SANTIFICARE LA FESTA
Sembra incredibile che si debba far fatica a ottenere dai cristiani di non lavorare la Domenica (e le altre feste di precetto) per dedicarsi al Signore e all’anima propria. Non solo, ma il colmo è che si riesce a ottenere il riposo festivo e la partecipazione alla Messa soltanto da una scarsa minoranza di cristiani!
Siamo giunti ormai a questo.
Con quali conseguenze? Quelle già previste da papa Leone XIII: «Violata la Domenica, questo è il principio di tutti i mali: è la fede spenta, è l’eternità dimenticata, è Dio soppresso nella vita dell’uomo…». È il quadro mondiale della società di oggi: ateismo, materialismo, laicismo, animalismo.
Eppure, con il Concilio Vaticano II la Domenica è stata messa ancor più in onore, come giorno del Sgnore a benedizione e gioia dell’uomo.
Ogni Domenica «i fedeli devono riunirsi in assemblea per ascoltare la parola di Dio e partecipare all’Eucaristia… La Domenica è la festa primordiale che deve essere proposta e inculcata alla pietà dei fedeli, in modo che risulti anche giorno di gioia e di riposo dal lavoro» (Sacrosanctum Concilium, n. 106).
Ogni domenica i cristiani hanno da guadagnare per l’anima, con il nutrimento spirituale che ricevono dalla SantaMessa; per il corpo, con il riposo che ristora dalle fatiche settimanali.
C’è solo da guadagnare, quindi. La Domenica ricarica di energie l’anima e il corpo. È un dono di Dio. È giorno di grazia. «Questo è il giorno che ha fatto il Signore» (Sal 117,24).
Perciò san Tommaso Moro, il Gran Cancelliere d’Inghilterra, anche quando con la persecuzione venne messo in prigione, festeggiava la Domenica facendosi portare e indossando gli abiti da festa «per piacere al Signore».
Tutti alla Santa Messa
I due cardini delle festività sono la partecipazione alla Santa Messa e il riposo dal lavoro.
La partecipazione alla Santa Messa festiva non consiste soltanto nell’essere presente in Chiesa durante la celebrazione, perché anche le pareti e i banchi sono presenti senza partecipare affatto…
La partecipazione alla Santa Messa deve essere attiva e sentita. Attiva, nel seguire punto per punto lo svolgersi del rito. Sentita, nell’unirsi vivamente a Gesù che si immola sull’altare fra le mani del Sacerdote.
La partecipazione è piena, se si riceve anche la santa Comunione, dopo aver debitamente purificato l’anima con il Sacramento della Confessione.
Questo è il cuore della Domenica cristiana: Confessione, Messa, Comunione. Sono tre tesori di infinito valore che arricchiscono meravigliosamente l’anima di grazia. In tal modo la Domenica è veramente «il giorno del Signore» e «la festa dell’anima».
Parecchi cristiani, però, si contentano solo della Santa Messa. Perché? Come mai restano privi dei due Sacramenti della Confessione e Comunione? E potrà chiamarsi davvero «giorno del Signore» una Domenica senza la Comunione?… Gli antichi cristiani chiamavano la Domenica anche con le due parole Dies Panis, «Giorno del Pane», perché tutti partecipavano alla Santa Messa e ricevevano Gesù Eucaristico, «Pane del Cielo» (Gv 6,41). Non dovrebbe essere così anche oggi per tutti i cristiani?
È peccato mortale
L’obbligo della Santa Messa festiva è grave. Chi non partecipa alla Messa di precetto commette peccato mortale.
Soltanto il caso di grave necessità o di vera impossibilità (una malattia) fa evitare il peccato.
Né vale ascoltare la Santa Messa per radio o per televisione. Questo è solo un atto di devozione, utile a chi è impossibilitato a recarsi in chiesa.
La Santa Messa è l’atto comunitario e sociale per eccellenza: per questo è necessaria la presenza viva in seno alla comunità.
Ricordiamo sempre: per la sua importanza, la Santa Messa deve occupare il primo posto nella Domenica.
Tutto deve esserle subordinato e condizionato.
Quando il pio Alberto I, re del Belgio, si trovò una volta nelle Indie, gli organizzarono una splendida escursione per il giorno di Domenica. Il programma dell’escursione venne presentato al Re; questi lo esaminò, e disse subito: «Avete dimenticato un punto: la Santa Messa. Questo prima di tutto!».
