In tutte le tue opere, ricordati dei “Novissimi” e non peccherai in eterno! (cf Sir 7,36).
Questa massima del Siracide era molto cara a sant’Agostino, e noi amiamo porla come «pietra angolare» (1Pt 2,7) per tutto il corso delle meditazioni e lo svolgimento delle riflessioni sui Novissimi durante l’intero mese di novembre, che è chiamato il Mese dei defunti e, più in particolare, il Mese delle anime purganti, ossia delle anime defunte che si trovano nel Purgatorio, in attesa di poter entrare nel Regno dei Cieli con l’aiuto dei nostri suffragi.
I quattro Novissimi sono questi: la Morte, il Giudizio, l’Inferno e il Paradiso. Si può senz’altro dire che essi sono le quattro colonne portanti del destino finale di ogni uomo.
Nessun uomo, infatti, può evitare l’incontro con i quattro Novissimi al terminale della sua vita terrena.
Si può anche dire, quindi, che i Novissimi, in effetti, sono la verità più reale e la realtà più vera per ogni uomo. La Fede cristiana, infatti, nostra maestra di vita, è la depositaria della verità dei quattro Novissimi che animano l’intero deposito della Rivelazione divina sia scritta (Sacra Scrittura), sia parlata e trasmessa (Tradizione e Magistero).
Affrontare la Morte, subire il Giudizio, essere precipitato nell’Inferno, essere innalzato nel Paradiso: questo è il terminale ultimo dell’uomo che deve lasciare la vita temporale ed entrare nella Vita eterna, ossia deve lasciare questo mondo passeggero ed entrare nell’eternità dell’Aldilà che, infine, può essere soltanto l’eternità dell’Inferno o l’eternità del Paradiso.
A chi tocca la scelta dell’eternità nell’Inferno o nel Paradiso? Tocca soltanto all’uomo, ad ogni singolo uomo. Nessuno può essere sostituito in questa scelta finale, che è la più decisiva di ogni altra, una vera scelta eterna. La scelta, in effetti, si fa sulla terra, durante la vita. Alla fine ci sarà soltanto il rendiconto della vita di ciascuno per ottenere la sentenza inappellabile del Giudice supremo, Dio. È con la scelta della mia vita svolta sulla terra, dunque, che preparo il Giudizio finale e inappellabile di Dio. Se di fatto, scelgo di vivere in maniera meritevole dell’Inferno, meriterò l’Inferno eterno di satana e dei suoi satelliti. Se invece scelgo di vivere in maniera degna del Paradiso, meriterò il Paradiso eterno di Dio con i suoi angeli e santi.
San Crispino da Viterbo
** Nella vita di san Crispino da Viterbo, l’umile frate Cappuccino che fece molto parlare delle sue grandi virtù, si legge questo istruttivo episodio. Un giorno una povera donna del popolo si avvicinò a san Crispino, in Orvieto, e gli chiese, in segreto, tre numeri… per giocare e vincere al Lotto. Il Santo, dopo un attimo di sorpresa, le rispose: «Volentieri, buona donna, vi darò quattro numeri, perché la vostra vittoria vi frutti di più. E i numeri che vi do sono proprio infallibili, sape- te! Scriveteli: Morte, Giudizio, Inferno, Paradiso. Combinate voi stessa questi numeri come volete e farete una vittoria eterna».
La donna capì la lezione e, rientrata a casa, pensò seriamente a menare una vita più cristiana.
Il Santo la incontrò di nuovo alcuni giorni dopo e le annunciò la prossima vincita della quaterna, ossia del suo passaggio nell’Aldilà, dove Dio l’avrebbe accolta in Paradiso. Pochi giorni dopo, infatti, la donna morì.
Sono i “Novissimi”, dunque, che aiutano molto a prepararsi all’incontro ultimo con Dio per essere da Lui giudicati degni della Salvezza eterna, entrando nel Paradiso subito o dopo qualche tempo di necessaria purificazione nel Purgatorio.
“Si muore come si vive”, dice una massima popolare. Ed è per questo che sant’Agostino può esortare, dicendo a tutti: «Vivi bene e muori bene». Salve le eccezioni, infatti, l’esperienza ci dice che avviene proprio così: chi vive bene, muore bene; chi vive male, muore male. È la scelta del vivere bene, dunque, che prepara e assicura il morire bene, e di conseguenza garantisce un Giudizio di Dio che escluda la condanna all’Inferno eterno, anche se, per l’entrata in Paradiso, potrà essere necessario un supplemento del tempo di purificazione nello stato doloroso di vita chiamato il Purgatorio.
