Commento al Vangelo della XII Domenica del TO

La tempesta sedata

Gesù, venuta la sera, volle passare all’altra riva del lago. Si pose a poppa della navicella, si adagiò su di un guanciale e si addormentò, mentre gli apostoli remigavano.

Era presente e sembrava assente; lo nascondevano le tenebre, e lo eclissavano il silenzio poiché dormiva.

Improvvisamente si levò una bufera di vento che sospingeva le onde nella barca, fino a riempirla. Sembrava che da un momento all’altro affondasse: non c’era scampo, e Gesù dormiva.

È l’unica volta che il Vangelo ci parla del sonno di Lui, ed era un sonno nella tempesta.

Agli apostoli sembrò una noncuranza da parte sua, e lo svegliarono. Eppure Egli non solo si curava di loro, ma ne provava e fortificava la fede. Si levò allora pieno di maestà, sgridò il vento, impose al mare di tacere e di calmarsi, e subito si fece grande tranquillità, con immenso stupore degli apostoli.

La Chiesa nella tempesta

Era la sintesi del cammino della Chiesa nei secoli: essa passa da una riva all’altra, dal tempo all’eternità; è in compagnia di Gesù ed è in balia delle onde delle umane vicende e delle umane tempeste. Gesù Cristo è con lei, ma sembra che dorma nel silenzio eucaristico, e quasi appare noncurante delle lotte che essa affronta, proprio quando maggiore è il pericolo.

Egli tace ma è presente; tace perché vuol essere risvegliato dalla fede, e quando le preghiere diventano grido di vera fede, allora solo si leva e impone la calma alla tempesta.

La domanda che si fecero gli apostoli: Chi è mai costui cui il vento e il mare obbediscono? Fa vedere chiaramente che la loro fede era ancora imperfetta: Gesù permise la tempesta per risuscitarla, come permette nella Chiesa le grandi tempeste per rinnovarci nella fede.

Confidiamo in Gesù nelle oscurità dello spirito, e confidiamo in Lui, ora specialmente che la Chiesa si trova in tempeste terribili, mai viste prima. Nelle nostre tempeste rifugiamoci in Lui, e in quelle della Chiesa preghiamo perché venga la calma nella fecondità spirituale delle anime, e nella suprema aspirazione alla vita eterna.

Confidiamo, dormiamo, anzi, sul Cuore divino di Gesù, e rifugiamoci ai piedi del suo altare.

Là Egli non si vede, ma si sente, e lo sente la fiducia che lo cerca come unica salvezza. Siamone certi: la tempesta non ci può sommergere se confidiamo in Lui, e perciò dilatiamo il cuore nel suo amore, e viviamo innanzi ai suoi tabernacoli.

Essi sono la fortezza della Chiesa, sono il riposo nella tempesta, sono la potenza che le impone il silenzio e la calma.

O Gesù, vita della tua Chiesa, ascolta la sua voce supplicante; levati sulle tempeste che tentano sommergerla, imponi la calma, riduci al silenzio le potenze infernali; vinci, vinci, e venga il tuo regno in tutta la terra, fatta un solo ovile sotto un solo Pastore per la tua parola di vita!

Don Dolindo Ruotolo; Mc 4,35-41

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