La Vergine Maria non è puro spirito, ma è più pura dei puri spiriti creati. Gli Angeli santi sono purissimi, ma Lei è la stessa Purezza, non dal punto di vista della natura, ma della grazia che santifica la natura.
La purezza, infatti, è una qualità della natura santificata dalla grazia e solo Maria la possiede nel modo più perfetto concepibile per una creatura. Afferma sant’Anselmo (XI secolo):
«Conveniva che questa Vergine risplendesse di una purezza tale che, all’infuori di Dio, nulla di simile potesse essere pensato»21.
La Purezza esemplare di Maria mette in risalto la sua antitesi radicale con il peccato.
Il suo nome, «piena di grazia» (Lc 1,28) significa che Ella è assolutamente vuota di peccato. Anzi, a motivo della sua Immacolatezza, sin dal Concepimento Maria non è stata sfiorata nemmeno dall’ombra del peccato. In Lei non c’è contaminazione alcuna, per questo è purissima. Dio l’ha voluta preservare immune da ogni contagio di colpa, affinché Ella fosse, nella realtà, così pura, come dall’eternità Egli l’ha contemplata ed amata.
Maria è la stessa Purezza creata, perché la sua natura è stata santificata dalla massima grazia che era possibile concedere ad una semplice creatura: la grazia dell’Immacolata Concezione, in vista della Maternità divina e della Corredenzione universale.
Maria è il capolavoro della creazione santificata dalla grazia; la sua Purezza l’ha resa degna della Purezza stessa di Dio, tanto da diventare la Madre di Dio:
«Il Puro [Cristo] è uscito in modo puro dal grembo puro che Egli stesso ha reso puro»22.
Maria corrispose sempre pienamente, costantemente e liberamente a tanta grazia. Per questo la sua Purezza massima si è cambiata in massima beatitudine: «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio» (Mt 5,8). Anche prima di vedere l’essenza di Dio faccia a faccia, Maria lo ha visto, contemplato e adorato nell’umanità del suo divin Figlio. Era sempre un adorare nella fede, ma quanto doveva essere luminosa, attenta, intensa, amorosa quella fede di Maria!
Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma: «C’è un legame tra la purezza del cuore, del corpo e della fede» (n. 2518). Il Cuore Purissimo di Maria rendeva pura ogni sua opera ed era l’origine della sua vita casta e della sua fede integerrima. San Francesco, nella Regola, raccomanda ai suoi frati:
«Attendano a ciò che devono desiderare sopra ogni cosa: avere lo spirito del Signore e le sue opere, pregare sempre con cuore puro e avere umiltà».
Chi, tra le creature, ha realizzato in pienezza l’ideale proposto dal Serafino d’Assisi, se non la Vergine purissima? Ed allora possiamo pensare che san Francesco avesse davanti agli occhi il «cuore puro» di Maria, la Vergine fatta Chiesa, quale modello, per i suoi frati, da imitare e da amare.
San Paolo afferma che «la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito» (1Cor 7,34). La Vergine purissima era sposa di san Giuseppe, ma il suo matrimonio, essendo verginale, non impediva né a Lei, né a lui di essere «santi nel corpo e nello spirito ». Anzi, quel matrimonio era finalizzato unicamente alla santità integrale del corpo e dello spirito, perché entrambi i coniugi, prima d’essere sposi l’uno dell’altra, ciascuno a modo proprio, erano già sposi dello Spirito Santo.
Eleviamo, infine, con papa Pio XII, la nostra lode di ammirazione alla Vergine purissima, affinché, grazie alla sua intercessione, possiamo purificarci e riempirci della sua grazia:
«Giglio tra le spine, terra del tutto intatta, immacolata, sempre benedetta, libera da ogni contagio del peccato, legno incorruttibile, fonte sempre limpida, figlia unica e sola non di morte ma di vita, germe di grazia e non di ira, per ogni verso illibata, santa e lontanissima da ogni macchia di peccato, più bella della bellezza, più santa della santità, sola santa, da superare tutti in santità, all’infuori di Dio, e per natura più bella, più graziosa e più santa degli stessi cherubini e serafini e di tutte le schiere degli angeli»23.
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21. Sant’Anselmo, De Conceptu Virginali et originali peccato, 18, PL 158, 451 A.
22. Sant’Ireneo, Adversus hæreses IV, 33,11.
23. Pio XII, Lettera Enciclica Fulgens Corona.