2 novembre: La salvezza dell’anima

«Quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita?» (Mt 16,26).
Queste parole di Gesù scolpiscono luminosamente l’interesse supremo che deve avere ogni uomo sulla terra. Quel che realmente conta per l’uomo, infatti, è salvarsi per l’eternità.
Di fronte a questo interesse non può che essere secondario ogni altro interesse. Tutto sulla terra può essere un “bene” soltanto se offre all’uomo l’aiuto per salvare la sua anima, assicurandole il Paradiso di Dio.
Per questo, bisognerebbe che l’interesse della salvezza dell’anima non venisse mai sopraffatto da latri interessi, sia pure importanti, ma non così essenziali come la salvezza dell’anima.
Possibile che sia difficile rendersi conto dell’importanza primaria di questa verità?…

San Ferdinando, re…

** Il re di Castiglia, san Ferdinando, non poteva non essere assillato dal governo del suo regno e, agitandosi per questo di continuo, cominciò a temere di perdere di vista l’affare più importante della sua salvezza eterna. Per questo, un giorno scrisse di suo pugno, nel suo libro di preghiere, un breve versetto di un salmo: “Penso sempre alla vita eterna” (cf Sal 77,6). E da quel giorno di fatto, egli si impegnò a tener presente il richiamo frequente di tale versetto. In tal modo, riuscì a vivere e a morire da santo.

Salute, lavoro, studio, professione, prestigio, ricchezze, divertimenti…: se tutte queste cose mi compromettono la salvezza eterna dell’anima, sono follie imperdonabili, sono soltanto interessi da vero insensato. Rovinata e perduta la propria anima, infatti, «cosa – ammonisce Gesù – un uomo potrà dare in cambio della propria vita?» (Mt 16,26). Eppure, non si è forse in tanti a vivere così, da veri insensati?… Non basta forse vedere come gli uomini si muovono, corrono, si preoccupano di tante cose ogni giorno e ogni momento per molte cose anche futili, e addirittura nocive, senza preoccuparsi minimamente della cosa più importante.

San Francesco Saverio…

** San Francesco Saverio, applaudito professore universitario a Parigi, ebbe la grazia di imbattersi nell’ardente sant’Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù, i cosiddetti “Gesuiti”). I due strinsero subito amicizia e sant’Ignazio intravide in quel giovane un apostolo meraviglioso per il Regno di Dio. Gli parlò più volte, quindi, dell’interesse primario dell’uomo e non mancava di ammonirlo con paterna saggezza ripetendogli con frequenza le parole di Gesù: «Quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita?» (Mt 16,26).

«Salvarti l’anima!»

In effetti, la salvezza dell’anima sta nelle mani di ogni uomo. Se voglio, mi salvo. Se salvare.
Se voglio salvarmi debbo usare i mezzi necessari alla salvezza, ossia la preghiera, la penitenza, i Sacramenti, le buone opere… Se non voglio salvarmi, trascuro i mezzi della salvezza e cerco di vivere nella strada “larga” e “comoda” del mondo, che «conduce alla perdizione» (Mt 7,13) con tutti i suoi vizi e scandali.
Se poi ci sono coloro che presumono di poter assicurarsi da se stessi la salvezza, sarebbe bene ricordare a questi tali il Catechismo della Chiesa Cattolica con grande chiarezza: «Coloro che presumono di non aver bisogno di salvezza, sono ciechi sul proprio conto» (n. 588).
Di fatto, noi vediamo quanti uomini, purtroppo, sono ciechi e sbandati, incamminati verso la perdizione, incuranti della propria anima e della propria salvezza eterna. Verrebbe proprio da chiedersi: ma quanti sono coloro che pensano davvero a salvarsi l’anima?
Apriamo gli occhi e facciamoli aprire anche agli altri. «Il tempo è breve» (1Cor 7,29), ci ricorda san Paolo. Non possiamo sciuparlo e dobbiamo, invece, affrettarci ad assicurare seriamente la salvezza eterna dell’anima nostra e dei fratelli. Ricordiamolo: nella vita non ci può essere ammonimento più grande di questo: salvarsi l’anima!

