Santa Maria Goretti

Giglio insanguinato della Madonna

Santa radice 

La famiglia Goretti era originaria di Corinaldo (Ancona).

Il padre, Luigi, era un buon cristiano, nel senso più vero della parola: preghiera quotidiana mattino e sera, segno di croce prima e dopo il cibo, Rosario alla sera in famiglia, S. Messa tutte le domeniche e feste di precetto, osservanza amorosa di tutte le leggi di Dio e della Chiesa. Lavoratore instancabile, coscienzioso, cavava dalla sue braccia forti il sostentamento di ogni giorno per tutta la famiglia.

La madre della famiglia, Assunta Carlini, era “donna forte”, formata a quella virtù di sacrificio e di coraggio di cui la sua Marietta avrebbe dato luminosi esempi. Fedele senza debolezze a tutta la legge di Dio, fedele alla Messa festiva, al Rosario, ai precetti della Chiesa. Prendeva forza dalla preghiera, dalla Confessione e Comunione frequenti, dalla particolare sua devozione all’Addolorata.

Per lei, come per tutti i veri cristiani, il matrimonio era stato una comunione di animi altre che di beni fisici e materiali. Convintissima che esso non è un affare economico o un’avventura sentimentale, alle ragazze che in sua tarda età andavano a farle visita diceva: “il matrimonio è una cosa seria, molto seria!”.

I Goretti e i Serenelli

Nell’ottobre del 1897, la famiglia Goretti andò a lavorare nella “tenuta” di Colle Gianturco, proprietà del senatore Scelsi nel territori di Paliano (Frosinone).

Qui, a Paliano, Marietta comincia a pulire la casa e a lavare i piatti, ma ancora piccola e maldestra, ogni tanto rompe qualcosa… eppure ella chiama questi cataclismi domestici “aiutare la mamma“. Piatto più, piatto meno, il servizievole proposito della bambina compensa Assunta del rammarico della spesa per rimpiazzare le stoviglie.

Intanto, la famiglia di un certo Giovanni Serenelli, anche lui bracciante agricolo, si stabilì a lavorare sotto il padrone Scelsi con un contratto d’affitto, a lunga scadenza. Ma dato che le braccia non bastavano, i Serenelli invitarono i Goretti a vivere insieme con loro, condividendo la casa, il lavoro, gli interessi. E l’invito fu accettato.

Alla Ferriere di Conca 

Nel febbraio del 1899, il contratto d’affitto col senatore Scelsi fu rotto a causa dell’amministratore. E le due famiglie dovettero cercare altrove. Ma dove?

Dovettero accettare una terra da disperati, offerta dal conte Mazzoleni, verso il centro dell’immenso Agro Pontino, che era pestifero e mortifero: esattamente alle Ferriere di Conca, presso Nettuno.

Assunta fu l’ultima a seguire la truppa in marcia. Stringeva fra le mani un quadretto dell’Addolorata. Nella sua nuova abitazione ella metterà il quadretto al posto d’onore: quell’Addolorata doveva custodire la sua casa, il riposo dei suoi figli, la loro innocenza.

“Purtroppo lì – ha detto poi Assunta – ci trovammo peggio per quanto riguardava la chiesa, l’asilo, la scuola ecc. Questo a Paliano era scomodo, ma c’era: qui non esisteva proprio! Non c’era neppure la strada, e la terra era mezzo coperta dall’acqua della palude: non si coltivava solo le “fette” asciutte”.

Adesso questa casa di Ferriere e anche la casa vicina, dei Cimarelli, più l’aia sono state comprate dai Passionisti, che si sono interessati per far dichiara Santa la piccola Maria

La morte del padre

A Ferriere quasi tutti, più o meno gravemente, furono colpiti dalla febbre malarica, e fra tutti i colpiti essa uccise il padre della Santa, umanamente il più necessario. Misteri delle vie di Dio!

È la malattia del padre che manifesta in modo speciale Marietta. Ella sa che deve prendere il posto della mamma, la quale è inchiodata al letto del babbo. È ancora tanto giovane, eppure sembra già una donnina fatta.

All’ultimo respiro affannoso del padre ebbe uno schianto e si sentì mancare, ma si dominò e rivolgendosi all’immagine della Madonna, che spiccava in capo al letto e che aveva accolto l’ultimo sguardo del morente, le significò tutta la sua angoscia.

Da quella morte ebbe il cuore lacerato. Non si ribellò alle disposizioni divine, le adorò, ma le lacrime scorsero a lungo, prepotenti dal cuore ferito.

Quella morte finì con l’insegnare meglio a Maria ciò che la vita è veramente: un tempo di prova per dimostrare la fedeltà a Dio, e la morte uno spezzamento di sé per metterne i rottami sull’altare… e poi la partenza per la Patria beata, per il premio che spetta ai buoni…

Voleva distrarre la madre e sollevarla, perciò riversava nel cuore di lei i suoi anche più intimi pensieri, le minime gioie, i suoi infantili motivi di allegrezza. Mamma Assunta se ne accorgeva, e ne fremeva di tenerezza. Maria, anche se piccola, l’aiutava davvero nel nutrire e nell’educare i figli: aiuto davvero prezioso specialmente dopo la morte del marito.

Alessandro, uccisore della Santa, ha deposto: “Io l’ho conosciuta sempre buona. Per strada andava seria, modesta e sollecita per sbrigare i comandi ricevuti. Non ho mai sentito che dicesse una bugia. Fuggiva le compagnie pericolose, secondo il suggerimento della madre”.

Sorgenti della Grazia

I buoni genitori la fecero battezzare entro ventiquattr’ore dopo la nascita, avvenuta il 16 ottobre 1890. E la piccola fu chiamata Maria Teresa. Poi, se la portarono a casa esultanti.

