14° giorno: Cuore dolcissimo – Cuore amaro

stellamatutina-sacro-cuore-di-gesùCUORE DOLCISSIMO

La dolcezza del Cuore di Gesù appare sublime dalle pagine evangeliche sul figliuol prodigo (Lc 15,11-32), sulla pecorella smarrita (Lc 15,1-7), sulla chioccia che raduna i pulcini (Lc 13,34), sui miracoli della resurrezione di Lazzaro (Gv 11,1-46) e del figlio della vedova di Naim (Lc 7,11-15).

La dolcezza del Cuore di Gesù ha rivestito di amabilità tutta la figura di Gesù, le sue azioni, i suoi atteggiamenti, le sue parole. Eccettuato il gesto della cacciata dei rivenditori dal Tempio (Mt 21,12-13) e le severe invettive contro gli «scribi e farisei ipocriti» (Mt 23,1-38) e contro Pietro che gli fu di «scandalo» (Mt 16,23), Gesù dimostra di avere un Cuore dolce e benevolo in misura senza misura. Persino all’Apostolo traditore, Giuda Iscariota, nel momento stesso dell’ignobile tradimento, Gesù rivolge la sua parola di richiamo e di sofferenza con estrema dolcezza: «Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo? » (Lc 22,48).

Nella vita del santo Curato d’Ars si legge che qualche fedele, a vederlo, esclamava: «Che cosa dev’essere stata la bontà di Gesù, se il nostro Curato è tanto buono?».

Ancora più. Nella vita di san Francesco d’Assisi si legge che qualche frate arrivò a chiamarlo non più Frate Francesco né Padre Francesco, ma Madre carissima, perché la tenerezza del Santo Poverello era davvero materna e dolcissima.

Se il cuore di una creatura umana può arrivare a essere dolcissimo, la misura da adoperare per la dolcezza, la bontà, la benevolenza del Cuore di Gesù è l’infinità.

Ogni calcolo sarà sempre inferiore alla realtà. Il suo Cuore dolcissimo faceva esclamare alle anime mistiche: «O dolcezza delle dolcezze!».

Aveva ragione l’ardente santa Caterina da Siena di ripetere spesso a voce e per iscritto: «Gesù dolce! Gesù amore!». E santa Gemma Galgani, nelle sue estasi, ripeteva spessissimo il nome adorabile di Gesù con una dolcezza indicibile e una tenerezza inimitabile.

Peccato che noi con la nostra insensibilità di cuore ci chiudiamo all’esperienza più intima dell’unione d’amore con Gesù, che ci farebbe scoprire l’infinita tenerezza del suo Cuore nel quale è racchiusa «la pienezza della divinità» (Col 2,9), ossia la pienezza di ogni dolcezza e bontà.

stellamatuitna-uomo-pensierosoCUORE AMARO

Quanto amaro c’è nel cuore dell’uomo! Un amaro cattivo, capace di amareggiare la vita propria e altrui con amarezze profonde. Tra genitori e figli, tra sposi, tra parenti e conoscenti, tra amici. Senza parlare delle amarezze fra estranei e fra nemici.

Trovare un cuore amabile e sereno, da cui non aspettarsi qualche amara sorpresa prima o poi, è cosa ben rara su questa povera terra. I cuori dei genitori confidano e sperano nei figli: ma quante amarezze non ricevono essi dalle loro creature? I cuori dei figli confidano nei genitori: ma quante volte i genitori amareggiano i figli, sfruttandoli solo per i loro scopi?

L’egoismo e l’orgoglio, la permalosità e l’ambizione sono le antenne del cuore, pronte a captare ogni minimo sgarbo del fratello a cui reagire con amari risentimenti (“questo non me lo doveva fare!”), pronte a captare ogni minima occasione di soddisfazione e tornaconto, da sfruttare senza riguardo per chicchessia. Il figliuol prodigo che intravede di potersi dare agli spassi e alle dissolutezze, non bada affatto allo schianto del cuore del papà per il suo allontanamento. Quel che contava per lui era solo la soddisfazione delle sue basse voglie.

Perché san Francesco d’Assisi dovette tanto soffrire da parte del papà? Perché il papà voleva soltanto soddisfare la sua ambizione di avere un figlio ricco e onorato dal mondo, senza tenere in nessun conto le nobilissime aspirazioni del figlio a vivere tutto il Vangelo con eroica fedeltà.

Per la stessa ragione, santa Chiara d’Assisi e santa Teresa d’Avila, san Tommaso d’Aquino e san Stanislao Kostka, dovettero fuggire di casa per poter seguire la chiamata di Gesù al convento.

Quando il cuore dell’uomo segue gli impulsi della carne, l’egoismo diventa la sua legge dura e amara. E se si viene contrastati nei propri interessi, scatta la molla dell’avversione e i rapporti diventano tesi e carichi di amarezza reciproca.

Risentimenti amari, parole amare, discorsi e atteggiamenti amari: poveri uomini che si amareggiano la vita l’un l’altro!

Dobbiamo imparare a sostituire all’amaro dell’egoismo il dolce della carità. Allora sarà difficile avere nemici, e si avranno molti amici, come dice lo Spirito Santo: «La parola dolce moltiplica gli amici e placa i nemici» (Sir 6,5).

Guardiamo al Cuore dolcissimo di Gesù. Accostiamogli il nostro cuore. Egli voglia renderlo amabile e dolce al pari del suo.

Proposito: Perdonare di vero cuore a chi ci avesse in qualsiasi modo amareggiato.

FONTE: Cuore di Gesù, Cuore dell’uomo, P.Stefano M. Manelli, © 2010 Casa Mariana Editrice, 2010
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