annuncia: gran funerale a corte».
Alcuni giorni dopo il santo inviò un’altra lettera, comunicando un altro sogno, dove era comparso nuovamente il bambino, il quale affermava: «Annunzia: non gran funerale a corte, ma grandi funerali a corte», perciò don Bosco invitò espressamente il Re ad allontanare i castighi di Dio, cosa possibile solo impedendo a qualunque costo l’approvazione di quella legge.
Ma il Re non prestò ascolto. Il 5 gennaio 1855, mentre il disegno di legge era presentato ad uno dei rami del Parlamento, si diffuse la notizia di un’improvvisa malattia di Maria Teresa (1801-1855), madre del sovrano, che sette giorni dopo morì a 54 anni.
Il 16 vennero celebrati i funerali e, subito dopo la funzione, la moglie di Vittorio Emanuele II, Maria Adelaide (1822-1855), che aveva partorito da appena otto giorni, subì un improvviso e gravissimo attacco di metro-gastroenterite. Proprio quel giorno il Re ricevette un’altra lettera di don Bosco, dove era scritto: «Persona illuminata ab alto [cioè dall’alto] ha detto: “Apri l’occhio: è già morto uno”. Se la legge passa, accadranno gravi disgrazie nella tua famiglia.
Questo non è che il preludio dei mali. Erunt mala super mala in domo tua [saranno mali su mali in casa tua]. Se non recedi, aprirai un abisso che non potrai scandagliare». La regina Maria Adelaide morì quattro giorni dopo, il 20 gennaio 1855, a soli 33 anni. Il fratello del Re, Ferdinando (1822-1855), duca di Genova, morì l’11 febbraio, anch’egli a 33 anni.
Don Bosco pubblicò anche un opuscolo, dove ammoniva Vittorio Emanuele II, scrivendo fra l’altro: «La famiglia di chi ruba a Dio è tribolata e non giunge alla quarta generazione».
Tuttavia la legge Rattazzi venne approvata dalla Camera il 2 marzo 1855 per poi passare al Senato. Il 17 marzo morì il piccolo Vittorio Emanuele Leopoldo, l’ultimogenito del Re, nato l’8 gennaio dello stesso anno. Vittorio Emanuele II morirà a 58 anni di malaria, contratta a Roma.
Il suo primo successore, Umberto I (1844- 1900), morirà a 56 anni, assassinato dall’anarchico Gaetano Bresci (1869-1901). Il secondo successore, Vittorio Emanuele III (1869-1947), morirà in esilio, ad Alessandria d’Egitto; il terzo, Umberto II (1904-1983), perirà anch’egli in esilio a Cascais, in Portogallo (Cfr. V. Messori, Pensare la storia, Sugarco, Milano 2006, pp. 272-273).