CUORE GENEROSO
La generosità del Cuore di Gesù è espressa da quel lamento doloroso che Egli potrebbe rivolgere a ciascuno di noi: «Popolo mio, che cos’altro avrei potuto fare per la mia vigna, che non feci?» (Is 5,5).
Nessuno è più generoso di chi dona tutto se stesso in modo da non ricusare più nulla per sé. Ebbene, la generosità di Gesù noi possiamo leggerla in ogni evento della sua vita. Dalla nascita alla morte. Nella vita privata e pubblica. Da solo e con i suoi.
Nasce in una stalla e in un’umile famiglia sconosciuta a tutti.
Vive a Nazaret nel nascondimento più fitto, tanto da meravigliare, un giorno, gli stessi abitanti del piccolissimo villaggio.
Svolge la sua missione pubblica senza avere letteralmente «ove posare il capo» (Mt 8,20).
Sceglie come suoi collaboratori dodici rozzi pescatori e uomini impreparati.
Vuole restare fra noi, e non trova di meglio che mettersi in un frammento di pane, per donarsi a tutti con la massima semplicità.
Vuole morire per noi, e sceglie la morte più spaventosa e più ignominiosa: condannato come un malfattore.
Che cosa poteva fare di più per noi e non l’ha fatto?
Aveva ragione santa Teresina di dire che «chi ama, non conta più».
Soprattutto l’Eucaristia rimane il sublime capolavoro del Cuore di Gesù: ogni qualvolta riceviamo la Santa Comunione o assistiamo alla distribuzione della Santa Comunione, dovremmo piangere di commozione a vedere la generosità dell’amore di Gesù che si è spogliato di se stesso fino a perdere anche ogni figura umana, per donarsi a noi nella maniera più povera, più umile, più dolce.
Cuore di Gesù! Infinitamente ricco, ti sei fatto il più povero di tutti per donarti a noi, insegnandoci che la vera ricchezza è la carità, giacché Dio, infinita ricchezza, è carità.
CUORE AVARO
L’uomo purtroppo è egoista e alimenta il suo egoismo con la cupidigia dei beni terreni, delle creature, del denaro. Per questo il cuore dell’uomo è sempre inquieto.
Tanto più che difficilmente crede di possedere a sufficienza.
«L’uomo ricco di beni – afferma sant’Ambrogio – si crede sempre povero, perché si vede privo di quanto gli altri posseggono».
Anziché donare, il cuore dell’uomo vuole avere, possedere, dominare, gustare, godere. E con quanta naturalezza vuole tutto ciò, fin dall’età più piccola!
L’attaccamento ai beni terreni e alle proprie soddisfazioni chiude il cuore agli altri e lo rende sordo a ogni richiesta di generosità. Il cuore si fa avaro, soffocando ogni impulso di altruismo, ogni moto di disinteresse.
Al contrario, invece, quando san Giuseppe Moscati visitava gli ammalati poveri nei “bassi” o sulle soffitte dei vicoli di Napoli, apriva il suo cuore a una generosità paterna e squisita. Non solo consacrava il tempo libero a visitare gratuitamente quei poveretti, ma senza farsi accorgere lasciava loro anche un’offerta in denaro per aiutarli nelle loro pene.
Il cuore avaro è tutto legato, imprigionato dai suoi beni. San Paolo ha scritto con forza: «Quelli che vogliono arricchire cadono nella tentazione e nel laccio del diavolo; concepiscono molti desideri stolti e dannosi, che sommergono gli uomini nella rovina e nella perdizione» (1Tm 6,9). E la parola luminosa di Gesù afferma: «Dov’è il tuo tesoro, ivi è il tuo cuore» (Mt 6,21).
Una volta sant’Antonio di Padova, predicando sull’avarizia e commentando queste parole di Gesù, «Dov’è il tuo tesoro, ivi è il tuo cuore», disse agli ascoltatori di verificare questa affermazione di Gesù andando a constatare dove si trovasse il cuore di un avaro morto proprio quel giorno. Andarono, aprirono lo scrigno di monete d’oro di quell’avaro e trovarono lì dentro, in mezzo alle monete,
il cuore ancora vivo e palpitante di quell’avaro!
Il cuore di san Francesco d’Assisi, invece! Ecco un cuore distaccato da ogni bene terreno poverissimo di ogni cosa creata, innamorato del tesoro della povertàcome nessun avaro potrebbe essere innamorato dell’oro.
San Francesco morì spoglio di ogni bene terreno, ma ricchissimo di beni eterni, come Gesù ci raccomanda: «Non accumulate tesori sulla terra, dove la ruggine e la tignola consumano e dove i ladri sfondano e rubano: ma accumulatevi tesori nel cielo, dove né ruggine né tignola consumano, e dove i ladri non sfondano né rubano» (Mt 1,19-20).
Quando noi cerchiamo di soddisfarci con le cose create possedendo beni di terra, il nostro cuore non può
essere mai veramente soddisfatto. Anzi! «Ci hai fatti per te, Signore, – pregava sant’Agostino – e il nostro cuore è inquieto finché non riposi in Te».
Proprio così. Il Cuore di Gesù voglia rendere generoso il nostro cuore nel disfarsi delle cose create che alimentano l’egoismo e l’inquietudine; voglia rendere il nostro cuore povero di beni terreni, e ricchissimo del desiderio di donare e di donarsi.
Proposito: Per amore del Cuore di Gesù fare un’opera di carità ad un povero o a una famiglia povera.