Messe nere, Ostie e bambini profanati

Sembra argomento di nicchia.
Nella nicchia dei non curanti o semplicemente inconsapevoli ci siamo invece solo noi. Molti, di noi. Ne siamo circondati, avviene ogni notte, e di giorno, e non c’è legge che possa impedirlo. La pratica delle messe nere è politically and legally correct.

A meno che non ci sia qualche reato nel mentre, l’articolo 19 della Costituzione italiana rassicura (e tanto di cappello, ci mancherebbe) che “tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume”.

Il discorsetto costituzionale del “buon costume” non è esattamente ben chiaro, lucidamente non abbiamo parametri lampanti di discernimento tra “buon” e “cattivo costume”, ergo: l’accezione positiva o negativa del termine ce la relativizziamo da noi. Così in Italia, signori miei, si contano centinaia di gruppi pubblici esplicitamente dediti al satanismo e, dettaglio tassativamente geniale, regolarmente iscritti alla Camera di Commercio.

Voilà. C’è niente da fare, noi altri, gli spettatori, per arginare i collettivi satanici. Io lo vorrei non fosse così, ma (testimonianze di satanisti ed ex alla mano – soprattutto miei pazienti compresi): la permissione della Comunione sulla mano è stata davvero il dono dei doni per maghi, satanisti, “sacerdoti” neri, occultisti vari e compagnia non bella.

Potremmo stare qui ore a diatribarne, circa questa concessione post-conciliare, ma purtroppo uno dei corollari concreti è questo: facilitato all’ennesima loro diabolica limita potenza il furto e la vendita e l’abominevole uso che l’Altissimo ancora lascia si compia di Sé, da chicchessia e ovunque, e in ogni luogo del mondo, delle Sue Sacratissime Specie, del Suo proprio Sangue, della Sua propria Carne, della Sua propria Anima, dell’intera Sua Divinità.

Una scena che si suda di impotenza in posti che non sapevi neppure di avere, nel tuo corpo, soltanto ad abbozzarne una evaporante immagine nella testa. Vorrei poterne scrivere nei dettagli, di quanto si compia con ogni singolo Sacro Frammento dell’Ostia consacrata. Solo che non posso. Non qui.

Certo si può essere delicati – si? – nell’accennare alle componenti orgiastiche e orribilmente sacrileghe che vengono acquiescientemente compiute in migliaia di luoghi del mondo contemporaneamente, e non solo su animali, ma… bambini, bambini: piccolissimi, o capacissimi di intendere e volere e dunque capire, interrogarsi, guardando negli occhi le stesse proprie madri che sepolti vivi, li depongono in piccole bare, lucidamente piangenti – i bambini –, non sempre neppure col sollievo d’essere stati drogati prima, e ripescati poi, per ammirarne e dedicarne al diavolo il terrore innocente – le madri. Da secoli.

Delicatamente io ne parlerei a lungo anche. Ora licet solo un accenno. Il sodo fine è che si sappia, quantomeno. I bambini scompaiono ogni giorno non soltanto per il traffico d’organi o la vendita all’estero a famiglie che tanto carinamente benestanti non possono averne da sole di propri, poverine, e allora: 1000 dollari o euro o sterline a feto bastano, sovente.

Loro sì che ci credono che il feto è una persona: se lo ordinano dall’inizio del concepimento, se lo scelgono fenotipicamente, dribblano le attese burocratiche scivolando lontano anche dai ghiacciati feti congelati già bell’e pronti nelle cliniche a centinaia nel mondo, impaccottati al pari di merluzzi scevri d’anima (Quelli che i merluzzi li sbrinano, invece: “…ma se a mio figlio manca un cuore sano perché mai non dovrei usare quello dell’altro figlio congelato in standby di riserva?, eccheddiamine, proprio ora che grazie alla natura e al progresso scientifico…, questa storia dell’etica è un dettaglio, che ne sapete voi di cosa si prova a…, perché solo chi ha veramente sofferto capisce quanto sia cosa buona e giusta profittare della nostra santa madre scienza e poi…” – gridato, l’eccetera, con capriccioso sbattimento di piedi, ed è comprensibile, lapalissiano, of course: ognuno ha diritto al suo bambino/giocattolino di riserva, se si rompe il primo, se si è fatalmente single e/o felicemente gay, e via discorrendo. Non fa una piega. – Ma che impietosa retrò che sono).

Mai girare senza ruota di scorta, insomma, lo sanno anche i feti.
E’ un mondo difficile. Raggelante? Di più.

Criminologi e psicologi e Polizia e Arma tutta cara italiana, glielo diciamo al resto del popolo cosa accade sul serio, con quei “piccoli furti d’Ostie”? Ormai neppure trafiletti nella stampa quotidiana ci godiamo più in merito, ché tanto è “un furtarello”, abbiamo il caso Misseri ancora da salottare in diretta tv nazionale tra un caffè, un primo piano e una ritoccatina di trucco nella pubblicità; eddài che non c’è tempo, non c’è spazio, non c’è scalpore. Vai con l’inquadratura sulle caviglie della (bionda) criminologa in collegamento dalla cantina dei presunti orrori. Bene, bravo, giù così. Stop.

