Mosca (AsiaNews) – La Duma di Stato (la camera bassa del parlamento russo) ha approvato in prima lettura, lo scorso 9 aprile, la bozza della cosiddetta “legge contro blasfemia e atti che offendono il sentimento religioso”. Il documento (criticato dai difensori dei diritti umani, ma che ha l’appoggio del Patriarcato russo-ortodosso e delle comunità di minoranza più influenti) prevede un inasprimento delle pene per chi offende i valori religiosi o commette azioni ritenute sacrileghe in luoghi di preghiera.
I promotori dell’iniziativa legislativa dicono che lo scopo è difendere i valori tradizionali della Russia, dove Chiesa e religione – a loro dire – sono prese di mira da una vera e propria “propaganda anti-religiosa organizzata da nemici esterni al Paese”. Esempio massimo di tale teoria sono le Pussy Riot, la band femminista che, a inizio 2012, ha inscenato una breve preghiera punk anti-Putin nella cattedrale di Mosca. Per quel gesto, due dei suoi membri scontano oggi due anni di detenzione in campo di lavoro. Durante il processo sono state accusate di aver offeso proprio il sentimento religioso dei fedeli. Cosa per cui le ragazze hanno chiesto scusa, ribadendo che si trattava di una protesta di carattere politico.
Per Yaroslav Nilov – capo della Commissione sociale e religiosa alla Duma e coautore del disegno di legge – proprio il caso Pussy Riot dimostra che il credo tradizionale del Paese ha bisogno di una legislazione adeguata a proteggerlo. Nilov, membro del partito nazionalista liberal-democratico, ha assicurato che “nessuno vuole la ripetizione dei gulag”.
Il documento alza le multe dagli attuali 1.000 rubli (32 dollari) a 300mila rubli (10mila dollari) per “insulti pubblici alla fede e umiliazioni durante i servizi liturgici”. Crimine che potrebbe costare anche fino a tre anni di reclusione o a 200 ore di lavoro socialmente utile. Per la profanazione e la distruzione di oggetti religiosi, in luoghi di culto e nei pellegrinaggi, le multe vanno da 100 a 500mila rubli, lavoro obbligatorio fino a 400 ore o fino a cinque anni di detenzione.
Il Consiglio presidenziale per i diritti umani aveva già criticato lo scorso novembre la formulazione troppo vaga della proposta di legge contro la blasfemia, che potrebbe provocare numerosi errori giudiziari.
Alle critiche ha risposto Mikhail Markelov – deputato del partito di maggioranza Russia Unita e altro autore della bozza di legge – snocciolando i dati di un sondaggio dell’istituto statale Vtsiom, secondo il quale l’82% dei russi è a favore dell’iniziativa legislativa, soprattutto dopo il susseguirsi di atta vandalici contro simboli religiosi: dall’imbrattamento di icone, fino a croci divelte e spezzate in diverse zone del Paese.