Virgo prudentissima, ora pro nobis.

stellamatutina-litanie-lauretane-padre-alessandro-apollonioIniziano qui le lodi della Vergine, dopo l’esaltazione della Madre. La prima perfezione morale riflessa dal diamante della verginità è la prudenza. Senza prudenza, la verginità è mero fatto occasionale e contingente. Con la prudenza, la verginità ha il merito del dono permanente a Dio. Dono volontario, intenzionale e, per motivi intrinseci (per noi) o estrinseci (per la Vergine), anche sofferto. In Maria, verginità e prudenza toccano il vertice estremo della perfezione possibile, una perfezione che dice vita nascosta in Dio e, in Dio, amore purissimo per l’uomo.

La prudenza accompagna e dirige tutte le altre virtù, soprattutto la verginità. La verginità senza prudenza è come un diamante incustodito nella piazza di una città. Sarebbe utopico, irreale. Non è contro la logica, ma è contro la natura dell’uomo decaduto, più incline all’egoismo che alla giustizia. La verginità con la prudenza, al contrario, è un diamante ben custodito, che nessun ladro può mai rubare.

San Luca, l’Evangelista iconografo, apre il Vangelo dell’infanzia con un dittico. Nel primo quadro vi è dipinta la figura di Elisabetta, donna sposata, anziana e sterile; nel secondo, invece, la scena gravita attorno ad una giovane donna, vergine, promessa sposa a Giuseppe. Dal prosieguo, si capisce perché quella giovane donna è stata chiamata la Vergine, anche se l’Evangelista si premura di annotare che quella «vergine si chiamava Maria» (Lc 1,27). Tutto il racconto dell’Annunciazione, che occupa il centro della seconda pala del dittico lucano, trabocca di verginale prudenza e di prudente verginità.

Il dialogo con l’Arcangelo rivela subito l’eccelsa prudenza di Maria. Non si esalta per un saluto così altisonante. Chi mai, tra le sante donne d’Israele, era stata chiamata Piena di grazia? Non esaltata, dunque, ma turbata, Maria «si domandava che senso avesse un tale saluto» (Lc 1,29). Non si precipita in conclusioni affrettate, nemmeno quando l’Arcangelo Gabriele le rivela il grande disegno divino su di Lei.

Cosa c’è di più gioioso, per una promessa sposa, di sapersi futura madre di un figlio «che sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo» (Lc 1,32)? Invece, Maria riflette nel suo Cuore e confronta la parola dell’Angelo con quella di Dio. Era Lui, il Santo d’Israele, che l’aveva sospinta, sin dalla più tenera età, alla consacrazione verginale di tutta se stessa. Se ora Dio le annunciava una Maternità imminente, doveva altresì indicarle il modo per salvaguardare a tutti gli effetti quella verginità consacrata precedente. Gli interpreti su questo punto si dividono.

Per san Tommaso, il voto verginale di Maria era condizionale, al punto che, se l’Angelo glielo avesse comandato, Maria avrebbe receduto dal proposito in vista della Maternità messianica.

Per il beato Giovanni Duns Scoto, invece, era un voto assoluto, al punto che Maria avrebbe rifiutato ogni maternità, anche messianica, se non fosse stata al tempo stesso verginale. Dio è fedele e la sua Parola non cambia e non viene meno. Era stato Lui ad ispirarle il voto perpetuo di verginità. Non poteva, allora, essere Dio, ma certamente qualche falsario a proporle di infrangerlo,anche col pretesto di una Maternità messianica.

Quest’ultima interpretazione, francamente, ci sembra quella vera o, perlomeno, la più vera, trattandosi di un grande mistero. Noi stiamo con il beato Giovanni Duns Scoto, non solo perché è “Francescano dell’Immacolata” ante litteram, ma soprattutto perché la sua opinione esalta di più la santità di Maria e la sua verginità consacrata. Questa viene concepita al di sopra di ogni considerazione puramente storica, relativa e accidentale. Come per Maria, così è per la Chiesa. Anche per la Chiesa, come per Maria, la verginità è una perfezione assoluta, semplicemente migliore del suo contrario, perché è un riflesso del modo divino di generare ad intra e di creare ad extra.

Quanta sublime, verginale prudenza in queste considerazioni che si formavano nell’animo della Vergine Maria! Di esse Ella ci ha lasciato indicazione sicura nelle rapide e lapidarie parole: «Come è possibile? Non conosco uomo» (Lc 1,34).

Beati coloro che hanno orecchi per intendere, come Maria, la chiamata di Dio a questo sublime stato di vita. Madre Teresa di Calcutta, che probabilmente non ha mai letto il beato Giovanni Duns Scoto, è con Duns Scoto, quando indica la verginità quale valore assoluto alle sue suore31, da difendere con estrema prudenza. Assolutamente, come Maria. Nessun fine può esserle anteposto: pur non essendo il fine, la verginità è ciò non di meno qualità essenziale del fine, la carità perfetta, ossia la carità verginale. La Virgo prudentissima è modello per tutti i consacrati, che di prudenza ne debbono avere tanta, trattando con la gente poco raccomandabile di questo mondo schiavo della sensualità, e non solo nei bassifondi malavitosi delle nostre metropoli.

La prudenza, però, non è virtù puramente difensiva, come la verginità, essendo perfezione di carità, non è solo qualità negativa. Prudenza dice intelligente accortezza nel saper scegliere e predisporre i mezzi al fine.

È, dunque, virtù architettonica. È virtù che in massimo grado si addice a Maria, Colei che edifica la Chiesa, essendone Madre, dispensando i tesori infiniti della grazia divina. Prudenza non umana, ma divina, che si compone con una santa audacia, come quando alle Nozze di Cana Maria, con intervento tempestivo e subitaneo, affretta l’ora di Gesù, a tutto vantaggio dell’umanità, rimasta senza il vino della grazia di Dio.

Quanto abbiamo bisogno anche oggi dell’intervento di Maria che affretti il trionfo del Regno di Cristo in questo mondo incredulo e peccatore!

Oggi, parlando di Maria, si dice che il suo fu un proposito di verginità, non un voto. Si vuole in tal modo sottolineare il carattere tutto interiore, non giuridico, dell’offerta verginale di Maria a Dio. La cosa non dispiacerebbe, in astratto, purché si conferisca a tale sorta di proposito valore di obbligazione morale ben più forte di ogni altro vincolo giuridico, voto compreso. Ma, poiché tale massimalismo sembra diametralmente distante dai “propositi” dei mariologi fautori del proposito, e la stessa parola proposito ha un significato oggettivo meno forte di voto, da parte nostra preferiamo dire che Maria fece voto perpetuo a Dio della sua perfetta e integra verginità.

D’altra parte, il voto era ampiamente praticato ed attestato nell’Antico Testamento (cf. ad esempio il Libro dei Numeri). Maria, dunque, visse il suo voto nella sua perfezione assoluta, interna ed esterna. Grazie anche alla prudentissima scelta, ispirata da Dio, di prendere uno sposo castissimo, Giuseppe di Nazareth, che fu fedele capo della Sacra Famiglia, Custode e garante della verginità della sua Santissima Sposa.

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31. Cf. Regola, il Voto di verginità.

FONTE: Padre Alessandro M. Apollonio; LE LITANIE LAURETANE. PREGHIERA MARIANA, PREGHIERA DELLA CHIESA;  © 2013,  CasaMarianaEditrice
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