Io, Oriana e l’Islam. Che cosa ci diremmo incontrandoci oggi?

stellamatutina-oriana-fallaciCarissima Oriana, se per miracolo o per magia dovessi rincontrarti, di slancio ti abbraccerei forte fissandoti dritto negli occhi per rassicurarmi della tua straordinaria vitalità, concentrata in quel fascio di luce che non si è mai spento perché non ti sei mai arresa. Mi sentirei confortato del fatto che oggi tu sei più che mai viva dentro ciascuno di noi, perché hai tenuto sempre issata la bandiera della libertà interiore che ti ha ispirato le note dell’ inno della Rabbia e dell’ Orgoglio.

A quattro anni dalla tua morte terrena, il tuo testamento spirituale si conferma una tragica profezia che solo tu hai saputo cogliere e poi riecheggiare con il vigore del combattente indomito scuotendo dalle fondamenta la coscienza di un Occidente grasso, vile, pavido, sottomesso, votato al suicidio prostrandosi al dio denaro e pronto a capitolare ai fanatici di Allah. Tenendoti per mano ti accarezzerei i capelli così come mi è capitato di fare durante i nostri lunghi colloqui, per trasmetterti l’ affetto immenso che nutrivo per te. Tu mi lasciavi fare senza alterarti, mai svelando i tuoi sentimenti, quasi ti fossi imposta un ferreo autocontrollo assurto a solida corazza nella cittadella fortificata di un io straripante ma terribilmente solo.

Sì, Oriana, ti ho conosciuto come smarrita e dilaniata dalla solitudine fisica in cui ti eri volontariamente relegata affinché nessuno potesse vedere come ti riduceva giorno dopo giorno il male violento che si era scatenato dentro di te e che in quindici anni ti aveva ridotto a pelle ed ossa. La rabbia per questo crudele destino e l’ orgoglio del tuo animo indomito hanno contraddistinto la fase finale della tua eccezionale testimonianza nel momento in cui la Storia ha registrato la curva decadente di una civiltà che sceglie di non vedere, di non sentire e di non parlare, al punto da elevare la Rabbia e l’ Orgoglio come i pilastri del riscatto di un Occidente ormai senz’ anima, che si vergogna delle proprie radici giudaico-cristiane, svende i propri valori, tradisce la propria identità e si arrende per ignoranza, paura e – peggio ancora – per collusione ideologica con i propri carnefici.

Accarezzandoti la mano e custodendola come un bene prezioso tra le mie mani, ti donerei ancora una volta quel modo di essere che mi appartiene profondamente, una presenza partecipata e avvolgente che percepisco come l’ essenza della mia umanità. È questo il vero amore? Tra noi è stato molto di più dell’ amore tra i comuni mortali. Il sentimento che si era creato tra noi, così come l’ ho vissuto, è un evento indelebile che resterà scolpito nel mio cuore e nella mia mente fino all’ ultimo respiro. Un fatto che appartiene alla storia della nostra vita interiore, l’ unica che ci illumina e che dà un senso compiuto al nostro peregrinare terreno.

Che tu hai voluto immortalare con un tratto di penna in cui ti sei finalmente svelata scrivendomi: «Più ti leggo, più ci penso, più concludo che sei l’ unico su cui dall’ alto dei cieli o meglio dai gironi dell’ inferno potrò contare. (Bada che t’ infliggo una grossa responsabilità)». Ma subito dopo l’ abbraccio colmo dell’ amore eterno che niente e nessuno potrà mai scalfire, mi troverei costretto ad abbassare lo sguardo. Immagino le tue parole con quell’ incedere che solo un’ autentica figlia della spiritualità e del sarcasmo dei toscani potrebbe generare: «Te l’ avevo detto che tu non sei un vero musulmano! Perché se credevi nella sacralità della vita, nella dignità della persona e nella libertà di scelta, non potevi essere musulmano!

Lo sapevi bene anche tu che i versetti colmi d’ odio del Corano e i misfatti di Maometto sono in flagrante contraddizione con questi valori non negoziabili e sono del tutto incompatibili con i diritti fondamentali dell’ uomo, anzi per la precisione della donna!». Avrei sollevato per un attimo lo sguardo e avrei colto uno dei tuoi rari sorrisi per la percezione di una battaglia personale vinta. Nel tentativo di riavvicinare la distanza prodottasi tra noi, avrei avvicinato un bicchiere d’ acqua alla tua bocca per portare un po’ di ristoro a un corpo martoriato ma che non è mai riuscito a condizionare la tua scelta di testimoniare la tua incontenibile umanità. Ma non ti saresti placata e avresti continuato a sfrecciare dritto per centrare la meta: «Sai, ero certa che prima o dopo avresti ripudiato l’ islam. Eri solo un illuso!

La tua battaglia per affermare in Italia un islam moderato. Balle! Ma quale islam moderato! Ma l’ hai visto come si sono comportati i cosiddetti musulmani moderati quando Benedetto XVI a Ratisbona ha detto né più né meno che l’ ovvia verità storica della diffusione dell’ islam tramite la spada? Immagino che tu abbia accantonato ogni velleità quando anche i cosiddetti musulmani moderati ti hanno condannato a morte per apostasia dopo che il Papa ha celebrato il tuo battesimo. Mi conforta solo il fatto che anch’ io ho individuato nel Santo Padre un riferimento certo nella comune battaglia contro il relativismo e il nichilismo che stanno deflagrando l’ Occidente dal suo interno».

Quanta ragione aveva Oriana! Immagino la sua tristezza nel vedere oggi Obama elevare il Corano come testo sacro da riverire alla stregua della Torah e dei Vangeli, quasi fosse un distillato della cultura dell’ amore e della pace universale. E se a dividerci è stato il giudizio sui musulmani come persone, che non sono mai la trasposizione automatica e acritica dei dogmi della fede islamica, la necessità di saper distinguere tra la dimensione delle religioni, che sono fisiologicamente diverse, da quella delle persone, che hanno una specificità che va rispettata e valorizzata, la Storia la ricorderà per aver testimoniato con tutta se stessa e fino all’ ultimo attimo della sua vita la verità salvaguardando a tutti i costi la libertà.

Magdi Allam, già giornalista di «Repubblica» e poi del «Corriere della Sera», oggi è eurodeputato e presidente di «Io amo l’ Italia». Fra i suoi saggi: «Vincere la paura» (Mondadori, 2005) RIPRODUZIONE RISERVATA Oriana Fallaci «La Forza della Ragione» La guerra non è una maledizione insita nella nostra natura: è una maledizione insita nella Vita. Non ci si sottrae alla guerra, perché fa parte della Vita.

FONTE: M. C. Allam, CORRIERE DELLA SERA, 14 settembre 2010
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