Harry Potter

l. Introduzione

È difficile ignorare questo nome onnipresente, che rappresenta un impressionante successo librario planetario, con gli ormai più di 116 milioni di libri stampati in cinque anni, diffusi in 200 nazioni e tradotti in 47 lingue … La saga, creata dalla scozzese Joanne Kathleen Bowling (nota)
(nota) L’autrice, inglese, ha 35 anni. Dopo gli studi di francese, insegna in Portogallo dove si sposa. Divorziata dopo poco tempo, educa solo la figlia che ha chiamato Jessica a causa della sua ammirazione per Jessica Mitford, militante comunista. Dopo un periodo di mise­ria materiale, ha una quasi illuminazione nel treno London-Manchester e quindi inizia la sua opera per la quale ha già ricevuto più di trenta premi letterari e è stata decorata dalla regina Elisabetta per “servizi resi alla letteratura” (M. des Haudières, Tintin, Astèrix ou Méphisto? La saga de Harry Potter, in “Action familiale et scolaire”, 2001, n. 153, p. 38).
Nel 1997, conta già quattro titoli: Harry Potter e la Pietra filosofale, Harry Potter e la Camera dei segreti, Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban, Harry Potter e il Calice di fuoco. Quest’ultimo è uscito il giorno di Natale 2000 a mezzanotte (per caso?) con una prima tiratura di 3,8 milioni negli USA (3 milioni venduti il primo week-end!). Un immenso successo corro­borato da Hollywood che ha già trasformato in film il primo volume, gra­zie al lavoro di Chris Columbus. Tralasciamo il film, che riporta anche un colossale successo, per andare direttamente alla fonte: i libri.

2. Chi è Harry Potter?

Harry è un ragazzino di 11 anni (invecchia di un anno con ogni volume e avrà quindi 17 anni nel settimo e ultimo libro previsto). Orfano di padre e di madre, vive dagli zii. Impara un giorno che è il figlio di un mago e di una strega assassinati dal terribile Voldemort, “il Signore delle tenebre”, il cui nome nella saga viene pronunciato stentatamente, per lo più sostituito da “Tu-Sai-Chi” (allusione all’usanza ebraica di non pronunciare il nome di laveh? Ma qui sembra si tratti piuttosto del diavolo…). Il piccolo Harry è scappato alla follia omicida di Voldemort. Le bacchette magiche di Harry e di Voldemort sono gemelle: contengono ambedue una piuma della stessa fenice. Dopo aver preso coscienza della sua natura di mago, Harry viene invitato a recarsi nel collegio di Hogwarts, famosa scuola di stregoneria dove incontra due altri allievi, Ron Weasley e Hermione Granger, che ormai saranno i suoi compagni di scuola e di avventure.

3. Immensi libri

Se il primo volume aveva 296 pagine, il secondo 310, il terzo 368, il quarto ne ha 627, come mai i nostri ragazzini, che leggono con sempre più fatica in questa civiltà dell’audiovisivo, riescono a divorare tante pagine? Vengono stranamente affascinati da questa sottile miscela di naturale e di preternaturale, di reale e d’irreale, di concreto e di magico, di antico e di moderno. Il problema è che lo spirito di questi libri è uno spirito anticri­stiano: una descrizione ammaliatrice dell’Impero delle Tenebre.

