Che cosa significa seguire Gesù?

Significa vivere la stessa vita di Gesù. Ossia una vita verginale, povera, obbediente.

Questa è la vita di consacrazione a Dio, che si vi­ve soprattutto nei luoghi consacrati a Dio: seminari, monasteri, conventi, case religiose sia di uomini che di donne.

S. Benedetto e S. Teresa, S. Gerardo e S. Bernar­detta, vissero la vita di Gesù nelle loro case religiose, dopo aver lasciato tutto, proprio tutto per Gesù.

Lo stesso fecero i santi Preti, che non vissero in convento, ma imitarono Gesù con la loro vita splen­dente di virtù: tali furono, ad esempio, il S. Curato d’Ars, S. Giuseppe Cafasso, S. Pio X.

«Seguire Gesù», quindi, non è un linguaggio astratto, ma è un’espressione che significa concreta­mente menare la stessa vita di Gesù vergine, povero e obbediente fino alla morte; corrisponde, cioè, a«vive­re Gesù», e a viverlo totalmente, unicamente, esclusi­vamente.

Nella vita di S. Paolo della Croce leggiamo che questo giovane ardente e puro dovette sostenere dure battaglie, per difendere la sua vocazione a «seguire Gesù».

Specialmente uno zio parroco voleva che il nipote si sposasse. Gli promise, per questo, tutti i suoi beni in eredità. Gli trovò lui stesso una giovane brava, bel­la e ricca. D’accordo con i familiari, gli presentarono questa giovane come fidanzata, sperando finalmente che il giovane cedesse e accettasse di sposarsi.

Ma il giovane Paolo non intendeva assolutamente rinunciare a «seguire Gesù » per una creatura. Di fronte al pericolo, si attaccò ancora più al Crocifisso con preghiere e lacrime ardenti. E quando lo zio, un giorno, volle portarlo a visitare la ragazza, Paolo si ricordò dell’esempio di S. Francesco di Sales, e di fronte alla ragazza rimase con gli occhi bassi, muto e assorto nell’orazione del cuore.

Lo zio parroco morì, e realmente gli lasciò in te­stamento tutti i suoi beni, purché si sposasse. Ma Paolo fece subito la rinunzia legale all’eredità dello zio, tenendo con sé solo il Breviario per recitare la preghiera della Chiesa. Significativa fu, in quella oc­casione, la sua preghiera di rinuncia ad ogni bene per seguire Gesù e possedere Lui solo: «Signor mio Croci­fisso, io mi protesto che di questa eredità non voglio altro che questo Breviario. Tu solo mi basti. Tu solo sarai il mio amore ora e sempre».

Ancor più drammatico, in questo senso, fu ciò che accadde a S. Francesco d’Assisi. Giovane ardente e brillante, egli era partito da Assisi per andare nelle Puglie a combattere al seguito di Gualtiero di Brien­ne, aspirando a diventare cavaliere e a passare nella categoria dei nobili.

Ma a Spoleto, Francesco ebbe una visione, e sentì rivolgersi questa domanda cruciale: «Francesco, Francesco, che cosa è meglio: seguire il servo o il pa­drone?». Francesco non ebbe esitazioni e rispose: «seguire il padrone». «E allora – continuò la voce – perché lasci il padrone per seguire il servo?». A que­sto punto, Francesco, illuminato, chiese: «Signore, che vuoi che io faccia?».

Ecco che cosa significa «seguire Gesù». Significa «seguire il Padrone», anziché il servo. Ogni uomo, qualunque uomo non può essere che un «servo» ri­spetto al «Creatore», e si capisce allora quale diffe­renza sterminata ci sia fra il seguire, donarsi, legarsi a un «servo», e il seguire, donarsi, legarsi al «Creato­re», al «Padrone».

Una buona mamma di famiglia una volta, così parlava alla figlia adolescente: «Figlia mia, se ti con­sacri a Gesù, sarai la Sposa di Gesù; se sposi un uo­mo, sarai la serva di un uomo». Questo è il linguaggio della sapienza cristiana. Ogni giovane e ogni ragazza dovrebbero rendersi conto di questa realtà, prima di decidere il proprio avvenire. Ogni giovane e ogni ra­gazza dovrebbero ricordare e proporre a se stessi l’in­terrogativo fondamentale: «E’ meglio seguire il servo o il Padrone?». E meglio donarsi a una creatura o al Creatore? E meglio seguire un uomo o seguire Gesù?

