Essendo bontà infinita, Dio non può volere il male, qualunque esso sia, ma lo permette. Ci si domanda: come· si concilia la provvidenza e la paternità di Dio con il male fisico? Il male fisico (= mancanza o limitazione del bene) «appartiene alla struttura stessa degli esseri creati, che. per propria natura sono contingenti e passeggeri, dunque corruttibili» (Giovanni Paolo II); «Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. Egli infatti ha creato tutto per l’esistenza» (Sapienza). In vista del bene globale, Dio permette il male fisico.
Assolutamente Dio non può volere il peccato e la colpa, che sono contro di Lui. Purtroppo, nella storia umana abbonda tale male, per esclusiva responsabilità dell’uomo, creato libero, cioè in condizione da poter vedere il bene, e compierlo, e il male, ed evitarlo. E affinché la scelta cadesse sul bene, e non sul male, gli sono state date indicazioni precise in tante rivelazioni divine, soprattutto con i dieci comandamenti, con promessa di premio eterno, e minaccia di condanna eterna.
In vista di un bene più grande e di un premio maggiore, Dio permette la sofferenza anche degli innocenti. Questi, non avendo colpa personale, non dovrebbero soffrire una pena, quale è il dolore. Ma, pur non facendo conto che tutti nasciamo con un peccato di origine trasmessoci dai progenitori per naturale discendenza, e che dobbiamo scontare, pur non volendo considerare che tante malattie fisiche possono essere causate da acquisite malattie dei genitori, gl’innocenti che soffrono (pensare agli handicappati) riparano le colpe di altri (e come tali sono benefattori dell’umanità) e si preparano gioie maggiori nella vita eterna.
Fonte: I GIOVANI INTERROGANO, Giuseppe Chiusano, 1988.