Poi ci sono quelli che l’hanno vissuto, e straeroicamentene parlano e ne pubblicano, e… ma dove si trovano ‘sti libri? Una caccia al tesoro della fata turchina nel bosco di traumi e sangue.

Joy Childress, per esempio. Insegnante liceale che è riuscita ad uscire da una setta satanica: “Ho fatto parte di un culto satanico dalla nascita fino all’età di ventun anni. Tutta la mia famiglia faceva parte di quella setta. Si trattava di una tradizione generazionale, giacché anche mio nonno materno ne aveva fatto parte. Ho assistito a stupri rituali, a sacrifici rituali di bambini e di cani – soprattutto pastori tedeschi – a cene rituali a base di carne, feci, vomito e urina, o a bevande rituali a base di sangue animale o umano […]. Si trattava di una setta composta da diverse famiglie. Il sommo sacerdote era contemporaneamente un ministro battista che aveva in custodia una chiesa importante a Denver, nel Colorado […]. Alcune delle cerimonie venivano officiate per ottenere da Satana il potere attraverso il terrore dei bambini. Questi ultimi venivano lasciati morire di fame, torturati e stuprati per ottenere quel potere. Altre cerimonie erano dedicate unicamente ai sacrifici in onore di Satana. Un bambino veniva ucciso con una coltellata al cuore, mentre un membro della setta lo stava stuprando. Lo scopo di tutto questo era di raggiungere l’apice sessuale al momento della morte del bambino […]. I corpi venivano sempre bruciati. Alcune ossa venivano conservate come attrezzi da usare nel corso delle cerimonie […]. Queste cose mi sconvolgono ancora tantissimo quando ne parlo, ma la gente deve sapere e capire che queste cose sono successe e accadono realmente” (L. Kahaner, Cults That Kill: Probing the Underworld of Occult Crime, Warner, New York 1988).

In Italia, è ormai palese alla Magistratura quanto la pedofilia sia molto spesso legata a rituali satanici, proprio come all’estero (in America in maniera diffusissima): è ancora in corso un’indagine alla procura della Toscana su un vasto giro di pedofili cominciata dal ritrovamento di un’agenda tra i bagagli di un pensionato fiorentino di 62 anni fermato alla frontiera del Brennero (si sono diffuse solo le iniziali dell’uomo: B. E.). Questa agenda riportava oltre cento indirizzi e un album zeppo di foto di minori corredate da età e misure dei ragazzini. In una delle valigie, inoltre, gli investigatori hanno ritrovato anche 12 rullini fotografici che una volta portati allo sviluppo hanno mostrato numerosissime immagini di bambini in pose oscene. Bimbi dai 10 ai 12 anni. –

Apperò. Nel 1996, indagini effettuate dalla procura di Roma, hanno appurato l’esistenza di una setta satanica che conta tremila adepti e prevede una somma di iscrizione di cinque milioni di vecchie lire per potervi accedere diventandone membri ufficiali. Davide Murgia, ispettore della Digos di La Spezia, che segue le indagini tutt’ora in corso guidate dal Commissario Stefano Buselli ha mostrato grande stupore nello scoprire tra gli adepti della setta un folto numero di famosi volti dello spettacolo entrati nel registro degli indagati (Avvenire, 5 Settembre 1996).

Nella letteratura internazionale si pubblica e descrive e invoglia, o anche si fantastica assai, circa le messe nere, in mole abnorme. Ad averne lo spazio, qui, si potrebbero citare testimonianze a perdifiato sulla verità di quanto accada ad opera di satanisti per propiziarsi i “favori” del principe del male tramite i cadeaux di bambini appena nati, non ancora battezzati o concepiti appositamente per, o, naturalmente: rapiti.

Non basterebbero mille copie di questa testata a citarne una infinitesimale porzione. E probabilmente sarebbe anche poco funzionale, agli unici fini di questo mio dire d’oggi (aprire gli occhi/pregare/riparare/ e non solo fare attenzione a cosa davvero fanno sui socials i vostri figli a un passo dall’essere adescati).

Oh, vi prego, e giù la pistola – che noia: condannarmi di fantascientifico allarmismo-terrorismo psicologico non vi farà sentire meglio e non scalfirà nemmeno di striscio il mio giubbotto antiproiettili che non indosso. Sono una psicologa criminologa: niente porto d’armi, neppure un ridicolo coltellino sulle scene dei reati a sfondo satanico in cui mi rinnovo l’ernia del disco tra una seduta psicologica e l’altra. Mia compagna d’armi sulle scene di crimini in corso è solo una corona del Rosario al collo, e pregato addirittura, più scudo di un intero burqa, antiproiettili.

