Torre d’avorio, prega per noi! Ancora un simbolo biblico tratto dal Cantico dei cantici. Vi si celebra la venustà della Sposa con le seguenti parole: «Il tuo collo [è] come una torre d’avorio» (Ct 7,5). La bellezza si compone qui con la forza e la purezza, di cui la torre e l’avorio sono rispettivamente il simbolo. L’avorio rappresenta la “bella virtù” a motivo del suo candore immacolato e della sua forte resistenza ad ogni genere di corruzione.
La Vergine è come una Torre d’avorio, perché le insidie contro la castità s’infrangono impotenti dinanzi a Lei. L’anima consacrata all’Immacolata diventa lei stessa partecipe di questa mirabile impenetrabilità. Chi si rifugia in Lei vince sempre le battaglie contro l’impuro apostata. In tal modo, la castità rende spiritualmente bella l’anima perché, libera dalle macchie dell’impurità, diventa candida come l’avorio.
Il Santuario Mariano di Velankanni, in India, assomiglia anche materialmente ad una torre d’avorio. Si staglia nitido e candido nella sua abbagliante bellezza architettonica. La sua forma attuale – riproducente la basilica di Lourdes, donde il titolo di “Lourdes d’Oriente” –, risale al 1933. La sua origine più remota, tuttavia, è nel XVI secolo, quando in quel luogo avvennero ripetute apparizioni mariane. Sin d’allora cominciò ivi il culto alla Vergine, venerata con il titolo di Madonna della buona Salute, ed il popolo indiano, cristiano, induista e mussulmano, ne continua a sperimentare il benefico e miracoloso soccorso (20 milioni di pellegrini all’anno!).
Il Santuario di Velankanni è balzato improvvisamente all’attenzione della cronaca mondiale a partire dal 26 dicembre 2004, giorno fatidico in cui le onde devastanti dello tsunami si sono abbattute sulle coste bagnate dall’Oceano Indiano. Una delle aree più colpite è stata il golfo del Bengala, incluso il luogo in cui sorge il Santuario di Velankanni, ad appena 100 metri dalla spiaggia. In un comunicato del Vescovo del luogo (Thanjore), pubblicato sull’Avvenire, ad una settimana dalla catastrofe naturale, leggiamo:
«Una nota di consolazione nella calamità è data dal fatto che il mare si è sollevato e ha raggiunto l’ingresso principale della Basilica, dove è collocata la statua di Nostra Signora di Velankanni, e si è poi ritirato dopo aver lambito i primi gradini che conducono al portale. Chi può negare che si sia trattato di un miracolo? La potente benedizione di Nostra Signora di Velankanni ha salvato migliaia di vite: le persone all’interno della Basilica non sono state minimamente toccate dalle mostruose onde assassine. Il Santuario è ad appena centro metri dalla spiaggia, eppure l’acqua non è entrata. Il terminal del bus è alla stessa altezza, e si trova a 500 metri del mare, tuttavia è stato inondato, così come case e alberghi sono stati gravemente colpiti da onde alte fino a 12 metri.
Le stesse onde che si sono come fermate davanti ai cancelli del Santuario»55.
Testimoni oculari sopravvissuti alla distruzione provocata dallo tsunami confermano la versione della diocesi: l’ondata si è arrestata all’ingresso della Basilica, mentre la massa d’acqua ha devastato il terminal degli autobus, che sta 400 metri alle spalle dal Santuario ed è posto alla stessa altezza del livello del mare.
In questa straordinaria vicenda, fa riflettere un particolare a cui forse non si è data debita importanza: si sono salvati solo i pellegrini (più di 2.000) che stavano dentro le mura del Santuario. I circa 1.000 pellegrini che stavano fuori dalle sacre mura, invece, sono morti, primi fra tutti quelli che facevano il bagno sulla spiaggia. Riecheggiano le parole di Gesù: «Quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Siloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico» (Lc 13,4-5a). Il che significa: non spetta a voi giudicare nessuno, neanche le vittime dei cataclismi. Però poi continua: «Ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo» (Lc 13,5). Il che significa: dalle catastrofi materiali dovete prendere un insegnamento per la vostra conversione spirituale.
Il timore che incute la catastrofe temporale assurge, nel Vangelo, a segno escatologico del timore che dovrebbe incutere la catastrofe della morte eterna: «Temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna» (Mt 10,28).
Come la torre di Siloe, così lo tsunami può essere occasione per riflettere sulla necessità di convertirsi, per «non perire tutti allo stesso modo». Più in particolare, il Santuario mariano di Velankanni ci appare come il simbolo della Vergine Maria, che come una Torre d’avorio difende tutti i suoi figli che si rifugiano sotto la sua protezione.
Lo tsunami assomiglia al maligno, che «come leone ruggente va in giro cercando chi divorare» (1Pt 5,8). La spiaggia è il territorio di caccia della bestia omicida: «Allora il drago si infuriò contro la donna e se ne andò a far guerra contro il resto della sua discendenza, contro quelli che osservano i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù. E si fermò sulla spiaggia del mare» (Ap 12,17-18).
Sarà una pura coincidenza che proprio sulla spiaggia del mare lo tsunami ha fatto il maggior numero di vittime ed il diavolo continua a farne in ogni estate, soprattutto tra i cristiani che non osservano i Comandamenti di Dio, perché si denudano a modo dei pagani vantandosi di quello di cui si dovrebbero vergognare? Pur essendo battezzati, possono costoro dirsi discendenza di quella «Donna vestita di sole» (Ap 12,1), quando loro non si vestono per niente e sono così l’antitesi del suo pudore intemerato?
Il principio della sapienza è il timore del Signore. Chi ha orecchi per intendere intenda il messaggio di Velankanni: solo nella Consacrazione a Maria i cristiani del Terzo millennio saranno al sicuro, come in una Torre d’avorio, contro le ondate malefiche del mondo che ha rifiutato il Figlio di Dio.
Chi rifiuta la Consacrazione a Maria si trova fuori dalla torre, sulla spiaggia, facile preda del drago infuriato. Nessuno s’illuda – tanto meno i consacrati all’Immacolata! – di frequentare impunemente le spiagge-carnaio: stiano attenti, che lo tsunami risparmia solo quelli che stanno dentro le sacre mura…
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55. Avvenire, 2 gennaio 2005.