4. Un mondo senza Dio

Nel collegio di Hogwarts, tutta la vita è impregnata di magia. I profes­sori sono tutti maghi o streghe, per esempio la professoressa McGranitt abile a metamorfosarsi in gatto. I libri di testo sono tutti magici: Manuale degli incantesimi, Storia della magia, Guida pratica alla trasfigu­razione per principianti, Le forze oscure: guida all’autoprotezione, ecc. Ovviamente, le uniche lezioni seguite dagli scolari sono per imparare a fare bevande magiche, a gettare dei sortilegi, a trasformare delle cose, a difendersi contro la magia nera e altre pratiche di magia e di stregoneria. Nessun altro insegnamento: siamo in pieno “fondamentalismo” magico.
Perfino i giochi sono magici: il gioco ufficiale di Hogwarts è il quiddit­ch: una specie di football aereo su manici di scopa (arnese tradizionale del folklore stregonesco). I soli riferimenti religiosi presenti nei quattro volu­mi sono la semplice evocazione delle feste di Natale e di Pasqua ridotte a un buon pranzo, uno scambio di regali e un periodo di ferie. Appare fuga­cemente il fantasma di un “monaco piccolo e grasso”. Invece Halloween è davvero la grande festa della scuola. Nel quarto tomo, in occasione del S. Natale, l’autrice ci mostra un elmo vuoto che canta una parte delle parole del “Venite fedeli”; le lacune vengono colmate da rime inventate “tutte decisamente maleducate”. Festa e canto sacro vengono così tranquillamente profanati. In questo quarto volume, una chiesa è men­zionata per la prima volta, ma, lo vedremo dopo, per una scena che ha i caratteri di un sacrificio satanico!

5. Una iniziazione al male

Harry Potter non va al collegio per imparare innocenti giochi di magia bianca, intesa come l’abilità dei prestigiatori, ma per imparare i vari sorti­legi, metamorfosi, altrettante pratiche che lo renderanno superiore ai “Babbani” (i non stregoni, disprezzati perché sprovvisti di poteri magici). Apparentemente ci potrebbe sembrare di essere sulla scia inoffensiva delle antiche fiabe (rendersi invisibile, fa apparire dell’oro, ringiovanire o invec­chiare, ecc.); e questo contribuisce al fascino di questa saga. Ma non è così. In effetti, leggendo una fiaba tradizionale ci accorgiamo subito di essere in un mondo puramente immaginario, un mondo “fantastico” in cui vi sono fate, streghe, gnomi, ecc., un mondo di sogno che non incide sulla vita reale del lettore.
Invece con Harry Potter assistiamo ad una specie di incarnazione del magico nel mondo normale. Harry Potter e i suoi amici sono bambini del nostro secolo, tipicamente “british” che, fuori dell’anno scolastico, rag­giungono le loro famiglie che abitano le città “normali” in mezzo ai “Babbani”. Il messaggio implicito è chiaro: i poteri magici, l’essere mago o strega è un privilegio, un dono speciale, qualcosa di positivo, un po’ come il battesimo e la grazia sono un privilegio del cristiano sul non cristiano.

6. Magia e religione

Occorre qui rivolgere uno sguardo cristiano alla magia, appoggiandosi sulla sacra teologia. La magia appartiene ai peccati contro il primo comandamento, accanto all’idolatria (con la quale una creatura viene ono­rata come Dio). È un peccato di superstizione in senso stretto, in quanto attribuisce ad una creatura “poteri che, secondo l’ordine della natura e della grazia essa [questa creatura] non ha”. E questa “superstizione in senso stretto si connette con la divinazione e la stregoneria (vana osser­vanza)”. Lo stesso teologo ci dà anche la seguente precisazione: “riguar­do al grado della colpa, deve notarsi che la divinazione e la vana osser­vanza sono in sé peccati molto gravi, contenendo una esplicita o implici­ta invocazione del demonio”. Spieghiamo brevemente le cose: divina­zione e vana osservanza sono due specie della superstizione, la prima mira al conoscere, la seconda all’agire. “La divinazione è l’invocazione espres­sa o tacita del demonio per ottenere la conoscenza di cose nascoste, occul­te o segrete “.
Il teologo Prummer ci spiega la ragione della malizia della divinazione: “Siccome la conoscenza di queste cose non si ha né per le forze naturali dell’uomo, né da Dio, né dagli angeli buoni […] si deve concludere che ogni divinazione si fa per opera diretta o indiretta del demonio.” Quanto alla vana osservanza, è un ricorso superstizioso, in vista di un effetto, a dei mezzi in sé inadeguati (per esempio portare un amuleto contro tale malat­tia). Si riduce alla vana osservanza la magia che è, esclusi i semplici gio­chi di prestigio, “ars operandi mira ope daemonis”, cioè l’arte di opera­re delle cose mirabili tramite il concorso (implicito o esplicito) del demo­nio. Purtroppo il mondo di Harry Potter e dei suoi amici nel castello di Hogwarts, e anche un po’ quando sono in vacanza, è imbevuto totalmente di questi gravi peccati di superstizione.

