Marzo: Mese di San Giuseppe – 3° Giorno

stellamatutina-san-giuseppe-con gesùNel silenzio la forza. Is., 30, is.

1. Il silenzio è custode di giustizia.
Chi è dissipato, chi parla molto, chi è assor­bito da mille cose, difficilmente sarà virtuo­so. Sarà per lo meno superficiale: e la super­ficialità non è amica della giustizia, del bene. Per fare il bene bisogna pensare, bisogna co­noscersi e conoscersi bene e sinceramente; ma soprattutto bisogna mettersi spesso a tu per tu con Dio.
Per far questo è bene circondarsi di silen­zio. Giuseppe ha fatto così: pur fedele al suo dovere, sapeva lasciarsi il tempo per gl’inte­ressi dell’anima, per gl’interessi di Dio. l col­loqui col Cielo gli rendevano amabile anche il soggiorno sulla terra.

2. Il silenzio è garanzia di pace.

Perché il silenzio mantiene facilmente l’or­dine.
Provate ad ordinare una qualsiasi cosa, provatevi soprattutto ad ordinare le vostre idee su qualsiasi argomento, senza il silenzio. Non lo potete. Dopo tutti i vostri sforzi, finirete per combattere ancora contro il disordine.
Il silenzio raddoppia le forze, agevola l’azione, dà precisione all’azione, fa cogliere con sicurezza gli scarti e le ombre. Il silenzio riposa.
Giuseppe sa e fa tutto questo. Nessuno si accorge di lui perché, mite, lavora nel racco­glimento: non è di peso a nessuno. Arriva a far da sé quanto deve fare. Evita scosse e con­trattempi: così, naturalmente.

3. Il silenzio è pegno di fecondità.

E la prima fecondità è quella che riguarda lo spirito. Il mondo è nello stupore dinanzi a colui che opera molte cose e che fa rumore intorno a sé.
È il diavolo che cerca il rumore e l’ap­pariscenza. Il Signore preferisce il silenzio. E nel silenzio lo spirito si ritrova, lo spirito vive e produce. Che cosa deve produrre lo spirito? Giuseppe risponde con la sua vita. Deve dar vita alla santità. La santità è la su­prema fecondità dello spirito. E il silenzio la desta, la coltiva, la difende.
Giuseppe, nella tua vita così santa, fe­dele custode del silenzio, dammi la pace che viene dal fuggire lo strepito degli uomini e del mondo. Che bene potrò mai avere dalle cose materiali, dalle soddisfazioni d’un’ora? Mostrami tu che nel raccoglimento del mio spirito è la fonte inesauribile dei buoni pen­sieri, degli ardenti desideri, dei casti affetti, dei generosi propositi. E meditando sulla tua vita, mi rallegri anch’io nel silenzio del cuo­re.

LETTURA

Il filosofo cattolico Ernesto Hello ha scritto pagine profonde intorno alla silenziosa vita di san Giuseppe. Nel suo libro Fisionomie di Santi, medita: «San Giuseppe, l’ombra del Padre! Colui sul quale l’ombra del Padre cadeva spessa e profonda; san Giuseppe, l’uomo del silenzio, colui al quale la parola appena s’avvicina! Il Vangelo non dice di lui che poche parole: «Era un uomo giusto!», il Vangelo, così sobrio di parole, diviene anche più sobrio, quando si parla di Giuseppe. Si direbbe che quest’uo­mo, avviluppato di silenzio, ispiri il silenzio. Il silenzio di san Giuseppe fa il silenzio intorno a san Giuseppe. Il silenzio è la sua lode, il suo genio, la sua atmosfera.
Dov’egli è, regna il silenzio. Quando l’aquila aleggia, dicono alcuni viaggiatori, il pellegrino assetato indovina una sorgente là dove cade la sua ombra nel deserto. Il pel­legrino scava e l’acqua zampilla. L’aquila aveva parlato il suo linguaggio, aveva vol­teggiato. Ma la cosa bella era stata una cosa utile; e colui che aveva sete, comprendendo il linguaggio dell’aquila, scavando la sabbia, aveva trovato l’acqua…
Quando l’ombra di san Giuseppe cade in qualche parte, il silenzio non è più lontano. Bisogna scavare la sabbia, che nel suo signi­ficato simbolico rappresenta la natura uma­na; bisogna scavare la sabbia, e voi vedrete scorrere l’acqua. L’acqua sarà questo silen­zio profondo, nel quale sono contenute tutte le parole, questo silenzio vivificante, rinfrescante, calmante, dissetante, il silenzio sostanziale; là dove l’ombra di san Giusep­pe è caduta, la sostanza del silenzio zampil­la, profonda e pura dalla natura umana sca­vata».

FIORETTO

Mi imporrò qualche momento di silenzio durante la giornata, per abituarmi a vincere le intemperanze della lingua.

GIACULATORIA

Il silenzio è la tua lode.
In pio silenzio di casto amore bevi l’assenzio del tuo dolore.

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