Ci tocca ora trattare alcuni argomenti che possiamo considerare senz’altro marginali rispetto a quanto detto finora, ma ai quali i Testimoni di Geova danno stranamente un’enorme importanza, molto più, ad esempio, della stessa negazione della divinità di Cristo.
I TESTIMONI DI GEOVA INSISTONO NEL DIRE CHE GESÙ NON MORÌ SU UNA “CROCE” MA SU UN “PALO” (La verità, ecc.,op. cit., pagg. 141-143).
L’unico argomento a loro favore è che la parola greca “stauròs” significa “palo”, usato per suppliziare i colpevoli.
Ma già dal II secolo prima di Cristo, i Greci, i Cartaginesi e i Romani vi avevano aggiunto il “palo trasversale”, chiamato “patibulum”, così da formare la croce che noi conosciamo, che fu lo strumento di morte usato normalmente dai romani per giustiziare gli schiavi o coloro che non erano cittadini di Roma.
Non si vede quindi perché avrebbero dovuto fare una eccezione per Gesù, “impalandolo” anziché “crocifiggerlo” (Che Gesù sia stato “crocifisso” e non “impalato” è testimoniato anche da due reperti archeologici dei primi secoli cristiani:
– La croce di Ercolano. Si tratta di una incassatura a forma di croce (destinata a contenere una croce di legno) scoperta sulla parete di una casa di Ercolano nel 1939 e risalente al I secolo, che gli archeologi Maiuri e Paribeni, Accademici d’Italia, hanno dichiarato di origine cultuale cristiana.
– La croce blasfema del Palatino, graffita da un ignoto pagano nel secolo II-III, raffigurante un uomo che adora un crocifisso dalla testa d’asino. L’iscrizione in greco dice: “Alexamenos adora il suo dio”).
Che poi il Culto della Croce si sia sviluppato lentamente nella Chiesa è comprensibile, data la difficoltà di proporre alla pubblica venerazione un simbolo ritenuto malfamato. Questa ragione spiega anche perché, quando nel III-IV secolo la croce cessò di essere strumento di morte, cominciò ad essere onorata dalla pietà cristiana come simbolo della Redenzione di Cristo.
I TESTIMONI DI GEOVA NON VOGLIONO ONORARE I SANTI E LE LORO IMMAGINI; NÉ LE RICORRENZE DEL NATALE E DELLA PASQUA DEL SIGNORE (La verità, ecc. op. cit., pag. 143-150).
Il culto dei santi, delle loro immagini e delle feste del Signore sono culti “relativi” a Dio.
Non si tratta quindi di culto idolatrico (come dicono i Testimoni), ma di culto dato a Dio attraverso persone o ricorrenze a Lui care.
Del resto noi tutti amiamo ricordare le date più care della nostra vita e teniamo nelle nostre case le immagini delle persone che amiamo; si tratta infatti di sentimento umanissimo, che non si ferma alla “festa” o all'”immagine”, ma che – attraverso esse – va alla persona amata.
I TESTIMONI DI GEOVA ABORRISCONO DALL’USO DEL SANGUE, ANCHE PER TRASFUSIONI MEDICHE (La verità, ecc. op. cit., pagg. 163-169).
La Bibbia, nell’Antico Testamento, proibisce l’uso del sangue per due motivi:
1) per impedire che la confidenza col sangue inclini gli uomini ad uccidere, cioè a “spargere il sangue” dei propri simili;
2) per il carattere sacro che il sangue delle vittime ha nei sacrifici di espiazione.
Ebbene: questi due motivi non vietano minimamente che il sangue venga usato per salvare una vita, come avviene nelle trasfusioni mediche.
I TESTIMONI DI GEOVA RIFIUTANO DI PRESTARE IL SERVIZIO MILITARE.
L'”obiezione di coscienza”, che mette i Testimoni di Geova contro il servizio militare di leva, non deriva da amore per la pace, ma dalla loro concezione dello Stato come di potenza malvagia, strumento di Satana.
Servire lo Stato sotto le armi per loro sarebbe come servire Satana. Di qui il loro rifiuto, a costo di subire processi e condanne, che sopportano come ingiuste persecuzioni.
Fonte: culturacattolica.it