Ora. Almeno una volta al giorno – e per motivi che in tutta sincerità non saprei spiegarmi, giacché proprio non è che me li vada a cercare, benintesi –, per quanto possa risultare bizzarro e poco credibile, la mia vita incrocia quella di uno spiritista 24 ore sul serio, o di un aderente all’occultismo, o di un satanista o di un maghetto quantomeno (non sto qui a raccontare degli effetti speciali in loro presenza).

Non hanno una spilla al petto che li certifichi o un cartello sulla fronte, non vestono di nero o ciondolano di talismani necessariamente. Tutt’altro: sovente elegantissimi, professionisti, o comunque con quel dettaglio che mi direziona, e – zac –: ecco che ci guardiamo, ci penetriamo, al ristorante, per strada, nella sala d’attesa del mio studio da psicologa, alla Messa quotidiana (!), in caffetteria, quando mi rilasso con gli amici al sabato sera in un jazz pub, in libreria, all’uscita dal cinema, eccetera. Non sto qui nemmeno a narrare come si finisca col riconoscersi, il satanista di turno ed io – a volte basta un unico, direi “magico”?, sguardo – e parliamo, e qualcuno continua nella sua direzione, qualcun altro me lo lego per bene (consenziente, e certo) in auto, lui posto passeggero, ché è preferibile guidi io (…), dritti sparati fino al Santuario dove c’attende l’esorcista.

Perché essere satanisti o aver avuto contatti con l’occulto sovente non ti lascia la vita esattamente indisturbata. Il poveraccio, il diavolo, ti capovolge la visione della vita, le idee e i crocifissi nella testa: è incredibilmente facile ottenere favori da lui (la via larga è sempre facile, dottor Watson), ma uscirne, e a denti stretti per strada stretta, è duello cruento (elementare, Scherlock? – I cristiani sono una specie inversa).

Ho molti fratelli ex satanisti. Ho molta tristezza per i più che non hanno voluto lasciar perdere affatto. Io li amo. Ne sdegno il fare, ma li amo. Ci sentiamo al telefono, ci spero sempre, ci prego mai abbastanza, e attendo, attendo che un giorno mentre me li abbraccio per strada mi ridicano ancora una volta, ma questa volta che duri: “Ok, riproviamoci. Riaccompagnami a confessarmi, Daniela, riaccompagnami e legami più forte, non reggo più, stavolta sono stremato davvero, anche mia figlia adesso ha le allucinazioni”.

Questo articolo è solo un incipit ad argomenti che vorrei davvero cogliessero l’attenzione dedicata di molti, per poterne parlare per bene.

Era solo un incipit alla trattazione dei diabolici rischi ed efficacissimi rimedi all’uso di magia, di consultazioni astrali, di sedute spiritiche, di giochini – nient’affatto ludici – alla tavoletta col bicchierino che rotea (pratica rituale ormai casalinga della pericolosissima tavola Ouija), alla magia cosiddetta “bianca” – al demonio il bianco è mai piaciuto, quindi si veda di piantarla di chiamare “bianco” quanto invoca il Nero – e persino al Reiki, allo Yoga esoterico, e 24.000 mila eccetera di seguito. Una sorta di indice, per adesso. Un argomento “di nicchia” alla volta, magari. Non resta che accomodarci. Senza paura di conoscere la verità. La Verità ci renderà liberi, n’est-ce pas? (Ah, detto tra noi, sottovoce: …che Labbra di lusso, che furore nobile su Bocca reale, in quelle Sue Parole imperiture. Io già me la vedo la scena di quando queste Parole le pronunciava, Lui… “La verità vi renderà liberi”: io un Tipo che parla così me Lo divorerei ogni giorno. Lo ruberei anch’io, nella Santissima Eucaristia. Appuntamento galante serale, immancabile: ma dritto in bocca, giù le mani, io il mio Dio Onnipotente e Dolcissimo non ho cuore (e mani consacrate, ehm) che di godermelo così.

E poi pensavo… che un giorno volutamente senza Santa Eucaristia nel cuore ci cementa il quotidiano in melodrammi da salice piangente. Ci evapora dalle pupille l’Alito di Cristo con cui guardare ogni evento e, sfumando via questo Suo Odore di ottimismo fresco e inesauribile, finiamo col vivere il giorno come un massacro di liste di cose da fare.

Noi con l’alito del Sangue di Cristo nelle vene siamo quelli che respirano lieti anche sott’acqua. E non abbiamo timore di nulla, non ci tremano i polsi nemmeno dinanzi a una schiera di demoni. Perché di stirpe regale, noi battezzati non siamo solo creature di Dio: noi siamo figli di Re).

FONTE: La croce, quotidiano nazionale diretto da Mario Adinolfi; Daniela Giarla
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