7. Magia dappertutto

Prendiamo qualche esempio. Per la divinazione, nel terzo volume, vediamo la professoressa Cooman spiegare ad Harry, Ron e Hermione il programma annuale di divinazione: lettura delle foglie di tè, lettura della mano (chiromanzia), infine della sfera di cristallo (cristallomanzia). Per quanto riguarda la magia, i bambini non soltanto la studiano, ma anche la praticano molto spesso. Per esempio Hermione usa un incantesimo di lie­vitazione per fare volare una piuma e il sortilegio “Pietrificus totalus” per paralizzare un coetaneo.
D’altra parte, nel secondo volume, si dice che “all’insaputa dei profes­sori, fra gli studenti [di Hogwarts] prendeva piede un fiorente commercio di talismani, amuleti e altre protezioni”. Anche i malefici più “neri” ven­gono insegnati a Hogwarts (e usati soprattutto nel quarto volume): l’ “Imperius”, il “Cruciatus” e il terribile “Ava Kedavra… l’Anatema che uccide”, contro il quale “non c’è contromaledizione”. È vero che gli stu­denti hanno l’ordine di non usare questi malefici ordinati a nuocere, ma … chi sa se obbediranno? Imparano le “contromaledizioni”, cioè a lot­tare contro Satana con le sue stesse armi. Come siamo lontani dallo spiri­to cristiano! San Tommaso d’Aquino ci ammonisce: “L’uomo non ha rice­vuto il dominio sui demoni per potersene servire come vuole, ma deve avere con essi una guerra dichiarata. Perciò in nessun modo è lecito all’uomo ricorrere all’aiuto dei demoni con accordi taciti o espressi”. Nei quattro libri, scopriamo una progressione, non soltanto nel numero delle pagine, ma anche nel grado di magia e di orrore: le avventure di Harry Potter in mezzo a mostri diversi, vampiri, fantasmi, mangiamorti, ecc. appaiono sempre più terrificanti e sanguinose. È questo il valore edu­cativo della saga di Harry Potter?

8. Il bene e il male

D’altra parte, nelle vecchie fiabe che hanno un reale valore educativo, c’è sempre un chiaro contrasto tra i buoni e i cattivi; il bene vi è sempre premiato e il male castigato. Potrebbe sembrare così nella saga di J.K. Rowling in cui vediamo una lotta tra il campo dei “buoni” (Harry, i suoi amici, il direttore della scuola, il Ministero della magia) e quello dei catti­vi (Voldemort, i mangiatori, Draco Malfoy, etc.), ma in realtà i parametri morali sono capovolti perché i buoni ricorrono alle stesse armi dei cattivi (magia, stregoneria). Di più “il male non è mai davvero vinto e il bene pre­vale – e solo apparentemente – soltanto grazie a brutti e cattivi mezzi”. Va notato anche che il quarto tomo ci mostra il “buon” Harry mentre pesta degli scarabei, immaginando che ciascuno abbia la faccia del professore Piton che egli odia. I buoni come i cattivi, non esitano a ricorrere alla menzogna o ancora alla disobbedienza. Interrogato da un giornalista sulla morale di Harry Potter, don Amorth, l’esorcista di Roma, rispondeva: “Le regole si possono facilmente infrangere se non sostengono i propri inte­ressi; mentire è giustificato, efficace per raggiungere il proprio scopo”.

