Mio caro Malacoda,
i servi del Nemico – quelli che lui si ostina a chiamare “figli”, insomma quelli lì che si autodefiniscono cristiani – sono in sede vacante da soli due giorni e già siamo nei guai: quel vecchio teologo bavarese ne sa una più del diavolo, cioè di noi… sin da quando vestiva di rosso è una vera grana, tanto più che aspettavamo con ansia il suo pensionamento e invece il suo amico polacco lo ha voluto accanto fino alla fine.
Già nel 1984 (secondo il calendario dei mortali) ci aveva inflitto un duro colpo. Provo a rinfrescarti la memoria: eravamo riusciti ad arruolare legioni di preti, con una duplice strategia, per cui una parte abbandonava l’abito, gli altri avevano il compito di diffondere l’idea che tutta la dottrina precedente fosse da buttare via e che si dovesse ricostruire tutto da capo – ovviamente seguendo le nostre sagge ispirazioni.
E lui si fece intervistare da un giornalista – uno di quelli che ci sono sfuggiti e tuttora ci provoca problemi – e ne uscì fuori un libro che ebbe il tragico effetto di sabotare la nostra abile propaganda. Naturalmente abbiamo risposto in tutti i modi possibili e la strategia più efficace consisteva nel diffondere – grazie ad altri giornalisti che invece ci servono fedelmente – la leggenda del “panzerkardinal”.
Leggenda che abbiamo riproposto con maggiore forza otto anni fa, nel momento fatidico del conclave. Aggiungi pure una certa enfasi sull’età già avanzata (aveva già 78 anni) e un abile taglia e cuci sulla predica che fece prima dell’ingresso nella Sistina. Il gioco sembrava fatto. E invece sappiamo come è andata.
Certo che quando proprio lui è uscito da lì vestito di bianco ho giurato che avremmo scatenato l’inferno – è proprio il caso di dirlo. Ti basti ricordare alcuni dei nostri successi: il falso scandalo sul preservativo, il caso vatileaks, l’indifferenza di tanti preti verso la liturgia (eravamo riusciti a banalizzarla così bene e lui invece insisteva…), lo scandalo pedofilia (sai bene che a noi delle vittime non importa nulla, ma uno dei trucchetti del nostro mestiere è far leva su alcuni casi pietosi per screditare tutta la squadra del Nemico).
Il nostro reparto editoriale poi ha rasentato la perfezione mediante l’introduzione di piccoli e ben mirati errori di traduzione dei suoi libri e finendo per fargli dire il contrario di ciò che lui intendeva dire. Per non parlare dei nostri grandi alleati, i massmedia che ogni giorno riuscivano a deformare alla perfezione tutto ciò che lui diceva – va detto che anche certi giornali cattolici ci sono di grande aiuto in questo.
Aggiungi come ciliegina sulla torta la sua salute non proprio di ferro e tutte le mille punzecchiature che siamo riusciti a infliggergli e, in breve, gli abbiamo foderato di spine il trono di Pietro. Certo, lui si rendeva conto che il vigore diminuiva ma, ostinato com’è nel servizio del Nemico, sarebbe rimasto fino alla fine anche soffrendo – lo sai che hanno la fissa del martirio – finché non gli è venuta un’idea per noi peggiore: quella di ritirarsi a pregare e lasciare il timone della barca del Nemico in mani più vigorose. Tutto ciò presentava per noi la ghiotta occasione di indebolire il Papato, ma abbiamo fatto male i conti…
Innanzitutto ci ha colto di sorpresa l’attaccamento dei suoi: persino quelli che avevano creduto alla nostra storiella del panzerkardinal e gli erano più indifferenti, hanno manifestato affetto verso di lui e verso tutta la sua istituzione. E come se non bastasse si sono allarmati di fronte alla prospettiva della Cattedra vuota, dando importanza al Papato proprio quando a noi sembrava di averlo indebolito.
Altro piano fallito: il “papa a tempo” è un vecchio sogno dei catto-progressisti, quelli che credono di poter servire il Nemico con i nostri strumenti e quindi finiscono per collaborare con noi (in effetti questi qui sono uno dei nostri grandi successi, astuti come colombe e puri come serpenti). E invece lui cosa va a inventarsi: mica il “papa pensionato”, no, ha inventato il “papa monaco”! Negli ultimi giorni poi si è accanito particolarmente contro di noi. Prima ha denunciato il “concilio dei giornalisti” (era uno dei nostri cavalli di battaglia e lo ha smascherato a chiare lettere, come del resto aveva già fatto altre volte).
Ma soprattutto ha detto che, anche rinunciando al ministero, non si torna alla vita libera che conduceva in precedenza (con la quale comunque, come ti ho detto, ci ha dato grossi guai). Ha detto che la sua vita non è più privata ma totalmente dedita al servizio del Nemico e che vuole seguire quell’altro Benedetto che tanti secoli prima aveva inferto una ferita ai nostri piani, proprio quando stavamo per disgregare mezzo mondo.
Insomma, dice che quando uno diventa Papa poi non torna più quello di prima: o attivo o contemplativo. Altro che vecchietto mite, quello lì è furbo e ora che non è più al timone intende continuare a combatterci con armi troppo forti per noi. È una vera tragedia, tu sai quanto danno ci procurano quelli che pregano incessantemente (ad esempio, la nostra battaglia contro gli ordini contemplativi è determinante).
Gli effetti si sentono già ora che è libero di pregare tutto il giorno. La sua preghiera poi ci fa particolarmente male – sento già una fitta, ahi! – perché non è la solita preghierina egoistica: mica si limita a chiedere favori per sé, no, lui innanzitutto loda il nostro Nemico e – orrore – lo adora! E poi gli porta le preghiere di tutto il mondo, in altre parole è – scusa il termine, ma devo farti capire la gravità della situazione – un “intercessore”! A loro volta, i suoi stanno pregando per lui e per il suo successore: una valanga di preghiere che rischia di mandare all’aria i nostri piani!
Non ci resta che giocare l’ultima carta in vista del conclave: la curiosità. Facciamo leva sull’interesse suscitato da questi eventi per tentare, ancora una volta, di volgerli a nostro favore.
Facciamo di tutto per far sì che i servi del Nemico siano convinti di essere occupati in nobili attività – tipo chiacchiere inutili, scambio di opinioni sulla sua salute e sulla rinuncia, gossip, ipotesi sul papa nero o sul papa giallo, notizie stravaganti sul conclave o sulla sede vacante, plastici della Cappella Sistina, scommesse su questo o quel cardinale, insomma, fatti venire qualche idea – purché dimentichino la sola cosa che realmente è senza rimedio per noi (e che purtroppo stanno già facendo): pregare per il conclave.
Altrimenti nel giro di qualche settimana rischiamo di avere allo stesso tempo un nuovo pontefice che ci danneggia con la sua azione e il suo predecessore che lo rafforza con le sue preghiere. Non il papato indebolito, non un papa “pensionato” come speravamo, ma al contrario un papa regnante e uno orante. E per noi sarebbe la fine.
Tuo affezionatissimo zio
Berlicche