CAPITOLO V.
All’operazione dell’immaginazione segue quella dell’intelletto, che noi chiamiamo meditazione; non è altro che una riflessione, o anche più di una, per muovere i nostri affetti verso Dio e le cose divine: in ciò la meditazione differisce dallo studio e da altri modi di pensare e di riflettere, che non si prefiggono l’acquisizione della virtù o dell’amor di Dio, ma qualche altro fine come il diventare dotti, per poi scriverne o dissertarne.
Dopo aver dunque rinchiuso il tuo spirito, come ho detto, nell’ambito del soggetto su cui vuoi meditare, o con l’immaginazione, se si tratta di un soggetto sensibile, o per semplice presentazione, se non è sensibile, ti metterai a riflettere sul medesimo, seguendo la traccia che ti ho indicato con gli esempi concreti di meditazioni presentate nella prima parte.
Se il tuo spirito ci si trova a suo agio, si sente illuminato e ricava frutto da una delle riflessioni, fermati e non andare oltre; proprio come le api che non lasciano il fiore fintanto che vi trovano miele. Ma se in nessuna delle considerazioni ti trovi a tuo agio, dopo aver provato e insistito per un po’, passa ad un’altra; tutta l’operazione deve essere sempre molto semplice e procedere senza fretta.