9. Dall’esoterismo al satanismo

Il quarto volume è il peggiore: i sortilegi si moltiplicano, diventano facilmente malefici, fino alla tragedia sanguinosa del trentaduesimo capi­tolo: uno stregone nero, Codaliscia, uccide un compagno di Harry in un cimitero davanti ai suoi occhi. Poi ha luogo un rituale satanico, durante il quale il terrificante Voldemort riunisce il suo spirito a un corpo umano, dando così a se stesso una nuova vita. In questo rituale satanico, assoluta­mente orribile, una specie di bambino mostruoso viene gettato vivo in un calderone bollente con le ossa di una tomba profanata e un po’ di sangue di Harry, il tutto con delle formule che sembrano ricordare in modo bla­sfemo i grandi misteri della Fede cattolica…
Lo scrittore e pedagogo francese Yves Chiron dichiara con franchezza dopo aver letto i quattro volumi di Harry Potter: “non ho che una grande fretta: sbarazzarmene perché i miei figli non ci cadano sopra”. Pienamente d’accordo con questa dichiarazione, siamo profondamente delusi dalle incredibili parole del “religioso” M. Introvigne: “Chi critica il film [di Harry Potter] assume l’atteggiamento talebano di rifiutare ogni forma culturale che non sia religiosa”. Il signor Introvigne è completamente fuori strada: se rifiutiamo e condanniamo la saga di H. Potter, non è perché non sia una cultura religiosa, la rifiutiamo perché è una cultura religiosa profondamente falsa in quanto fa l’apologia della superstizione magica, peccato contro il primo comandamento del Decalogo, “religione” espressa o tacita di Satana. “Non esiste una magia buona. La magia bian­ca praticata da Harry Potter è la magia nera (…) sono entrambe nelle mani di Satana”, dice ancora il Padre Amorths.

10. Conclusione

È palese che Halloween, pokémon e Harry Potter hanno lasciato la scia del “fantastico” classico nel quale il bene veniva sempre ricompensato e il male punito, per pascolare sui prati avvelenati delle scienze occulte, del­l’esoterismo e perfino del satanismo! Mentre la fiaba classica mostra il magico come qualcosa di puramente immaginario, d’irreale, di lontano, i pokémon, ma soprattutto Halloween e i libri di Harry Potter hanno uno scopo dichiaratamente pedagogico, “catechistico”: si tratta di trasmettere nuove conoscenze, la conoscenza (la “gnosis”) dei misteri e poteri magi­ci invece della conoscenza dei misteri, della verità e dei sacramenti della Fede. Questa volontà diabolica pedagogica è palese: basta vedere le scuo­le che ormai sempre di più organizzato la festa di Halloween (mentre tende a scomparire la festa pubblica del S. Natale…), utilizzano i libri di J. K. Rowling come libri di testo, incoraggiata dall’incomprensibile atteggiamento delle librerie “cattoliche” (per esempio a Torino le Paoline e la LDC nel Valdocco di don Bosco) che propongono questi libri. A que­sto proposito va notato che l’autrice ha già dato via libera a un editore per la traduzione in greco antico e in latino del suo primo volume. Non mi sembra irragionevole vedere in ciò un progetto per accrescere l’”autorità” di questi libri, facendoli entrare in un certo senso nel mondo scelto della cultura greco latina, che è anche quello delle due grandi lingue sacre del Cristianesimo.