Quale lezione per tanti nostri gitanti ed escursionisti, così pronti a sacrificare la Messa e a trasformare la Domenica da «giorno del Signore» in «giorno del demonio! ».
Più edificante ancora è l’esempio che danno alcuni semplici fedeli, i quali affrontano sacrifici veramente duri, pur di non perdere la Santa Messa. C’è una vecchietta che deve percorrere a piedi diverse ore di strada; c’è un operaio che può correre alla Santa Messa soltanto alle primissime ore del giorno, alzandosi ancora con le tenebre; c’è una mamma di tredici figli che in vita sua non ha mai perso una Messa festiva…
Il riposo festivo
Per lodare il Signore, per dedicarsi a Lui, curando la propria anima, è necessaria l’astensione dal lavoro.
Insegna san Gregorio Magno: «La Domenica si deve interrompere il lavoro e darsi alla preghiera, perché le negligenze dei sei giorni precedenti siano espiate con la preghiera di questo gran giorno…».
Se si potessero ascoltare di nuovo le prediche che il santo Curato d’Ars fece per otto anni contro il lavoro festivo, resteremmo anche noi colpiti e commossi.
Diceva il Santo: Se si domandasse a chi lavora di domenica: «Che cosa state a fare?», dovrebbe rispondere: «Sto a vendere l’anima mia al demonio, e a mettere di nuovo in Croce Gesù, mi sono condannato all’Inferno!…».
Proprio a quei tempi la Madonna appariva sui monti de La Salette e ammoniva: «Il Signore vi ha dato sei giorni per lavorare, riservandosi il settimo; e non volete darglielo: ecco che cosa appesantisce il braccio divino».
Purtroppo, la maledetta paura di perdere un po’ di guadagno ci fa offendere Dio e la nostra anima nel modo più vile.
Possibile che temiamo di perdere, se serviamo il Signore osservando il Suo Comandamento?
«Gente di poca fede! – deve dirci Gesù – Cercate prima il Regno di Dio, e il resto vi sarà dato in soprappiù » (Mt 6,33).
Il papà di santa Teresa del Bambino Gesù aveva un negozio da orefice. Aperto tutta la settimana, il negozio era sempre chiuso nei giorni festivi. Più di qualcuno, però, gli consigliò di tenerlo aperto ogni domenica fino a mezzogiorno o almeno per alcune ore del mattino, perché venivano gli abitanti dalle campagne a fare spese per le figlie da sposare. Perfino il Confessore gli suggerì di tenerlo aperto qualche ora per combinare ottimi affari, senza offendere il precetto. Ma il papà di santa Teresina non ne volle sapere. Preferiva rimetterci, anziché allontanare una sola benedizione di Dio sulla famiglia.
E il Signore lo fece diventare anche ricco proprio con i guadagni del negozio!
È fondamentale!
L’osservanza del terzo Comandamento è fondamentale per la vita cristiana. Frequentare la Chiesa, accostarsi ai Sacramenti, partecipare alla Santa Messa, ascoltare la Parola di Dio: sono nutrimento vitale della vita cristiana. Privarsene significa condannarsi al deperimento fino alla rovina anche eterna.
Un venerando e zelante Vescovo francese, nel preparare la sua tomba, si fece scolpire sulla pietra queste semplici parole: «Ricordatevi di santificare le feste», perché, diceva, «questo solo mi basta: se i fedeli mi obbediranno, arriveranno certamente alla salvezza».
Aveva ragione. Chi santifica le feste si tiene in rapporto con Dio e resta di domenica in domenica sotto il suo salutare influsso e richiamo.
Per questo san Pio da Pietrelcina in confessione era inesorabile nel battere sull’osservanza di questo comandamento, e quanti penitenti hanno dovuto buscarsi, per questo peccato, il rifiuto dell’assoluzione, scacciati bruscamente con un «vattene… sciagurato!».
La Madonna, Madre di Gesù e Madre nostra, vuol vederci almeno ogni Domenica tutti riuniti attorno all’altare, attorno a Gesù. E come soffre per la lontananza di molti figli! Come prega e attende!
Ella ci vuole tutti ogni Domenica, per poterci un giorno avere nella Domenica eterna, che è il Paradiso.
Fioretti
*Offrire la giornata in riparazione dei peccati contro il terzo Comandamento.
*Convincere a santificare la festa qualcuno dei parenti o amici che non la santifica.
*Meditare attentamente sulla Parola di Dio della Domenica.