Si può capire già, a questo punto, che il destino eterno di ogni uomo è legato direttamente alla scelta dell’eternità che in concreto si vuole ottenere. Chi vuole l’eternità del Paradiso è colui che sceglie di vivere in maniera degna del Paradiso, mentre chi non sceglie di vivere per il Paradiso, è segno che vuole rischiare l’eternità dell’Inferno.
Un santo frate trappista…
** Il padre Maria Geniez, Trappista, prima di entrare fra i monaci, era stato Prefetto e Deputato di alto rango. Amici e compagni di alto livello andarono a visitarlo in monastero per chiedergli di ritornare alla vita politica, abbandonando la vita religiosa.
«Non posso – rispose il Trappista – perché davanti alla porta del monastero ci sono sempre tre guardie che me lo impediscono».
«Ma non c’è problema, chiamiamo la Polizia per farle togliere subito», risposero gli amici.
«Venite e leggete», disse allora il trappista, conducendoli davanti al portone al di sopra del quale si trovavano scritte le tre parole: «MORTE-GIUDIZIO-ETERNITÀ».
«Togliete queste guardie, cari amici, e io tornerò con voi», concluse il monaco.
Si capisce, infatti, che se noi vogliamo vivere spensierati e gaudenti secondo il mondo, dobbiamo disfarci dei Novissimi, i quali ci fanno paura quando non siamo fedeli e coerenti nello scegliere e nel vivere sempre in maniera degna del Paradiso, contentandoci, facilmente, purtroppo, di una vita mediocre, a base di numerosi compromessi e di mezze misure che spingono a non pensare ai Novissimi, lasciando però nell’anima un peso di brutte responsabilità e di molte colpe da espiare sulla terra o nel Purgatorio, per poter poi entrare, purificati e liberi, nel Regno dei Cieli.
San Pio da Pietrelcina
** Dalla vita di san Pio da Pietrelcina sappiamo che già diversi anni prima della morte, ogni sera, prima di ritirarsi in cella a dormire, passava dal suo padre superiore per salutarlo, chiedergli la benedizione e pregarlo di dargli il permesso o l’obbedienza di… morire, ossia di poter lasciare questa terra per andare… in Paradiso: «Padre Guardiano – diceva padre Pio – sono tutto scassato, dammi l’obbedienza di andarmene con il Signore!… Perché non mi dai il permesso di
andarmene da questa terra?»…
Ben diversamente da noi, quindi, che siamo sempre timorosi e che vogliamo scansare anche il solo pensiero dei Novissimi, per padre Pio da Pietrelcina, invece, i Novissimi sono stati il «pensiero costante di lasciare questo mondo per andare incontro al Signore». Questa è la visione genuinamente cristiana dei Novissimi, che aprono la porta alla beatitudine eterna per chi vuole salvarsi.
San Luigi Gonzaga…
** Anche di san Luigi Gonzaga si sa che, avendo contratto la peste nel soccorrere gli appestati, fu avvertito dai medici che gli restavano pochi giorni di vita, e il Santo ne provò tanta gioia che, ad un confratello venuto da lui, disse tutto giulivo: «Ho da dirti una buona nuova: non ho più che pochi giorni da vivere. Diciamo dunque il Te Deum di ringraziamento a Dio, per tanto beneficio”. Al momento di partire da questa vita terrena, il Santo giovane esclamò beato: «Sono molto lieto… andiamo nella casa del Signore!…». E morì con il sorriso sulle labbra…
La scelta di vivere santamente per andare in Paradiso – come hanno fatto tutti i santi – è l’unica scelta che fa capire i Novissimi non con paura o terrore – come succede a noi, che non siamo “santi” – ma con serenità, perché è proprio meditando sui Novissimi che si impara a evitare ogni peccato, vivendo santamente per ottenere il Paradiso.
FONTE: I “Novissimi”. Meditazione per ogni giorno del mese di novembre, P.Stefano M. Manelli, ottobre 2016, © Casa Mariana Editrice.
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