Sant’Alfonso Maria de’ Liguori…

** Quando sant’Alfonso Maria de’ Luori, ormai novantunenne e infermo, era ormai prossimo alla morte, gli si avvicinò un signore, chiedendogli un ultimo consiglio, quasi come un piccolo “testamento” per la sua vita. Sant’Alfonso, allora, si concentrò per un attimo e gli rispose con uno sguardo intenso, mentre le parole gli uscivano di bocca, stentate, ma chiare: «La salvezza della tua anima!».
San Pio da Pietrelcina…
** Ugualmente capitò un giorno a San Giovanni Rotondo, nel convento di san Pio da Pietrelcina. Mentre padre Pio passava tra due file gli uomini che lo pressavano da ogni lato, un giovane poliomelitico, non riuscendo ad avvicinarsi al Santo, gli gridò: «Padre, mi dia un consiglio, che cosa debbo fare?…».
Il Padre, passando, lo guardò e gli disse: «Salvarti l’anima!».
** Molto istruttivo, a riguardo, è quest’altro episodio.
Un giovane operaio, diciottenne, caduto da un palco, ebbe una ferita gravissima al petto. Portato all’ospedale più vicino il medico non gli dava nessuna speranza di salvezza…
Il giovane, allora, resosi subito conto che la sua vita stava ormai per finire, chiese al medico: «Io sto per morire, e non mi dica di no. Piuttosto, lei che è istruito mi dica dove si va, quando si muore…». Ma il medico, imbarazzatissimo, gli rispose di non saperlo.
«Come?… Lei non lo sa?… Ma non è questa la prima cosa che il medico deve imparare e sapere?…».
«Calmati, giovane – disse ancora il medico – queste cose noi non le studiamo… Calmati…».
«Ma come calmarmi – gemeva il malato tutto agitato – quando sto per andarmene per sempre senza sapere dove vado?… Ma c’è chi lo sa?…». «Ma… i preti dicono di saperlo», rispose il medico.
«Ebbene – disse subito il malato – voglio parlare con un prete».
Si chiamò il parroco il quale si rese subito conto della gravità del caso. Cominciò allora a parlare al malato, illuminandolo, confortandolo e lasciandolo, ormai agonizzante, molto sereno.
Il medico, intanto, guardava con grande meraviglia la pace diffusa sul volto cadaverico del povero giovane che adesso era certo di salvarsi l’anima per sempre.
Questo è l’essenziale. Dobbiamo capirlo e dovrebbero capirlo ancora di più e meglio tutti i medici, come lo capiva benissimo il medico san Giuseppe Moscati e ogni altro medico che sia ricco anche di fede. La salvezza per la Vita eterna non può non essere l’interesse primario di ogni uomo. Nulla può essere più importante della nostra salvezza eterna. Questa verità riempia la nostra anima e ci sospinga a liberare la nostra vita da tante sciocchezze inutili e dannose per la nostra salvezza eterna.

Andrea Ampère…

**Ricordiamo a nostra edificazione l’esempio del grande fisico e matematico francese, Andrea Ampère, il quale visse da cattolico di primo piano e di gran valore. In ospedale, ormai in fin di vita, la suora che l’assisteva, per aiutarlo ad affrontare santamente la morte, si offrì di leggergli alcune pagine dell’Imitazione di Cristo. Quale non fu la sua sorpresa a sentirsi rispondere: «Non si disturbi, sorella; l’Imitazione di Cristo la conosco tutta a memoria».
Preghiamo e chiediamo questa grazia alla Madonna. Non c’è nulla che Ella possa avere a cuore più della salvezza eterna dei suoi figli.
E se vogliamo farla contenta, promettiamole di impegnarci a pensare alla salvezza della nostra anima, legandoci alla preghiera giornaliera del Santo Rosario così da meritare l’accoglienza di Lei nell’Aldilà, per vivere con Lei nel Paradiso dell’amore infinito di Dio.

 

 

FONTE: I “Novissimi”. Meditazione per ogni giorno del mese di novembre, P.Stefano M. Manelli, ottobre 2016, © Casa Mariana Editrice.
(La traduzione, l’adattamento totale o parziale, la riproduzione con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm, i film, le fotocopie) nonché la memorizzazione elettronica, sono riservati per tutti i paesi.) t.me/stellamatutina

 

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