Nella vita di S. Vincenzo Maria Strambi leggiamo che un giorno questo giovane, per comunicare al pa­dre la sua decisione di entrare fra i Passionisti, si pre­sentò e gli disse: «Papà, voglio prendermi la mia ere­dità». Il padre rimase sorpreso a tali parole che suo­navano strane sia perché Vincenzo era il figlio unico, sia perché non c’era nessun motivo che le giustificas­se. Gli disse, quindi, che, essendo unico erede, tutto il patrimonio della famiglia era già esclusivamente suo. Ma Vincenzo non si diede per convinto, e ripeté la domanda: «Papà, voglio la mia eredità». Nel ripete­re queste parole, però, si inginocchiò davanti a un Crocifisso e disse al padre: «Ecco, padre mio, l’ere­dità che vi domando di prendermi. Io non voglio ave­re altra eredità che Lui, Gesù Crocifisso. Lui solo vo­glio seguire, per Lui vivere e morire».

A questo punto, il papà pianse di consolazione, abbracciò il figlio e lo esortò a prendersi quell’eredità per seguire Gesù in vita e in morte.

Pensiamo anche alle moltissime ragazze, piene di vita e di grazia, a volte piene anche di doti e di ric­chezze terrene, che rinunciano generosamente a tutto per «seguire Gesù», per essere totalmente di Gesù, con il cuore «indiviso», con l’anima e il corpo vergi­nali, vere spose angeliche del Verbo Incarnato.

Ricordiamo, ad esempio, S. Veronica Giuliani, energica lottatrice contro gli allettamenti dei beni ma­teriali della famiglia e contro le lusinghe delle creatu­re che volevano distoglierla dal «seguire Gesù». I gio­vani che la corteggiavano la seguirono fin sulla porta della clausura, nell’estremo tentativo di fermarla: ma la giovane intrepida, sulla porta della clausura, si voltò e gettò il fascio di fiori che portava esclamando: « A te, mondo seduttore, questi fiori che presto appas­siscono!». Lei, vergine piena di grazia, si donava tut­ta a Gesù, per unirsi e identificarsi a Lui, fino alla mistica crocifissione cruenta dell’anima e del corpo, per la salvezza delle anime. Anch’ella portò per lunghi anni le stimmate di Gesù nel corpo, crocifissa d’a­more per l’Amore crocifisso.

A questi ideali, a queste altezze vertiginose dell’a­more divino sono chiamati gli eletti a «seguire Gesù». E che cosa ci può essere di più alto sulla terra? Gesù è tutta la vita, la perfezione, la santità. Chi se­gue Gesù, vivendo la sua stessa vita verginale, povera e obbediente, può riempirsi di tutta la vita divina, elevarsi a ogni perfezione, trasfigurarsi in pienezza di santità. Basta guardare, ad esempio, a S. Francesco di Assisi, S. Chiara, S. Caterina, S. Luigi, S. Alfonso, S. Giovanni Bosco…

Signore Gesù, come dobbiamo ringraziarTi di aver chiamato molti a seguirti! Come dobbiamo rin­graziarTi perché continui a chiamare molti a seguirti, senza guardare né a meriti, né ad altro: scegli perché vuoi dare all’uomo anche l’onore di imitarti in tutto. E sappiamo che chiami molti, nonostante la mancata risposta di tanti. Che tristezza! Si preferisce seguire la propria testa e la testa di un’altra creatura, anzi­ché «seguire Gesù»! Si preferisce vivere come i poveri uomini, si preferisce imitare la vita ordinaria delle creature, anziché vivere Gesù, imitare e riprodurre la Sua vita, come ha fatto un S. Francesco di Assisi e ogni altro santo. Quanta stoltezza, Signore! Ma conti­nua a chiamare: ti preghiamo…

Giovane che leggi, rifletti attentamente. Vale an­che per te l’interrogativo fondamentale che tra­sformò il giovane Francesco nel sublime S. Francesco d’Assisi: «Signore, che vuoi che io faccia?». Non evi­tare questo interrogativo, perché sarà sempre vero che solo «servire a Dio è regnare», e se Gesù vuole chiamarti a «seguirlo» per farti «regnare» già su que­sta terra, sarebbe vera pazzia non volerne sapere per legarti alla servitù di una creatura, sapendo be­ne che «sono un soffio i figli di Adamo, una menzogna tutti gli uomini…» (Sal 61,10).

«Seguire Gesù», invece, è seguire Colui che è «la Via, la Verità e la Vita» (Gv 14,6).

Fonte: VIENI E SEGUIMI, Padre Stefano M. Manelli
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