«Parroco, io voglio farmi suora… ».
«Oh bella!… proprio tu, Maria Bertilla che sei buona a nulla?..»
«Ma io mi sforzerò di imparare a fare qualcosa». «Va’ va’, piccola «gnocca», cosa vuoi che se ne facciano di te le suore? …».
Così andò il primo incontro fra il Parroco e la ragazzetta Maria Bertilla Boscardin, quando questa manifestò la sua vocazione a diventare suora.
Qualche giorno dopo, però, il Parroco, preso dallo scrupolo, fece richiamare Maria Bertilla e le chiese: «Dimmi con sincerità: sei proprio decisa a farti suora?». «Sì, Parroco».
«Senti proprio che Gesù ti chiama a diventare per sempre sua sposa?».
«Sì, Parroco».
«Ma tu sai almeno pelare le patate? …». «Si, Parroco».
«Ebbene, vuol dire che andrai in convento a pelare le patate».
Così Maria Bertilla poté entrare fra le Suore Dorotee, in convento, e la povera «gnocca», entrata per pelare le patate, diventò una splendida santa tutta candore e sacrificio.
Dopo questo esempio, se ci chiediamo: «chi può essere chiamato da Gesù?», dobbiamo rispondere: tutti possono essere chiamati, perché non c’è categoria di persone che non possa ricevere la grazia della vocazione. Il Signore conosce tutti e può chiamare chiunque. «Egli conta il numero delle stelle e chiama ciascuna per nome» (Sal 146,4).
Il Vangelo, infatti, ci dice che Gesù chiamò a seguirlo giovani e adulti, pescatori e operai, impiegati e disoccupati.
S. Giovanni Evangelista era giovane. S. Pietro era adulto maturo. Ambedue erano pescatori. S. Matteo invece era impiegato all’ufficio delle imposte. S. Paolo lavorava le stuoie. C’è poi da ricordare gli operai disoccupati, quelli chiamati all’ultim’ora di cui parla Gesù nella parabola (Mt 20,1-16).
Lungo i secoli di storia del Cristianesimo, Gesù ha chiamato a seguirLo anche i ragazzi e gli anziani, uomini e donne, innocenti e peccatori, fra tutte le categorie di ogni ceto sociale.
Erano ragazzi S. Benedetto, S. Tommaso d’Aquino, S. Luigi Gonzaga, S. Pio X, S. Massimiliano M. Kolbe, S. Agnese, S. Bernardetta, S. Teresina…
Erano adolescenti S. Antonio di Padova, S. Gerardo Maiella, S. Gabriele dell’Addolorata, S. Giovanni Berchmans, S. Giovanni Bosco, S. Caterina da Siena, S. Veronica Giuliani S. Maria Bertilla…
Erano giovani S. Antonio Abate, S. Bernardo, S. Francesco d’Assisi, S. Francesco Saverio, S. Alfonso de’ Liguori, S. Scolastica, S. Chiara, S. Margherita Alacoque…
Erano adulti gli Apostoli (eccetto S. Giovanni Evangelista), S. Agostino, S. Ignazio di Loyola, S. Camillo de Lellis, S. Maria Maddalena, S. Maria Egiziaca. S. Margherita da Cortona, la Beata Angela da Foligno…
Gesù non fa riserve per nessuno. Chiama con sovrano amore e libertà; chiama chi vuole, quando vuole e come vuole.
E solo Lui che «ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri… » (Ef 4,11).
E’ Lui che ha chiamato alcuni a diventare celebri Pontefici, come S. Gregorio Magno e S. Leone Magno, o celebri Dottori della Chiesa come S. Tommaso e S. Bonaventura; ha chiamato altri ad essere umili e mirabili fraticelli come S. Felice e S. Crispino; ha chiamato alcune ragazze ad essere geniali fondatrici come S. Teresa d’Avila e S. Giovanna Antida o ad essere dolci e angeliche suore come S. Bernardetta e S. Maria Bertilla.
Se proprio volessimo scoprire una certa sua preferenza, dovremmo dire che Gesù preferisce gli umili, gli indotti, i deboli, secondo quel pensiero di S. Paolo: «Non sono molti sapienti secondo la carne, né molti potenti, né molti nobili» (1 Cor 1,26).
Ma è soprattutto nel cuore dei ragazzi e dei giovani che ordinariamente Dio depone il germe della vocazione, perché «a dodici anni – afferma Alfonso Gratry – si capiscono le cose sublimi e generose che a quarant’anni non sì capiscono più».