11. Alla scuola di Harry

È un fatto che il lettore di Harry Potter, giovane o no (circa il 30 per cento dei lettori sarebbero degli adulti), senza forse accorgersene, entra nella scuola di Hogwarts e riceve ogni anno un programma di studio com­pleto sulla nuova religiosità magica profondamente anticristiana, pre­sentata come qualcosa di facile, normale, tanto più affascinante che i libri sono scritti con un reale talento, una prodigiosa immaginazione, una cono­scenza perfetta della psicologia giovanile e del mondo scolaresco.
Per confermare questo impatto pedagogico, possiamo citare il titolo di un libro appena uscito l’anno scorso e che già alla sua quarta edizione ita­liana: “Manuale per apprendisti maghi. Guida al magico mondo di H. Potter”. Il libro dà molte informazioni alla portata dei ragazzi su tanti argomenti: da “amuleto” a “zombie”, sfila tutto l’insieme delle arti magi­che, presentate come una cosa affascinante; non manca nemmeno all’arti­colo “maledizione”: un’invocazione diretta del demonio che preferisco non citare in questo articolo. Dobbiamo constatare che assistiamo, ahimè, sotto l’apparenza d’innocenti divertimenti giovanili, a una vera offensiva contro il cristianesimo. La strategia potrebbe essere così descritta: sosti­tuire a poco a poco le feste cristiane con feste neopagane (Halloween), trasformare i comportamenti dei fanciulli cristiani tramite il gioco (i pokémon) e i nuovi eroi-modelli legati al mondo dell’esoterismo e della stregoneria (Harry Potter). Di nuovo siamo in pieno combattimento delle “Due Città”: quella del mondo e di Satana contro quella di Dio.

12. Ruolo dei genitori

Avvertiamo il serio dovere di mettere in guardia i genitori a proposito di Halloween, dei pokèmon e della saga di Harry Potter, perché questa volta il grande Stratega delle Tenebre ha portato l’assalto contro il baluar­do più prezioso e più vulnerabile della Cristianità: le menti e i cuori dei bambini e dei ragazzi; si tratta di fare perdere il gusto per il Bello, il Puro, il Vero, il Bene, abituando a poco a poco i bambini e ragazzi a cose orren­de, spaventose, mostruose. Il magico deve diventare una cosa normale. La dottrina cristiana e la pratica delle virtù cristiane devono lasciare il posto alla dottrine occultistiche e alla ricerca dei poteri magici. Il culto di Dio tramite l’adorazione e la preghiera deve essere sostituito dalle formule di incantesimi e di sortilegi che non sono altro che preghiere a Satana.

13. Reagire!

Allora tutto è perduto? No. Bisogna reagire affidandoci totalmente all’Onnipotente e all’Ausiliatrice che già in anticipo schiacciò il capo del Principe della magia. Cosa fare in concreto, dopo la preghiera che è la cosa principale? Potrebbe essere l’argomento di un altro articolo. Ma diciamo già che non basta condannare Halloween, i pokémon, H. Potter, ecc. Occorre anche fare un grande sforzo per vivere e trasmettere il patrimonio splendido – e vero – della nostra Santa Religione. È sicuro che la desertifi­cazione delle chiese facilita l’introduzione e la diffusione di feste come Halloween. D’altra parte, è necessario più che mai, per impedire l’irrom­pente propagazione di giochi come i pokémon, di proporre ai bambini gio­chi buoni, interessanti veramente educativi, favorendo l’apprendimento delle virtù naturali (ed anche soprannaturali).
Riguardo alla letteratura, se vogliamo proteggere e bambini e i ragazzi contro i libri avvelenati dall’occultismo, occorre nutrire le giovani anime con le verità bellissime di una catechesi integra e tradizionale. Bisogna anche leggere loro e far loro leggere buoni libri contenenti belle storie divertenti e educative, dando largo spazio alla Storia sacra, ai Vangeli, alle biografie dei santi che ci mostrano il vero meraviglioso: quello che Dio compie con sovrabbondante ricchezza nelle anime dei suoi amici, andan­do tante volte fino ai miracoli, infinitamente più veri, più belli di tutto il corteo di sortilegi, divinazioni e prodigi che sa compiere il demonio per i suoi servi per portarli più agevolmente nel suo Regno di Tenebre per sem­pre. Dio ci dice nella Sacra Scrittura: “Non ci sia mezzo a te (…) chi fa l’indovino o predice le sorti, né augure, o mago, né chi fa incantesimi, o consulta gli spettri o gli spiriti, né chi evoca lo spirito dei morti. Chiunque pratica queste cose è in abominio davanti al Signore […]. Quanto a noi, fedeli a queste parole, scegliamo risolutamente il Regno di Dio, Regno del Bene, del Vero e del Bello, Regno di vera fede, di pura speranza e di mite carità.

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