Mater inviolata, ora pro nobis

stellamatutina-litanie-lauretane-padre-alessandro-apollonioMadre Sempre Vergine, prega per noi! «Inviolata, integra et casta es Maria»: così esordisce una Sequenza gregoriana mariana che sovente i religiosi intonano a conclusione della loro giornata. L’attributo inviolata è, dal punto di vista logico, un termine negativo. Significa non violata. Il suo rovescio, ossia il suo positivo, è sempre vittoriosa. La Vergine, dunque, è inviolata perché sempre vittoriosa sul diavolo, sul peccato, sul male. Dio l’ha riempita di grazia e le ha donato una fortezza invincibile. L’immagine biblica che la Liturgia usa per rappresentare questa verità teologica è tratta dal Cantico dei cantici: «Chi è costei che sorge come l’aurora, bella come la luna, fulgida come il sole, terribile come schiere e vessilli spiegati?» (6,10). L’Apocalisse, nel capitolo 12, descrive in termini drammatici le varie fasi dell’aggressione diabolica contro la Donna e la sua discendenza (cf. Ap 12,17). Quodvultdeus (V secolo), vescovo di Cartagine e discepolo di sant’Agostino (†430), ne propone una sintesi che mette a fuoco la duplice esemplarità della «Donna», nonché la sua fortezza inviolata:

«Nell’Apocalisse dell’apostolo Giovanni sta scritto che il drago stava davanti alla donna che era sul punto di partorire, al fine di divorare il bambino che essa avrebbe partorito (cf. 12,4). Nessuno di voi ignora che il drago è il diavolo. Quanto alla Donna, essa significa la Vergine Maria la quale, rimanendo inviolata, ha partorito intatto il nostro Capo. Ella rappresenta in se stessa l’immagine della Santa Chiesa. Come quella, pur partorendo il figlio, rimase vergine, così questa non perde la verginità quando partorisce le sue membra lungo il corso dei tempi»24.

La «Donna», dunque, rappresenta principalmente Maria, la Madre di Gesù, e, secondariamente, la Chiesa. Il drago, che simboleggia il diavolo, viene descritto da san Giovanni come colui che muove guerra continua, in modo successivo, contro Gesù, contro la Madre sua e contro la Chiesa. Gesù, allora, per primo, è assunto in Cielo e si sottrae così agli attacchi dello spirito malefico (cf. Ap 12,5). La «Donna», invece, si rifugia nel deserto (cf. Ap 12,6). Qui si può vedere la vita ritirata, ascetica, separata dal mondo, di Maria dopo l’Ascensione di Cristo. Il diavolo e le sue schiere, allora, muovono battaglia agli Angeli santi, capeggiati da san Michele (cf. Ap 12,7). I maligni sono sconfitti e perciò precipitati sulla terra (cf. Ap 12,8-9). Inizia così un nuovo assalto contro la «Donna» (cf. Ap 12,13). La «Donna» fugge librandosi in volo, grazie alle ali della grande aquila, e si rifugia nel deserto (cf. Ap 12,14); qui si nota la duplice esemplarità, ossia Maria assunta in Cielo – le ali della grande aquila –, e la Chiesa dei Santi che si rifugiano nel deserto della vita ascetica, separata dal mondo, come Maria durante la sua vita terrena post-pasquale. Il diavolo, allora, le vomita dietro un fiume d’acqua, ma la terra soccorre la «Donna» ed inghiottisce il fiume (cf. Ap 12,15-16). Ciò può avere tre significati spirituali:

1) la persecuzione contro Maria, che assume le forme più svariate ed imprevedibili, come l’acqua che si adatta alla forma dei suoi contenitori;
2) si tratta di una persecuzione che tende non solo ad uccidere, ma ad annientare ogni forma preesistente, come lo tsunami ha recentemente fatto nei litorali asiatici su cui si è abbattuto;
3) i mezzi usati dai persecutori sono, per sé, neutri, come l’acqua, la quale può essere portatrice di vita o di morte a seconda dell’uso che se ne fa (basti pensare, ad esempio, alla politica, alla cultura, alla scienza, alla televisione, ecc.). Visto vanificato anche l’ennesimo assalto, il diavolo e i suoi satelliti scatenano una persecuzione contro la discendenza della Donna (cf. Ap 12,17), ossia direttamente contro la Chiesa.

Apocalisse 12 lascia il diavolo sulla riva del mare (cf. 12,18) e da allora sembra che lì sia rimasto, a giudicare dagli scandali che proprio sulle rive del mare ogni estate si consumano con crescente sconcezza, a sollazzo del diavolo e a vergogna dei cristiani che ne sono, spesso, i principali protagonisti. Questi cristiani non sono certo di quelli «che osservano i comandamenti di Dio». Il loro ideale è più quello della donna corrotta che della Donna inviolata. San Fulgenzio di Ruspe, vescovo africano del V-VI secolo, scriveva:

«Una donna corrotta nell’animo ha ingannato il primo uomo; una vergine incorrotta nella verginità ha concepito il secondo uomo. Nella moglie del primo uomo la nequizia del diavolo ha depravato la mente dopo averla sedotta; invece nella Madre del secondo Uomo la grazia di Dio ha preservato integre la mente e la carne. Infatti, alla mente ha conferito una saldissima fede, alla carne ha tolto completamente il suo piacere».

Da che parte stiamo? Se stiamo con Maria non dobbiamo temere: Ella è la Donna forte e ci salverà. Se stiamo con la “donna corrotta” abbiamo già il «marchio della bestia», e dovremmo tremare al pensiero del Giudizio di Dio. Una vetta è inviolata quando nessun uomo vi ha mai posato il piede. Maria è inviolata perché nulla ha mai incrinato l’integra purezza del suo corpo e della sua anima.

Nessun peccato ha mai lasciato la propria orma sulla neve candida ed immacolata della sua anima. Ritornino candide ed immacolate anche le “nevi” della nostra anima, perché sotto la “neve” c’è il “pane” della Parola e della grazia di Dio, unica vera e perenne felicità dell’uomo.

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24. Quodvultdeus, Il simbolo ai catecumeni, 4, 1, PL 40, 661, in Testi mariani del primo millennio, vol. 3, p 470.

FONTE: Padre Alessandro M. Apollonio; LE LITANIE LAURETANE. PREGHIERA MARIANA, PREGHIERA DELLA CHIESA;  © 2013,  CasaMarianaEditrice
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