Le ACLI elargiscono borse di studio ai futuri Imam

Le ACLI hanno elargito alcune borse di studio per diventare imam, cioè capo e guida di una comunità islamica. Da meno di un mese è attivo presso l’Università degli Studi di Padova un “Master in Studi sull’islam d’Europa”. Nel bando e nel volantino esplicativo si danno informazioni sugli obiettivi del corso, alcuni certamente condivisibili: conoscere l’islam, la sua storia, le sue tradizioni, l’impatto che ha avuto e che sta avendo in Occidente e molti altri aspetti di sicuro interesse.

Su altri l’olfatto cattolico sente puzza di bruciato. Ad esempio in merito alla metodologia di indagine del corso si tiene a specificare che si adotterà una “prospettiva scientifica” che “si emancipi dal pregiudizio eurocentrico”. Se per eurocentrismo intendiamo una cultura europea che ha nel cristianesimo le sue radici, allora il cristiano e con questo le ACLI, sigla che significa Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani, non può che augurarsi lo sviluppo di una cultura eurocentrica. Qualora invece per eurocentrismo si voglia alludere ad alcune derive attuali attinenti alla morale, alla perdita di valori, al rifiuto delle radici di cui sopra, allora concordiamo nel condannare l’eurocentrismo.

Più ci si addentra nella lettura degli allegati della presentazione del Master più l’odore di bruciato si fa intenso per le narici del buon cattolico, fino a quando appare evidente che ci si trova nel bel mezzo di un incendio. Sotto la voce “Ambiti occupazionali” infatti si legge: “Il Master intende […] contribuire alla formazione di […] ministri di culto, leaders di comunità”. Vuoi vedere che le ACLI vogliono finanziare borse di studio per sacerdoti cattolici affinché si formino adeguatamente in merito a questa cultura religiosa che sempre più peso sta avendo nel nostro paese? Però c’è quel “leader di comunità” che stona. Si staranno riferendo a qualche responsabile di comunità di volontariato o di cooperativa sociale che si interessa del mondo islamico? La risposta alle due domande si trova in un comunicato stampa che l’Ufficio Stampa Acli del Veneto ha diramato a gennaio, prima dell’inizio del master, per presentare il corso. Qui si legge: “Per il secondo anno consecutivo le Acli regionali del Veneto promuovono una borsa di studio per il Master in Studi sull’Islam d’Europa. Un’iniziativa straordinaria ed unica in Italia ed in Europa per la formazione di Imam che non facciano riferimento ai centri di formazione del mondo arabo, ma siano integrati nel tessuto sociale europeo. Obiettivo finale dell’attività è il riconoscimento quale religione dell’Islam anche in Italia”.

Anche il lettore più distratto avrà compreso esattamente di cosa si tratta. Per il secondo anno consecutivo le ACLI finanziano borse di studio (il numero varia da 2 a 3) per formare imam al fine di valorizzare sempre più la religione islamica sul suolo italiano (questo il senso dell’ultimo periodo che sfiora l’anacoluto). Ovviamente imam dallo spirito occidental-democratico, mica fondamentalisti, tiene a specificare il comunicato.

Il Master è patrocinato da molte sigle del mondo arabo, ma le ACLI sono le uniche di sedicente ispirazione cristiana-cattolica. L’aggettivo “sedicente” è quanto mai appropriato e giustificato perché il cattolico non può che sforzarsi di convertire se stesso a Cristo e proporre la conversione a chi è ateo o non aderisce all’unica e vera religione, cioè alla religione cristiano cattolica. A tal fine ricordiamo alcuni passaggi della Dichiarazione della Congregazione per la dottrina della Fede dal titolo, già di per se stesso esplicativo, “Dominus Iesus, circa l’unicità e l’universalità salvifica di Gesù Cristo e della Chiesa”: “Deve essere, infatti, fermamente creduta l’affermazione che nel mistero di Gesù Cristo, Figlio di Dio incarnato, il quale è «la via, la verità e la vita» (Gv 14,6), si dà la rivelazione della pienezza della verità divina. […] Deve essere fermamente creduto che la «Chiesa pellegrinante è necessaria alla salvezza. Infatti solo Cristo è il mediatore e la via della salvezza; ed egli si rende presente a noi nel suo Corpo che è la Chiesa» (Conc. Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 14). […] E’ chiaro che sarebbe contrario alla fede cattolica considerare la Chiesa come una via di salvezza accanto a quelle costituite dalle altre religioni”. Nulla salus extra Ecclesiam dunque.

Bene il dialogo come mezzo di conversione degli altri, ma qui siamo ben al di là del dialogo: in questo caso siamo alla collaborazione volontaria all’errore, perché si aiuta economicamente a formare guide spirituali di una religione che è falsa. Qui si rema contro la Verità. Il cristiano ha il dovere di persuadere gli altri per portarli a Cristo ed opporsi, ovviamente nel rispetto della legge naturale e quindi del libero arbitrio dell’uomo, alle confessioni religiose differenti da quella cattolica. Cristo è forse morto perché diventiamo islamici?

Le ACLI invece di destinare soldi alla formazione dei sacerdoti ecco che foraggiano la formazione di guide spirituali islamiche nella speranza che l’islam acquisti credito nel Bel Paese. Invece di proporre la pienezza della verità che è in Cristo – quello stesso Cristo che è richiamato nella loro sigla – ecco che invitano alla sequela di Maometto. Invece di adoperarsi per proclamare la verità dalla cima dei campanili cattolici, facilitano l’accesso alla sommità dei minareti delle moschee. Invece di inginocchiarsi davanti alla Croce, esaltano la Mezza Luna.

Già qualche giorno fa avevamo parlato di come le ACLI a livello nazionale strizzassero l’occhio alla cultura di gender in netto contrasto con quanto espresso di recente da Papa Benedetto XVI. Ora, seppur a livello solo locale (ma non abbiamo notizia che il Consiglio nazionale abbia inarcato un solo sopracciglio), si alza la posta e si mette in discussione addirittura lo stesso fondamento della religione cattolica, cioè che la Chiesa cattolica sia l’unica depositaria della pienezza della verità. Da qui la domanda: ma le ACLI da che parte stanno?

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