Come agli altri figlioli, così a Marietta, i primi nomi che le furono insegnati furono quelli di Gesù e Maria, i primi baci furono per le immagini della Madonna e del Martire divino.

All’età di quasi sei anni ricevette, assieme al fratello Angelo, il Sacramento del soldato di Cristo. In questa circostanza fece anche la sua prima Confessione.

Fedele alle preghiere, aggiunse, dalla morte del babbo, la recita fedele di una terza parte del Rosario, anzi spesse ne aggiungeva una seconda. Aveva sempre la corona in mano, specialmente la sera.

Non fu possibile, per la distanza, farle frequentare la scuola; tutto ciò che sapeva di dottrina cristiana e di preghiere l’aveva imparato dalla madre a forza di memoria. Ma in preparazione alla prima Comunione fu istruita a Conca, dove la piccola andò per diversi mesi.

L’incontro di Marietta con Gesù eucaristico avvenne quando aveva circa undici anni. La sera prima, il parroco aveva detto alla madre: “Affidatela alla Madonna, mettetela sotto il suo manto e poi non abbiate paura”.

S. Maria Goretti, vestita quel giorno da sposina di Gesù, badò più alla dolcezza del bacio di Gesù che ai pizzi e alle pieghe del velo vaporoso. “La purezza ad ogni costo e fedeltà alle tre Ave Maria” fu l’argomento della predichetta per l’occasione.

Cinque volte soltanto la fanciulla poté ricevere nel proprio cuore il Dio dell’amore e della purezza. La quinta volta fu in punto di morte.

Riguardo alla Messa festiva, la madre faceva sempre il pressibile per andare alla prima di Conca, così poteva mandare Marietta all’ultima di Campomorto. Questa chiesa di campagna è quella che lei ha frequentato di più. Era puntualissima: “La prima ad entrare, l’ultima ad uscire”. E stava molto composta. “Non c’era pericolo che si voltasse mai”, attesta la madre.

Sangue e martirio 

Così S. Maria Goretti ebbe la forza di farsi piuttosto uccidere anziché peccare.

Alessandro, figlio di Giovanni Serenelli, non era cattivo, anzi recitava il Rosario, andava a Messa, si accostava ai Sacramenti. Ma si guastò con la lettura di stampe scandalose e di cronaca nera, e commise lui stesso poi un delitto passionale.

Il giovane coinquilino, sui vent’anni, le rivolse un giorno parole infami con le quali le proponeva il peccato. La proposta fu ripetuta in seguito, più volte, ma sempre la casta fanciulla si rifiutò energicamente. Fin quando Alessandro, con l’anima vampate dal peccato, piombò sulla vittima e minaccioso con un punteruolo di 24 centimetri la costrinse alla resa o alla morte.

Ella sotto il pugnale disse il suo “no” forte al peccato impuro. Debole fanciulla, non ancora dodicenne, stata sempre mite e serena come un agnellino, ora trova la forza di lottare come un leone: “No, no, è peccato! Dio non lo vuole!… Se tu fai questo vai all’inferno!”.

Dinanzi alla forza inattesa e sovrumana della piccola lottatrice, Alessandro afferra il punteruolo e colpisce con follia e ferocia. E Marietta cade, vittima di sangue, vincendo la sua più grande battaglia. Sopravvivrà ancora ventiquattro ore.

Trafitta da quattordici colpi, fu trasportata all’ospedale “Fatebenefratelli” di Nettuno, dove sostenne per due ore, sveglia, una penosa e inutile operazione, restando per venti ore di seguito in cocente agonia. Tagli di carne viva, trafitto di aghi per le suture, disinfezioni continue, che bruciavano come vampe su quelle ferite, da morirne. Tutto un martirio e uno spasimo di sofferenze indicibili per non aver voluto cedere ad Alessandro Serenelli, che voleva tentarla al male.

In Paradiso 

Sopra il letto la piccola, riarse dalla sete, trova sollievo baciando il Crocifisso e l’immagine della Madonna, alla quale la madre l’aveva abituata, fin da piccina, a raccomandarsi ogni giorno “per mantenersi pura e vincere le tentazioni”.

“Notai che la mia figliola – ha raccontato Assunta – durante quell’ultima giornata teneva fisso lo sguardo al quadro della Madonna appeso alla parete”.

Il P. Martino Guijarro le disse: – Mariettta, sei contenta di essere ascritta alla Congregazione delle Figlie di Maria?

Tanto! Tanto!

– Ebbene, io manderò il tuo nome alla Congregazione, a Roma. Intanto, ti dò la cara medaglia di “Figlia di Maria”.

Bene! Molto bene!

La Mamma del bell’amore riceveva tra le sue braccia la figlia diletta, e questa le stampava bei ardenti sulla cara immagine.

Più tardi, l’arciprete Don Signori di Nettuno le portò il S. Viatico. Gigli e rose e fiori di prato riempirono, prima, la sua camere e quasi coprirono il suo corpo.

– Marietta, Gesù è morto perdonando al buon ladrone, e tu perdoni di cuore all’assassino?

Sì, sì! Anzi… in Paradiso lo voglio vicino a me…

Si giunse alla fine.

 – Portatemi più vicino alla Madonna… non mi volete far andare con la Madonna…

Poi, improvvisamente, come rivolgendosi ad Alessandro, alzando la tesa…

– Che fai, Alessandro? Tu vai all’inferno!

E nello sforzo supremo di allontanare il tentatore, ricadde… per rialzarsi e non cadere mai più in Cielo.

Erano le 15,45 del sabato 6 luglio 1902. Aveva quasi 12 anni, questa S. Agnese del nostro secolo ventesimo.

FONTE: I Santi e la Madonna, ©Ed. CasaMariana, vol. 3
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