Anche il papa Giovanni Paolo II, in un discorso sulla vocazione, afferma che «Dio chiama tutti a una missione, chiama a tutte le età, chiama in modo speciale i giovani», e con accento vigoroso continua: «Giovani, adesso è la vostra ora! Tocca a voi rispondere. La vita è un dono di Dio. Se Cristo vi chiama a essere suoi collaboratori non esitate un attimo a dire il vostro generoso Sì. Se vi parlo di consacrazione totale a Dio nel sacerdozio, nella vita religiosa, nella vita missionaria, è perché Cristo chiama a questa straordinaria avventura molti tra voi!».
Alcuni esempi splendidi del nostro tempo confermano, ancora di più, questa verità della chiamata dei giovani alla vita consacrata a Dio.
S. Massimiliano Maria Kolbe, figura splendida di santo francescano e mariano, aveva poco più di dieci anni quando studiava privatamente, per andare avanti negli studi. Un giorno, ascoltando una predica, sentì l’annuncio dell’apertura di un seminario francescano, per ragazzi aspiranti a seguire S. Francesco d’Assisi. Illuminato interiormente, chiese subito di poter entrare in quel seminario. Fu accontentato. Entrò in seminario, andò avanti, e divenne figlio di S. Francesco, cavaliere folle d’amore all’Immacolata, martire della carità nel campo della morte di Auschwitz, dove offrì la sua vita in cambio di quella di un papà di famiglia nel 1941.
Il Venerabile P. Pio da Pietrelcina, altra figura gigantesca di santo francescano, anch’egli, poco più che decenne, durante una predica sentì la spinta a consacrarsi a Dio e si impegnò a fare tutti gli studi con lezioni private, per poter entrare a quindici anni nel Noviziato dei cappuccini diventando talmente simile al Padre Serafico da essere insignito anch’egli delle sacre stimmate di Gesù, che tenne per 50 anni, fino alla morte, avvenuta nel 1968.
Santina Campana, questo delizioso gioiello di fanciulla, possiamo dire che fin dal Battesimo sia cresciuta talmente «tutta di Gesù» che ben merita di stare accanto a S. Teresina e a S. Gemma Galgani. La sua vocazione è stata il naturale sboccio di una rosa e di un giglio, dal profumo fragrante intensissimo. A diciotto anni è novizia, vero angelo di amore e di candore. Ma non concluderà il suo noviziato che in Paradiso, dopo tre anni di dolori lancinanti, morendo come una piccola e ardente Sentinella della Croce, nell’anno santo 1950.
Considerando i giovani, inoltre, e la predilezione di Gesù per essi, dobbiamo anche dire che c’è in loro una generosità e un ardimento non riscontrabile in altre età della vita. Essi sanno essere generosi nell’amare con totalità, sanno essere ardimentosi nel voler fare anche eroismi. Certamente, quando sono sinceri e decisi, non gradiscono né ammettono mezze misure o compromessi nella fedeltà agli impegni d’amore. Essi intuiscono con lucidità che l’amore grande e forte è legato al sacrificio grande e forte. Gesù ci ha amato con la sua totale immolazione cruenta. E noi?
Leggiamo su di una rivista sacerdotale che una volta «una Superiora Carmelitana descriveva a un gruppo di giovani giapponesi convertite, la vita del Carmelo: lunghe preghiere, rigidi digiuni, vita dura…».
Gli occhi di quelle figliuole brillavano di gioia. Tuttavia la Superiora disse, a un certo punto, che la rigorosa regola carmelitana sarebbe stata un po’ attenuata per loro, non abituate a simili penitenze.
La luce si spense negli occhi di quelle giovani, che si guardarono l’un l’altra molto deluse.
Poi una si fece coraggio e, a nome di tutte, disse: «Madre, saremmo tanto contente di seguire la Regola senza attenuazioni perché vogliamo amare molto il Signore».
Per questo il papa Paolo VI in un discorso ai giovani rivolgeva loro parole forti e rigorose come queste: «Giovani, sapete che Cristo ha bisogno di voi? Sapete che la sua chiamata è per i forti, è per i ribelli alla mediocrità e alla viltà della vita comoda e insignificante?».
Giovane che leggi, rifletti e medita. Anche tu, proprio tu, puoi essere chiamato da Gesù. Vorrai preferire alla sua chiamata le lusinghe di una creatura o dei beni terreni? Non essere insensato. Chi può amarti di più, il Creatore o la creatura? Se Gesù ti chiama, avrai l’infinito bene nel tuo cuore, tua proprietà e ricchezza.